«Il passato non si può ripristinare e non c’era altra soluzione, ma in compenso facciamo ripartire un ente di formazione che darà lavoro a 500 persone. E per gli stage attingeremo al nuovo fondo sociale europeo». L’assessore alla Formazione, Bruno Marziano, prova a spiegare perché 1.600 under 35 non potranno, almeno nell’immediato, svolgere i tirocini formativi del Piano Giovani.
I soldi che servivano per avviarli verranno usati per pagare un contenzioso in cui la Regione Sicilia è risultata perdente. La sentenza è del maggio scorso: il Tar di Palermo aveva deciso che la vendita del Cefop (ente di formazione) al Cers (altro ente di formazione) era legittima e che dunque lo stop alla cessione che aveva imposto la Regione non aveva alcun fondamento. Il risultato? La Regione deve dare al Cerf 32 milioni di euro, l’equivalente di due anni di finanziamenti che erano stati bloccati. «La Regione ha avviato una transazione che si sta per concludere – spiega Marziano – anziché 32 milioni, ne pagheremo 16. Con questi soldi rimettiamo in piedi l’ente di formazione, riassumendo oltre 500 lavoratori». Somma che, però, non potrà essere usata per la finalità prevista: i tirocini del Piano Giovani. «Se non avessimo usato questi soldi, avremmo dovuto comunque attingere al nuovo fondo sociale europeo – continua l’assessore -. Non c’era altro da fare, non c’è nessuna distrazione, li prendiamo temporaneamente in prestito e con la nuova annualità del Fse torneremo a finanziare il Piano Giovani. Tutti i 2.200 giovani che si sono iscritti al piano e stanno aspettando potranno svolgere il tirocinio, a meno che nel frattempo non abbiano trovato lavoro o abbiano partecipato a Garanzia Giovani». Resta la scelta, rivelatasi sbagliata, di opporsi alla cessione del Cefop. Decisione smentita dai giudici amministrativi, solo l’ultima di un lungo elenco di sentenze del Tar avverse alla Regione. Incompetenza o altro? «Mi faccia un’altra domanda…», glissa Marziano.
Tornando al Piano Giovani, nella delibera di fine dicembre, in realtà, il tesoretto spostato da un capitolo all’altro ammonta a 22 milioni. «Sei – precisa Marziano – li useremo subito per far ripartire la prima finestra». Si tratta di 800 tirocini, ma, essendo passati ormai diversi mesi dal momento in cui, durante i tragici , i giovani si sono iscritti al progetto, bisognerà riesaminare uno per uno le posizioni per escludere eventualmente chi ha partecipato a progetti come appunto Garanzia Giovani. Per tutti gli altri servirà ancora aspettare. «A breve scatta la seconda annualità del fondo sociale europeo, soldi che già sono già nostri e da cui prenderemo 16 milioni per finanziare la seconda e la terza finestra, e spero che si potrà fare spazio anche ad altri giovani, oltre ai 1.600 che avevano già ottenuto l’autorizzazione».
Marziano ha fretta di rimettere in piedi il sistema della Formazione, paralizzato da anni. «I soldi voglio spenderli nel momento in cui possono essere spesi, senza aspettare l’ultimo anno di programmazione. Dobbiamo conciliare innovazione e formazione più tradizionale che ancora per qualche tempo avrà un suo mercato». Come? «Rimettendo in piedi gli ammortizzatori sociali che sono stati negati, modificando il decreto Poletti; avviando gli enti bilaterali (associazioni no profit tra organizzazioni imprenditoriali e sindacali che offrono servizi a lavoratori e imprese ndr), aperti a commercianti, artigiani, imprenditori; cerando strumenti di accompagnamento alla pensione per i lavoratori che non sono riconvertibili; ricollocando sul mercato del lavoro gli ex sportellisti attraverso i programmi Ue che lo consentono; aprendo una trattativa con lo Stato». «Entro aprile – conclude – riavviamo il sistema, l’obiettivo è ripartire davvero in un anno».
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