Piazza Lincoln, appena rinnovata, è brutta Breve elogio di chi sbaglia facendo

Perché la chiamate «restituzione»? Piazza Lincoln non è mai esistita, giorno 17 marzo è come se si fosse inaugurata una nuova piazza in pieno centro. E vorrei dire, con la consapevolezza di attirarmi le antipatie di molti, che qualunque cosa sia venuta fuori dalla ristrutturazione sia sempre meglio di quell’indefinito e triste nulla che era. Quando ho saputo del rifacimento a opera di un privato, alcuni mesi fa, ero molto contento: finalmente un catanese che si prende la responsabilità di fare qualcosa. Ed è per questo che mi sento di difendere la signora Comis Gabriella, la C&G titolare dell’omonima cioccolateria che dal 2009 ha rianimato la zona come nuovo centro di ritrovo. Ha il raro merito di aver fatto quanto promesso, e anche rapidamente: tre mesi di lavori per il rifacimento della piazza, con data di consegna perfettamente rispettata. Recentemente un lettore di Ctzen ha scritto che «Non si tratta di una restituzione, ma di una presa per il sedere». Mi è sembrato eccessivo e ho ritenuto il caso di intervenire.

Voglio fare una critica a chi critica, perché è un cambiamento, una novità, un primo tentativo di affrancarsi da una realtà urbana fatta di brutture che ormai consideriamo eterne. Ci hanno mostrato che anche qui, a Catania, le cose si possono migliorare.

Per me come tanti altri quella che sulla mappa di Catania è chiamata “piazza” era una rotatoria, squallida e sporca. E per avere una idea di cosa era piazza Lincoln basta spostarsi di poco, andando in viale Leonardo Da Vinci, dove le rotaie della linea circumetnea spuntano tra la spazzatura e l’incuria totali. Come nell’incuria, a poche centinaia di metri, è finito il parco di piazza Aldo Moro con l’ex centro commerciale Vulcania – dove ha sede una delegazione comunale – che cade a pezzi. Anche al vicino parco Falcone la situazione non sembra essere migliore, e se dovessimo allargare l’orizzonte potremmo parlare dello stato di perenne cantiere di piazza Europa, delle fosse occupate da famiglie di disperati in attesa dell’avvio dei lavori di rifacimento in corso dei Martiri, e persino degli allagamenti in piazza Duomo nel corso del recente nubifragio causati, pare, da decenni di mancata pulizia dei condotti sotterranei. Su tutti questi temi tante critiche non sono mai arrivate come su quest’unica opera realizzata. Ma credo di sapere il motivo: è più facile accodarsi alle critiche, legittime, lanciate dalle associazioni ambientaliste sulla salute degli alberi della piccola piazza Lincoln che occuparsi dei grandi temi cittadini. Una lamentela fine a se stessa, che non prevede proposte ma l’esprimere una propria opinione come fine ultimo della comunicazione stessa.

«Anche se brutta e sporca, era comunque un punto di riferimento per i bambini del quartiere», mi fa notare la collega più sveglia e preparata che conosca, che abita in zona e non condivide la mia visione del precedente nulla. Accetto di buon grado la sua puntualizzazione e proseguo lungo una linea che con la difesa di quanto fatto ha poco a che vedere, ma vorrebbe essere un appunto metodologico: se il risultato di quanto fatto con la nuova piazza non vi piace, proponete delle migliorie.

Fate uno sforzo in più, qui si può andare oltre: chiamate alle proprie responsabilità chi se le è prese. Ditele, se ritenete il caso, alla signora Comis, che una piazza arredata come il parchetto di un residence di Battiati non è «bella» è solo pacchiana. Ditele che al vostro cane date da mangiare solo roba genuina, e che quindi essendo in sovrappeso quel quadratino di terra non è sufficiente per farlo «sgambare»: lo spazio serve già a stento per contenere la sua cacca. Ma ditele anche che quelle dune sono davvero affascinanti, e che a Catania mancava una pista per skateboard così grande. Quindi grazie signora Comis, perché anche se la piazza è brutta, lei dimostra che c’è ancora chi fa delle scommesse. Che non sempre si vincono, ma fa parte del gioco: chi non fa nulla non sbaglia mai.

Leandro Perrotta

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