Migranti, a confronto i quattro big per la presidenza Le idee su Libia, ong, minori e strutture d’accoglienza

I temi caldi della campagna elettorale, domande secche, quattro candidati a confronto. Inizia oggi il viaggio di MeridioNews dentro i contenuti della sfida delle Regionali, per tentare di andare oltre la cronaca e approfondire invece le proposte dei quattro principali aspiranti a guidare la Sicilia per i prossimi cinque anni. Un viaggio che parte dal tema delle migrazioni e dall’idea di accoglienza che ciascuno dei quattro candidati ha in mente. Argomento particolarmente delicato, che rivela da una parte l’impianto ideologico dei candidati, ma dall’altro tocca aspetti concreti della gestione dell’amministrazione regionale, si pensi ad esempio alle autorizzazioni concesse alle strutture di accoglienza. Sia Giancarlo Cancelleri che Nello Musumeci intendono chiedere la nomina del governatore a commissario straordinario per l’immigrazione, proprio per ottenere maggiori strumenti d’intervento. L’unico a prendere apertamente le distanze dall’accordo con la Libia è Claudio Fava, mentre Fabrizio Micari – ieri si è schierato dalla parte del sindaco di Lampedusa che chiede il rispetto delle regole o in alternativa la chiusura del centro d’accoglienza sull’isola – insiste sul tema dell’integrazione, che dovrebbe accompagnare i percorsi di accoglienza.

L’estate 2017 è stata quella del calo degli sbarchi. La Libia è un partner affidabile nella gestione dei flussi migratori o è una soluzione ipocrita per allontanare il problema?

GIANCARLO CANCELLERI
«Il calo del 2017 è legato alla stretta sulle Ong, infatti le tratte sono quintuplicate in Spagna, dove nel 2016 erano arrivati solo ottomila migranti rispetto ai 160mila in Italia. Quando parlavamo noi di regolamentare il lavoro delle Ong, ad aprile, eravamo dei razzisti, dopo tre mesi e a fatica c’è arrivato anche il governo. Se fossimo intervenuti prima probabilmente oggi potremmo parlare non solo di un calo stagionale, ma di un calo più ampio».

CLAUDIO FAVA
«La Libia non è un partner affidabile. È quello che si sarebbe definito, in tempi normali, un “paese terzo non sicuro”. Con più di cento tribù e signori della guerra che dettano legge, un governo imposto dall’Europa e uno dall’Egitto, come potrebbe esserlo? I trafficanti di uomini prima si sono arricchiti con i viaggi della morte, e oggi sono gli stessi che fermano, per nostro conto, i migranti. Ci sono campi di prigionia dove si stupra, si tortura, si uccide, come ha anche recentemente documentato l’ottimo servizio di Ricucci per il Tg1. Se non si aprono vie legali per richiedere protezione e asilo in Europa, purtroppo, vedremo sempre questo orrore. Le stesse organizzazioni internazionali, UNHCR per primo, lo stanno dicendo. Abbiamo bloccato gli sbarchi, ma a che prezzo per migliaia di bambini, donne, uomini?».

FABRIZIO MICARI
«Il tema dei flussi migratori nel Mediterraneo coinvolge un numero ben più ampio Paesi. Gli accordi fra Italia e Libia possono essere utili, ma bisogna ragionare in termini differenti: l’Italia, e la Sicilia in particolare, non possono essere lasciate sole sul fronte dell’accoglienza: è la Comunità Europea a doversi fare carico dello sforzo principale. Se penso a Lampedusa o Pozzallo, giusto per citare due realtà che si trovano in prima linea rispetto a questa emergenza, mi chiedo se sia stato fatto tutto il possibile per andare incontro alle esigenze locali, a cominciare da quelle dei residenti. Di certo, questo sarà uno dei miei primi impegni di governo: assicurare tutto il sostegno possibile alle comunità impegnate su questo fronte».

NELLO MUSUMECI
«Ci siamo arrivati troppo tardi, quando le conseguenze della primavera araba – salutate forse con troppo entusiasmo in tutto l’Occidente, e anche in Italia – hanno consentito al velleitarismo di Sarkozy e al premio Nobel per la pace Obama di bombardare la Libia e innescare una guerra di tribù. Diciamoci la verità: non si può bloccare il flusso migratorio senza accordi con la Libia e con i governi nord-africani, ma il piano di investimenti promesso dall’Europa – che si è sempre voltata dall’altra parte, come ha fatto con l’Italia – non è mai decollato e non può attendere oltre».

Strutture d’accoglienza. Un governo guidato da lei, con gli strumenti in mano a un governatore, come le gestirebbe?

GIANCARLO CANCELLERI
«La Sicilia necessita di una gestione trasparente e lungimirante dell’accoglienza migranti, ecco perché come prima cosa sarà avviata un’interlocuzione seria con lo Stato al fine di ottenere la nomina del presidente della Regione come commissario straordinario per l’emergenza immigrazione, diventando così figura di coordinamento e raccordo fra tutti gli attori coinvolti. Ricordiamo che la Regione siciliana coordina la commissione speciale immigrazione e italiani all’estero a livello nazionale, per discutere le questioni inerenti all’immigrazione (accoglienza e integrazione), riguardanti le regioni e in merito alle disposizioni e competenze nazionali. Quello è il campo dove affrontare e risolvere le criticità relative ai centri di accoglienza in generale. Per quanto riguarda le competenze strettamente regionali dobbiamo prima di tutto modificare la legge regionale 22/86 (Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali in Sicilia), al fine di evitare il sovraffollamento di centri di accoglienza per minori in alcuni territori, nonché prevedere una distribuzione differente».

CLAUDIO FAVA
«Un presidente della Regione dev’essere il punto di riferimento istituzionale del governo centrale, deve garantire buone pratiche, coinvolgere i territori, i Comuni nelle scelte e nelle decisioni più complesse e, soprattutto, pretendere assoluta trasparenza nella gestione dei centri di accoglienza. Esattamente il contrario di ciò che è accaduto in questi anni in Sicilia. La triste, drammatica e scandalosa gestione di Mineo sta lì a gridar vendetta e giustizia».

FABRIZIO MICARI
«Il tema dell’accoglienza va affrontato con gli strumenti adatti, e in questo senso le misure che la Regione può attivare in autonomia sono relativamente limitate. Ma su un punto la mia linea di governo dovrà essere chiara: non si può parlare di accoglienza se non si parla al tempo stesso di integrazione. Bisogna agire su questa leva, sia dal punto di vista culturale che sociale».

NELLO MUSUMECI
«In Sicilia, ma non solo qui, alcuni hanno fatto quattrini con la disperazione dei migranti. Si sono commessi reati e si sono fatte clientele. Da presidente della Regione chiederò al governo di nominarmi commissario per l’immigrazione: voglio mettere al tavolo i sindaci, le prefetture e il mondo del volontariato per creare una rete di solidarietà, senza il giro di miliardi che ha ingrassato qualche cooperativa».

La gestione dei minori stranieri non accompagnati finisce per pesare sui Comuni: come regolamentarne l’accoglienza?

GIANCARLO CANCELLERI
«Dobbiamo promuovere con determinazione un tavolo in sede di conferenza Stato-Regioni, al fine di ottenere la divisione in quote fra Regioni dei minori stranieri non accompagnati, com’è accaduto nei confronti degli stranieri adulti a seguito dell’intesa raggiunta nel 2014. La Sicilia, attualmente, si fa carico di circa il circa 43 per cento dell’accoglienza dei minori, accogliendo 8.016 minori stranieri non accompagnati. La criticità della situazione si evince se pensiamo che la seconda regione, la Calabria, accoglie 1.750 minori. Questa situazione, inoltre, porta la nascita di altri fenomeni ad esempio il problema tratte, considerando che il 51,7 per cento circa dei minori sono 17enni fra cui anche donne, la maggior parte nigeriane. Il rischio è quello dello sfruttamento per prostituzione. Lo Stato ha attualmente stanziato oltre due milioni di euro alla Sicilia per il suddetto fenomeno, l’assessorato dovrebbe presentare il progetto per accedere ai fondi entro il 25 settembre.

CLAUDIO FAVA
«La Sicilia vive la situazione dei minori non accompagnati in maniera diretta: è la Regione con la percentuale più alta di presenze. Su questo, per fortuna, ci conforta un buon provvedimento legislativo approvato dal Parlamento italiano, che però ha bisogno dei fondi ad ora mancanti, che prevede un sistema organico di accoglienza che deve mettere fine alle precedenti pratiche davvero inaccettabili. Si pensi solo al fatto che i minori prima venivano sottoposti ad identificazione negli hotspot insieme a tutti gli altri e accolti nei centri straordinari, cioè in strutture niente affatto adatte. Ai tanti minori che sono arrivati e che arrivano deve essere garantita non solo la protezione ma anche la salute e l’istruzione. Si deve dire grazie alle organizzazioni umanitarie che hanno esercitato forti pressioni perché si giungesse a una normativa con standard di civiltà».

FABRIZIO MICARI
«Questo è un tema di competenza del governo nazionale, la Sicilia può solo aumentare gli sforzi per fare quello che ha sempre fatto: mettere a disposizione ogni mezzo, struttura e professionalità per accogliere i minori non accompagnati nel modo migliore. La gestione, ripeto, deve seguire le direttive nazionali».

NELLO MUSUMECI
«Nel 2014 – con una intervista al vostro giornale – denunciai la scomparsa di mille e trecento minori non accompagnati. Rimasi scosso dal dato e ritenni di dover accendere i riflettori nel mio ruolo di presidente dell’Antimafia regionale. Alla sua domanda posso rispondere facilmente: esistono regole già codificate e tanti attori sociali già operativi. Ma il problema è diverso ed è legato a come questi ragazzi vengono seguiti e accompagnati nella crescita. È una questione sociale che va affrontata molto seriamente, anche con le istituzioni nazionali».

Miriam Di Peri

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