Da quando aveva aperto la sua impresa, nel 1999, sarebbe stato costretto a pagare il pizzo al gruppo di Picanello della famiglia Santapaola-Ercolano. È questa la storia che c’è dietro all’arresto effettuato la mattina del 20 luglio dalla polizia di Catania. In manette è finito Francesco Sansone, classe 1950, pregiudicato, preso in flagranza durante l’estorsione all’esercizio commerciale della vittima: un negozio di ferramenta nella zona di Ognina-Picanello. L’accusa per Sansone è di estorsione aggravata dall’appartenenza alla mafia. Sempre il 20 luglio sono poi stati sottoposti a fermo anche Giovanni Frazzetta (classe 1968, pregiudicato) e Armando Pulvirenti (classe 1955, pregiudicato), entrambi sospettati, in corcorso, di estorsione aggravata.
In base alla ricostruzione degli inquirenti, il titolare della ferramenta avrebbe cominciato a pagare 19 anni fa. Prima 400mila lire, poi 210 euro al mese. Nel corso degli anni, Sansone, Frazzetta e Pulvirenti si sarebbero avvicendati nella gestione del pizzo. Frazzetta, definito «elemento di rango apicale», era stato arrestato a ottobre 2007: in quella circostanza il suo ruolo di riscossore del racket delle estorsioni si sarebbe concretizzato nell’incassare i soldi versati mensilmente dal titolare di un autosalone.
Gli investigatori hanno monitorato l’ennesimo pagamento di denaro da parte del ferramenta, avvenuto proprio il 20 luglio: Sansone è stato bloccato fuori dall’esercizio commerciale con 210 euro in contanti, cioè il denaro che gli era appena stato consegnato dalla vittima. Lunedì il giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Sansone e Pulvirenti.
(Fonte: Ufficio stampa questura di Catania)
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