Piazza Mediterraneo e la progettazione col quartiere «Prima i topi facevano festa, ora la fanno le persone»

Il signor Giuseppe vende le uova in via Porta di Castro. Porta avanti una tradizione lunga 65 anni. A Ballarò lo conoscono tutti: è cortese, le sue uova sono fresche, costano poco e vengono da Misilmeri. Lavora di fronte a piazza Mediterraneo, che negli ultimi tempi ha visto una decisa operazione di restyling dopo la cessione della Curia locale al Comune, avvenuta due anni fa. Pure lui ha riscontrato gli effetti positivi di quella che è stata una riappropriazione da parte del quartiere. «Questa era una discarica a cielo aperto – dice – e i topi facevano festa. Ora la festa le fanno le persone». E dopo il recupero della piazza, all’incrocio tra via Porta di Castro e via Saladino, è terminata da poco la fase di co-progettazione col quartiere e ora si attende l’avvio della parte tecnica, con il Comune che dovrà mettere in bilancio ciò che si è ideato.

«C’è stato un bellissimo lavoro di concertazione con gli architetti del centro storico – dice Marco Sorrentino, della cooperativa turistica Terradamare – e con gli studenti del liceo Croce e del Nuccio (tutte scuole della zona …  ndr). Abbiamo raccolto le istanze e le esigenze del territorio e chiesto a chi vive la piazza cosa ci vede. Dopo questa raccolta di informazioni si è creato un progetto sulla nuova architettura possibile. Ci sarà un’area dedicata ai bambini, l’allestimento di pannelli per ricordare cosa era la piazza prima del bombardamento, una grande vela che richiami il mercato storico di Ballarò. Inoltre si allargherà lo spazio, spostando il muro della piazza e formando una caratteristica L. Il murales verrà ripulito e verrà creata una sovrastruttura rimovibile che servirà a salvaguardare il muro della chiesa e dare allo stesso tempo la possibilità di fare nuovi murales. Infine si farà un’indagine di studi per recuperare tutto ciò che c’è sotto, e quindi per piazza Mediterraneo potrebbe esserci anche una nuova funzione archeologica». 

Negli ultimi anni lo spazio è stato reso vivo grazie a incontri, feste di quartierearrustute all’aperto, concerti. La piazzetta ha spazi verdi che vengono curati dagli stessi abitanti, che anzi proprio allo scopo premono per avere una fontanella. Piazzetta Mediterraneo non è nata in ogni caso come una pubblica piazza. In questo rettangolo di terra dal 1533 al 1943 si trovava la chiesa di San Pietro in Vinculis, che per secoli formò un tutt’uno con l’adiacente convento-ospedale Ordine dei Fatebenefratelli (formato dai discepoli di San Giovanni di Dio) e che attualmente ospita il liceo scientifico statale Benedetto Croce. Il 7 gennaio 1943 la chiesa fu completamente distrutta dai bombardieri americani della 9ª Usaaf (United States Army Air Forces) durante uno dei diversi raid aerei che Palermo subì durante la seconda guerra mondiale. Alle macerie si aggiunsero presto i rifiuti, trasformando l’ex luogo sacro in una discarica. L’oblio viene spezzato solo poco tempo fa, nel giugno 2011, quando i ragazzi del comitato Mediterraneo Antirazzista e del gruppo I Giardinieri di Santa Rosalia-Albergheri(ll)a ripulirono l’area da spazzatura e detriti, addobbandola con piante e panchine fatte con materiali di fortuna, ribattezzandola appunto Piazzetta Mediterraneo.

La piazza poi, specie negli ultimi tempi, conferma quella che è la tendenza multietnica e multiculturale di Ballarò. Come conferma Federica, giovane palermitana ed esperta di social media marketing che ha scelto di trasferirsi nella zona poco meno di un anno fa. «Quando ero più giovane qui ci venivo solo a bere – dice – e di notte bisognava stare attenti a non rimanere soli. Ora che la piazza è frequentata la situazione è più tranquilla». Mentre Giovanni Zinna, fondatore dello spazio di coworking Moltivolti, spiega che «la vera novità è che la piazza adesso è vissuta pure dagli africani, che hanno più di un locale di riferimento. La piazza è fatta per restare e le strade per passare, dunque se scelgono piazzetta Mediterraneo vuol dire che si sentono a casa». Marco Sorrentino, invece, mette l’accento sui «tantissimi turisti, vere e proprie fiumane, che ormai da Palazzo dei Normanni scelgono di venire in centro attraversando via Porta di Castro e dunque transitando nella piazzetta». Ma non è tutto oro quel che luccica, a sentire l’ovaro Giuseppe: «Il commercio a Ballarò comunque è morto, e i motivi sono tanti. Io per esempio campo con la gente che viene da fuori, che mi conosce e viene appositamente, mentre l’abitante del quartiere preferisce comprare negli ipermercati».

Andrea Turco

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