«Tutela, recupero e riqualificazione». Le direttive generali del nuovo piano regolatore della città di Catania sono un libro dei sogni che parla di sostenibilità ambientale, riuso degli ospedali dell’Antico corso (Santa Marta, Santo Bambino e Vittorio Emanuele) e zero consumo del suolo, demolendo da una parte per ricostruire altrove. In un documento lungo oltre 60 pagine si passano in rassegna tutte le criticità del tessuto urbano del capoluogo etneo, concentrandosi sulla peculiarità che più lo contraddistingue: doversi fare carico di una mole di cittadini che supera per almeno tre volte il numero dei residenti. Così, almeno nel documento che disegna le linee guida del percorso da seguire in fase di progettazione, ci sono la prevista attenzione per il trasporto pubblico, il decentramento degli uffici e un occhio di riguardo verso le periferie (vedi i casi di Trappeto nord e Librino) da guardare non più come solo a un «dormitorio», ma come luoghi provvisti di servizi, spazi per le associazioni e aree verdi. Il sogno è un masterplan che ridisegni le volumetrie e che sia, qua e là, macchiato di verde. Con piste ciclabili che arrivano da Aci Castello all’Oasi del Simeto.
«Il nuovo prg – si legge nel documento – dovrà individuare le migliori soluzioni» per le poche aree libere rimaste nel territorio etneo. «In buona parte coincidenti – continua il testo – con le previsioni di verde e servizi mai attuate dal piano Piccinato». Cioè quello redatto da Luigi Piccinato nel 1963 e approvato nel 1969, ormai mezzo secolo fa. «Questi vuoti urbani risultano i più idonei per l’adeguamento dell’ecosistema urbano, poiché potranno consentire, con il coinvolgimento dell’iniziativa privata, la realizzazione della dotazione di verde, delle attrezzature per la mobilità, dei servizi e delle nuove infrastrutture». E sempre lì «potrà anche prevedersi l’insediamento di residenze e altre funzioni e attività (commerciali, direzionali, per il tempo libero)». Il pensiero, in questo senso, va all’area del centro direzionale Cibali, che nel prg del ’69 avrebbe dovuto essere un luogo per uffici e verde attrezzato e di cui adesso dovrà valutarsi la possibilità di variante.
E proprio a proposito delle varianti, il documento siglato dai professionisti scelti dal sindaco Salvo Pogliese (e dallo stesso primo cittadino, che ha trattenuto per sé la delega all’Urbanistica) parla di necessità di proporre «regolamentazioni non troppo rigide nell’uso delle aree destinate ad attività pubbliche e/o di pubblica utilità, minimizzando i vincoli sulla proprietà privata e riducendo la necessità di fare ricorso a continue varianti per la realizzazione di opere pubbliche». Come queste regole fluide possano essere declinate non è ancora chiaro. Certo è che dal 1969 a oggi il Comune ha approvato oltre cento variazioni al prg Piccinato. Tra queste, la più famosa è probabilmente il Pua, il piano urbanistico attuativo su Catania sud che prevede l’edificazione di un centro congressi e strutture ricettive sul litorale della Playa e che è finito al centro di inchieste giornalistiche e della magistratura (vedi alla voce Mario Ciancio Sanfilippo e telefonata con l’ex sindaco Enzo Bianco).
«Si dovrà ipotizzare una crescita edilizia tendente a zero, a favore di un recupero del vastissimo patrimonio di abitazioni o stanze attualmente non utilizzato o sotto-utilizzato», prosegue il documento. Per poi concentrarsi sul centro storico, dove gli interventi «dovranno essere basati sulla conservazione e valorizzazione dei caratteri spaziali, architettonici e tipologici esistenti, limitando le trasformazioni ad ambiti privi di valore storico-testimoniale». Prevedendo, però, la «demolizione, con o senza interventi di ricostruzione, delle parti fortemente degradate». C’è poi il capitolo waterfront: «Catania dovrà tornare a essere una città di mare e non solo una città sul mare». La svolta sarebbe la «mitigazione» dell’impatto visivo degli Archi della marina, da ripensare dopo avere rimosso il passaggio dei binari della Rete ferroviaria italiana.
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