Petizione con 4mila firme per il Ponte sullo Stretto  «Dietro lo stop, la regia di Merkel e Nord Europa»

Il Ponte sullo Stretto attirerebbe buona parte delle navi dirette dal canale di Suez al nord Europa, favorendo lo sviluppo dell’alta velocità pure nel sud d’Italia. Ne sono convinti gli esponenti del comitato Ponte subito, che hanno già raccolto oltre tremila 800 sottoscrizioni, attraverso una petizione online rivolta a Matteo Renzi e Sergio Mattarella, per incoraggiarne la realizzazione.

Ponte subito è un comitato reggino che ha recentemente aderito a Riscatto sud, agglomerato di associazioni prevalentemente messinesi, tra le quali Cisl e Uil, deciso a riaprire un discorso teoricamente chiuso dal governo di Mario Monti. Obiettivo della petizione, che verrà consegnata al premier e al presidente della Repubblica il prossimo autunno, è di sensibilizzare correttamente l’opinione pubblica.

Secondo Giovanni Alvaro, cofondatore del comitato Ponte subito, e Antonio Costa, presidente di Libera Messina, aderente a sua volta a Riscatto Sud, in questi anni i mass media hanno offerto una pessima informazione, arrivando a omettere delle notizie importanti, favorendo così le spinte nopontiste. «Si sono dette tante cose che non sono vere – sostiene Costa – per esempio che il Ponte sarebbe in cemento armato invece che in acciaio e carbonio; che le fondamenta sarebbero di 150 metri anziché 40. È falsa la storia della costruzione della galleria sotto via Santa Cecilia perché la stazione ferroviaria si trasferirebbe a Gazzi. Il progetto, addirittura, prevede una metropolitana di collegamento tra Messina e Reggio perché il Ponte sarebbe soprattutto ferroviario, per il trasporto dei treni merci che le navi non sono in grado di compiere».

L’opera dovrebbe servire proprio a favorire i commerci, togliendo mercato ai porti del nord Europa. Proprio da una loro regia occulta, con Angela Merkel a tirare i fili, secondo gli esponenti di Riscatto Sud, nascerebbe la liquidazione della Stretto di Messina Spa a opera dell’esecutivo Monti. «Dal canale di Suez passano circa 5 milioni di container ogni mese – affermano Costa e Alvaro – attraverso lo Stretto di Gibilterra, aggirano il nostro territorio, per raggiungere i porti del nord Europa. Lo scalo di Augusta, attrezzato a ricevere i container, sottrarrebbe pertanto mercato ad Amburgo, Rotterdam, e a tutti gli altri Paesi del nord del continente».

«Il Ponte – ricorda Alvaro, ex sindacalista della Cgil e direttore del giornale online il Calcestruzzo – era incluso nel cosiddetto corridoio 1, disegnato dalla vecchia dirigenza dell’Ue, quando si pensava alla costituzione degli Stati uniti d’Europa. Costruirlo significherebbe favorire anche l’alta velocità nel Meridione. Il Mezzogiorno, soprattutto la Sicilia e la Calabria, è stato depredato. Qualunque iniziativa, nel Settentrione, viene accolta con grande favore. Qui scoppiano subito le polemiche, come se spreco e corruzione non fossero soprattutto altrove. Basti andare a vedere gli scandali del Mose o dell’Expo».

Secondo Costa, anche chi prima era contrario, adesso manifesta il proprio favore perché, come recenti studi confermano, come nel caso del rapporto Svimez, il Sud sta morendo: «Si è spesso detto che sarebbe stato meglio stornare le somme a suo tempo stanziate per realizzare altre infrastrutture. Ma il miliardo 200 milioni di euro che era nelle casse della Stretto di Messina è finito a finanziarie la Tav Napoli-Bari, con 55 milioni, e quelle del nord. Dal governo centrale è mancata l’attenzione al nostro territorio e anche quando si poteva fare qualcosa si è preferito favorire altre località».

Fabio Bonasera

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