«Cronica incapacità» di trovare le risorse finanziarie, richiesta di «assunzione di responsabilità», «gravi inadempimenti» all’interno di «una situazione debitoria critica e non ancora definita che desta preoccupazione». Sono queste le parole che usa la sezione di controllo della Corte dei Conti nelle ultime deliberazioni datate 21 aprile 2015 con cui valuta il rispetto del piano di riequilibrio finanziario del Comune di Catania nel secondo semestre del 2014. Dal momento dell’adozione del piano, avvenuta nel 2013 sotto la sindacatura di Raffaele Stancanelli, i magistrati contabili hanno l’obbligo di esprimersi ogni sei mesi sugli obiettivi intermedi da raggiungere. Che, se venissero ripetutamente disattesi, rischiano di portare a una procedura di dissesto.
La Corte dei conti fa la lista dei punti in cui il piano di riequilibrio non è stato rispettato: la
rideterminazione di aliquote e tariffe, la rimodulazione dell’offerta degli asili nido, la revisione dei costi della spesa dei servizi e dei trasferimenti, la gestione del patrimonio e dell’indebitamento. Una lunga serie di obiettivi non raggiunti, di tagli o di recupero delle risorse in misura minore a quanto il Comune si era impegnato. Nonostante questo, i magistrati sottolineano che il Comune è riuscito a cogliere l’obiettivo complessivo, almeno per quanto riguarda le risorse, con «uno scostamento positivo di oltre 19 milioni di euro».
La Corte dei conti rileva altre criticità sulla gestione dei debiti fuori bilancio affermando l’esistenza di un «consolidamento di pratiche contabili non consentite e palesemente in contrasto con le norme di riferimento e con i principi contabili». Secondo i giudici il consiglio comunale non è coinvolto nei tempi e nelle forme necessari a esercitare il suo potere di controllo sulle spese, «anche al fine – precisano – di individuare eventuali responsabilità in capo ai funzionari o ai preposti».
Sono state valute posizioni debitorie che in realtà sono state pagate
Sui debiti fuori bilancio, uno dei punti chiave, l’assessore al bilancio Giuseppe Girlando spiega come in realtà i numeri reali dovrebbero essere altri: «Si tratta di un problema di formulazione – replica a MeridioNews – Sono state valutate posizioni debitorie che in realtà sono state pagate ma ancora senza la fase di riconoscimento. Secondo noi non ci sono debiti in più o per l’importo indicato dalla Corte dei conti. La cosa che mi dispiace è che non sia stata valorizzata con uno spazio adeguato come nell’esecuzione del piano siamo avanti in maniera positiva ottenendo un risparmio di 12 milioni». Cifra che, limitatamente ai primi sei mesi del 2014, rappresenta la differenza tra il dato positivo sulle risorse, più 19 milioni, e quello negativo sugli impieghi, cioè le spese, meno 7 milioni.
Risultati negativi rispetto agli obiettivi programmati anche per le riduzioni dei costi per le indennità «dei presidenti e dei consiglieri circoscrizionali». Tagli alla spesa su cui si è recentemente espressa anche l’Assemblea regionale siciliana con la legge che riforma gli enti locali. Secondo la nuova regolamentazione ci saranno complessivamente 102 consiglieri di circoscrizione in meno a Palermo, Catania e Messina.
Ad aggravare la situazione ci sono le «mancate informazioni» relative ai rapporti tra il Comune e le società partecipate Sidra, Asec e Amt. Tra i documenti trasmessi dall’amministrazione alla Corte dei conti manca una nota informativa che riassuma i rapporti debitore-creditore. L’unico dato che i giudici contabili sono stati in grado di valutare è quindi quello relativo al debito generale del Comune nei confronti di tutte le società partecipate, che ammonta a oltre 25 milioni di euro. «La carenza di informazioni – si puntualizza nella delibera – non consente di ritenere certamente capiente la previsione elaborata al momento dell’approvazione del piano ed è da ritenere verosimile che ulteriori debiti potrebbero pertanto aggravare il disavanzo finanziario complessivo come individuato originariamente». Sulla nota mancante, spiega l’assessore Girlando «ho invitato la ragioneria a predisporre questo atto necessario che deve essere approvato e consegnato al consiglio comunale».
Ho presentato una proposta di esternalizzazione del servizio di accertamento e riscossione
Ancora una volta si sottolinea l’incapacità di riscuotere le sanzioni relative alle violazioni del codice della strada. Nell’esercizio 2013 le multe risultano pari a 27,8 milioni di euro ma i soldi effettivamente riscossi nel medesimo esercizio sono soltanto 2,5 milioni di euro con una rilevanza di poco superiore al 9 per cento. Dati a cui si aggiungono quelli degli anni precedenti in cui emerge «l’incapacità di rinvenire le risorse necessarie che rendono possibile la gestione dell’ente». Per provare a risolvere questo nodo, il Comune ha già in programma di esternalizzare il servizio: «Questo aspetto deve essere sicuramente implementato – spiega Girlando – ho presentato una proposta di esternalizzazione del servizio di accertamento e riscossione attraverso una nuova gara poiché l’attuale, che è in scadenza, non ha portato ai risultati sperati».
Desolante la valutazione complessiva. Una situazione bollata come precaria e «che pone a serio rischio la sostenibilità finanziaria del piano e la possibilità di potere perseguire gli obiettivi e le finalità assegnate dall’ordinamento». L’assessore Girlando dopo essere stato sentito dalla Corte dei Conti potrebbe essere invitato dalla commissione bilancio del Consiglio comunale per fornire chiarimenti sugli interventi che l’amministrazione Bianco intende intraprendere per superare i rilievi contabili.
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