I giudici della prima sezione del Tar di Palermo (presieduta da Calogero Ferlisi, consigliere Aurora Lento, estensore Roberto Valenti), hanno accolto il ricorso presentato dall’Autorità Portuale, assistita dall’Avvocatura dello Stato di Palermo, dando il via libera al piano regolatore del Porto di Palermo. Tra l’ex sindaco Diego Cammarata e l’autorità portale del tempo, diretta da Nino Bevilacqua, era stata firmata un’intesa per la gestione del porto e anche dei porticcioli turistici.
Il sindaco Leoluca Orlando aveva impugnato questa intesa e con una serie di provvedimenti del consiglio comunale è stata rimessa in gioco l’intera gestione delle strutture portuali. Contro tutti i provvedimenti l’autorità portuale diretta da Vincenzo Cannatella ha presentato un ricorso al Tar. Il nuovo piano regolatore dal 2012 si trova all’assessorato al Territorio e Ambiente per avere le valutazioni di impatto ambientale. Più volte la Regione aveva ribadito che si attendeva il ricorso al Tar per potere esaminare il piano. In questa partita tra Autorità Portuale rientra anche la gestione dei porticcioli turistici di Sant’Erasmo, Arenella e Acquasanta.
«Costituisce punto non controverso tra le parti il fatto che il porto di Palermo – si legge nella sentenza – sia riconosciuto di rilevanza economica nazionale, con caratteristiche polifunzionali può contemplare anche aree per lo svolgimento di attività peschereccia ovvero turistica e da diporto, e sia stato realizzato sulla base del piano regolatore del porto del 1954, aggiornato nel 1968, nel 1988 con variante che include il porticciolo dell’Acquasanta e, nel 1994, con ulteriore variante che include il porticciolo dell’Arenella». Inoltre «non risulta che la Regione Siciliana – prosegue la sentenza – che non è parte del presente ricorso ma che è certamente unica titolare del relativo potere, cui compete anche l’approvazione in via definitiva dello strumento programmatorio approntato dall’autorità Portuale di Palermo, abbia mai sollevato innanzi la Corte Costituzionale questione di conflitto di attribuzioni nei confronti dell’Amministrazione statale avverso il decreto ministeriale 2005 che ha fissato i contorni della circoscrizione dell’Autorità Portuale di Palermo, diversamente da quanto, invece, la stessa Regione Siciliana ha ritenuto di operare in relazione al Porto di Messina».
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