Petrosino, altra lettera di minaccia a sindaco e giunta «Vi faremo fare boom, avrete campagna di minacce»

«Cominciavamo a sentirne la mancanza», dice il sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, dopo l’ultima lettera di minacce arrivata in municipio. Una missiva che arriva a due mesi dalle prossime elezioni amministrative. E che, quindi, rende ancor più incandescente la campagna elettorale già avviata (Giacalone, area di sinistra, ma senza il Pd, dovrebbe ricandidarsi). 

La lettera anonima fa riferimento proprio alle prossime elezioni in programma l’11 giungo, la data è stata fissata proprio oggi, nella popolosa (circa 8mila abitanti) ex frazione di Marsala. «Vi facciamo fare BOOOMMM!!!! Capito??? E avrete una campagna di minacce», si legge sul foglio inviato da una misteriosa Associazione volontari Petrosino D’Occhio. La stessa che, ai primi di agosto 2016, inviò un’altra lettera nel cui ultimo rigo era scritto: «Avviso 1 fate BOOOOOOMMMMMM capito un botto (avete famiglie)». Anche in quel caso, dunque, un evidente riferimento ad un’esplosione. 

Un inquietante messaggio con strafalcioni forse ad arte. Allora, il sindaco Giacalone ipotizzò che alla base dell’intimidazione vi fosse l’attività condotta dall’amministrazione comunale sul fronte della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Ma anche le sue pubbliche denunce su un sistema che Giacalone contrasta da tempo. «Occupandoci di rifiuti – scrisse, infatti, il sindaco di Petrosino su Facebook, facendo intendere di non essere affatto intimorito – arriva un nuovo messaggio anonimo per me e per tutti gli assessori. A testa alta, schiena dritta e muso duro Avanti sempre!». 

E neanche adesso, il sindaco si mostra intimorito. «Anche questa volta – afferma Giacalone – dicono che ci faranno saltare in aria. Era un po’ di tempo che non ce ne mandavano e cominciavamo a sentirne la mancanza. Siamo sulla strada giusta e non faremo mai passi indietro». Ma il messaggio più lugubre fu quello arrivato la sera dello scorso 4 ottobre, quando qualcuno sparò due colpi di fucile ad aria compressa contro le tapparelle della finestra dell’ufficio del primo cittadino. All’interno della stanza, in quel momento, non c’era nessuno. Fu quello il momento in cui salì pericolosamente di livello il grado delle intimidazioni.

Antonio Pizzo

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