da Alessio Lattuca
presidente di Confinpresa Eurimed Sicilia
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Durante la campagna elettorale ho svolto alcune considerazione ed ho posto alcune domande in merito all’insopportabile silenzio su un argomento che mette in discussione la vita di tante comunita’ (probabilmente disinformate), sulla “allora” ventilata ipotesi dell’insano progetto che prevede la trasformazione in termovalorizzatori dei cementifici siciliani attraverso l’ autorizzazione, oggi prevista dal Piano regionale rifiuti del Governo Lombardo, a bruciare spazzatura indifferenziata.
Di tale progetto ho informato i politici, i candidati, la stampa e un numero elevatissimo di persone che compongono la mia mailing list. Ho continuato a insistere perché un tema così sensibile e, politicamente, interessante quale è l’inquinamento, le emissioni nocive, la diossina, fosse posto all’attenzione dell’opinione pubblica in piena campagna elettorale e inserito “quale priorità assoluta” nell’agenda della politica e nei programmi dei canditati Sindaci.
Non ho ricevuto risposta! Le perplessità, le preoccupazioni, i timori per i pericoli che incombono sulle comunità, manifestate nell’articolo pubblicato nell’estate del 2011, sono confermati dalle decisioni adottate dal Governo Lombardo. Il quale enfatizzando il ruolo autonomista della sua azione, aveva azzerato il progetto di Cuffaro che prevedeva 4 termovalorizzatori cosìddetti di ultima generazione (?) e oggi pretende di sostituirli con 5 cementifici presenti in Sicilia: Modica, Ragusa, Catania, Priolo, Porto Empedocle (Agrigento), Isola delle Femmine(Palermo), in luoghi di pregio, ritenuti ad alta vocazione turistico ricettiva.
E’ utile precisare che i cementifici sarebbero autorizzati a bruciare Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti) in assenza dei rigorosissimi requisiti previsti per i termovalorizzatori e in assenza della dotazione di costosissimi, specifici sistemi: indispensabili per l’eliminazione delle polveri sottili e per l’abbattimento delle emissioni.
A tale proposito è utile segnalare che il cementificio del gruppo Pesenti insediato nella Città di Monselice, al fine di proseguire la propria attività – e, con ogni probabilità, per utilizzare Cdr quale combustibile molto più economico – è stato costretto a investire oltre 100 milioni di euro per porre in essere i processi di “revamping”.
In tale impianto, nonostante i notevoli e modernissimi processi di ammodernamento, i limiti di emissione saranno comunque superiori di almeno cento volte rispetto a quelli degli inceneritori.
Figurarsi a Porto Empedocle, a due passi dalla Valle dei templi di Agrigento, dove non è previsto alcun investimento, meno che ma il revamping. Anzi, viene brandita l’arma dei licenziamenti di massa…(!) per la possibile chiusura di un impianto che, come noto, è tra quelli obsoleti, inquinanti e pericolosi! –
Il Governo regionale, piuttosto che osservare le regole comunitarie per dare ai cittadini il diritto alla salute e una decente qualità della vita, sceglie le scorciatoie e le ambiguità. Infatti, il nuovo Piano rifiuti non solo autorizza i cementifici – già molto inquinanti – a bruciare il Cdr, ma disincentiva la raccolta differenziata.
Piuttosto che puntare su “rifiuti zero”, sistema che considera la spazzatura una risorsa e privilegia il recupero e il riciclaggio, piuttosto che dotare i territori di centri di compostaggio a seguito dell’attivazione dei processi previsti per la raccolta differenziata, piuttosto che obbligare i Comuni a costituire i centri di raccolta, piuttosto che impegnarsi per ottenere le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi (oltre il 60 %) previsti per la differenziata, si dedica a pratiche evidentemente nocive per la salute e per la qualità della vita dei siciliani.
D’altro canto, nasce una legittima domanda: i Ministeri competenti e gli uffici della Regione siciliana autorizzeranno, di fatto, un Piano rifiuti che rischia di inquinare con la diossina e con altri veleni la vita di intere comunità siciliane?
Soprattutto in presenza di elementi di significativa portata che evidenziano gravi irregolarità nella gestione del pet coke da parte dei cementifici: infatti, a seguito delle circostanziate interrogazioni poste tempo fa dal senatore Tommaso Sodano, il Ministro dell’Ambiente aveva accertato che l’utilizzo del pet coke risultava nocivo per l’ambiente e autorizzava i cementifici, esclusivamente, al deposito e non alla combustione. E, sostanzialmente, li diffidava dall’utilizzo della sostanza a scopo di carburante.
Ebbene, qualcuno dimentica – o fa finta di non sapere – che la combustione del Cdr (soprattutto il Cdr prodotto in Sicilia, che non ha a monte la raccolta differenziata) produce, nell’aria, le stesse sostanze velenose – a cominciare dalla diossina – prodotte dalla combustione del p et coke. E’ forse cambiato qualcosa a livello scientifico o il pet coke offerto da tanti imbonitori è diventato l’elisir di lunga vita?
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