«Sono venuti di mattina e hanno sostituito due basole, come se servisse a qualcosa. È già la seconda volta che intervengono ma qui sotto è tutto vuoto, non è possibile sostenere il peso degli autobus». A parlare a MeridioNews è uno degli storici esercenti di piazza Roma, dove ieri una squadra di operai del Comune ha riparato parte di un’antica caditoia. Ora delimitata da quattro transenne, sul lato della piazza alla fine di via Sant’Euplio. Ma la zona presenta altre aree di criticità, a partire proprio dalla carreggiata, distrutta e piene di buche. «Il Brt passa e rompe tutto il basolato lavico – spiega il commerciante – ma sotto non c’è niente. È come se fosse un tetto, a sinistra c’è il canale di gronda, mentre a destra quello delle acque nere».
Osservando bene la forma della strada, in effetti, è possibile notare come non sia retta e lineare ma, al contrario, arcuata. Come una cupola o la copertura di un condotto. E proprio sulle parti più curve della via si trovano le zone con i problemi più grossi. Dislivelli, crateri, pavimentazione mancate. Che si aggiungono alle condizioni già disastrate del resto della piazza, dove l’antico ciottolato è spaccato in più punti e le mattonelle sono quasi tutte rimosse.
«In seguito a un sopralluogo – spiega a MeridioNews Luigi Bosco, assessore ai Lavori pubblici – ho dato disposizione che la caditoia venga sostituita con una nuova in ferro. Abbiamo inoltre valutato ulteriori interventi da fare e a breve ci sarà un progettino». Ma sulle cause del cedimento il componente della giunta è vago: «Dobbiamo mettere in sicurezza l’area ma bisogna disporre nuove ispezioni per capire bene la situazione». «Insieme alla commissione consiliare al ramo, abbiamo individuato tutti i punti pericolosi e li abbiamo segnalati agli uffici competenti – continua Bosco -. Non possiamo cementificare tutto sic et simpliciter. Si deve trovare una soluzione architettonicamente sostenibile, che oggettivamente ha un costo».
Intanto, però, i cittadini si lamentano per le condizioni della strada: «Fanu e sfanu, ma tanto appoi semu nuatri ca cascamu», dice un passante. Che dal dialetto si traduce più o meno con: «Fanno e disfanno, ma in fin dei conti siamo noi che cadiamo».
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