Perché si chiama “Studi comparatistici”?

Quanto si è soddisfatti dell’offerta universitaria? Questa domanda è ricorrente tra gli studenti ma poco si dice.

Guardando il mio piano di studi ne ho più volte visto luci ed ombre.

 

La terza lingua ad esempio. Perché fare una terza lingua?

Una terza lingua comporta un impegno annuale, tra lettorati e lezioni di lingua, mastodontico.

5 CFU per uno scritto OBBLIGATORIO, 5 CFU per un orale con la sola riduzione di un libro. Troppa fatica per nulla. Già, perché una terza lingua obbligatoria, né a Venezia, né a Roma, né a Milano, né a Napoli si è mai vista, a meno che questa non sia una materia a scelta, messa nel proprio piano di studi per volere del singolo studente.

 

Una domanda che mi ha sempre accompagnato da quando frequento l’università è: “Ma che cos’è un credito?”. Se infatti 5 CFU corrispondono ad uno scritto obbligatorio, ad un orale completo salvo per un libro, allora quel libro dovrebbe valere ben 4 CFU. Ed entro ancora di più in confusione quando la prima e la seconda lingua valgono 8 CFU invece dei 10 di mediazione; quei 10 crediti per lingua che sono gli stessi di una qualsiasi altra università italiana e che comparatistici purtroppo, non li ha. Ma in compenso avrà una riduzione: una riduzione di 20 pagine. Mi chiedo dove sta la proporzione.

 

Ma perché non togliere la terza lingua? Perché non dare quei 10 crediti in due anni alle prime due lingue? E che si facciano pure quelle 20 pagine in più, che per una lingua di specializzazione non dispiacciono affatto!  Perché fare quei 10 CFU a malincuore? 10 CFU che hanno il sapore di coincidenze, di lavoro massacrante, nella maggior parte dei casi non voluto né richiesto, che a chiunque dà la stessa sensazione: leggi terza lingua e pensi “FUORI CORSO”. Una terza lingua  leva tempo alle prime due.

 

Guardo le letterature, e allora sì che piango. 12 CFU complessivi in tre anni. E dire che per il vecchio piano di studi ce ne sono 14 di geografia e 14 di storia. E pensare che mediazione linguistica del nuovissimo ordinamento (che poi sarebbe un nuovo piano di studi) ne fa 12 in due anni…E se guardo Venezia scopro che alla triennale sono 10 crediti di letteratura annuali…

Ma perché non fare 10 crediti anche qui? Perché non fare un santo 5+5, dove i primi 5 sono di corso generale con analisi dei brani, e gli altri 5 di corso monografico? Un sogno, un’utopia per questa facoltà? Se ho scelto un corso di letteratura vuol dire che 10 CFU mi stanno pure bene. E allora sì che con 10 CFU cinque anche sei romanzi in lingua non mi sembrerebbero sproporzionati, sebbene l’amore e la passione fanno sì che non mi pesano e, al contrario, pochi brani antologici davvero non mi saziano…

 

E che dire delle letterature comparate? Eh sì, l’hanno chiamato comparatistici ma di letterature comparate neanche l’ombra né un fantasma! Se va bene è una materia opzionale, ma nel percorso euro-americano se proprio la voglio, allora che sia una materia a scelta, perché è davvero troppo poco pertinente al mio piano di studi.

E io sì che la volevo! Ma al momento di scrivere, la segreteria me ne ha dato la definizione  “Non si può, è la comparazione tra lingua giapponese e lingua araba” e la matricola sperduta, ignara dell’esistenza di ben due commissioni, una per il piano di studi e una per l’orientamento, ha desistito.

 

Se poi scopro che il percorso storico-culturale differisce da quello filologico-letterario e linguistico-glottodidattico solo per le materia opzionali mi sono rallegrata del tutto.

 

Mi si obbietterà che esiste un nuovissimo ordinamento, ma io replico: ”la cosa non mi tange…”

Ma anche lì vedo tante ombre: letteratura italiana 9 CFU da San Francesco a Zanzotto non mi sembra molto conveniente, e chissà se era meglio prima; e la storia dei paesi più che inglobata in storia moderna, mi sembra sparita. E mi sento fortunata perché almeno ho avuto una vaga idea di ciò che è stata la Rivoluzione inglese. E cosa ancor più grave, se guardo la specialistica non c’è traccia di storia dell’Inghilterra o della Francia o di chiunque altro, materia che potrebbe essere oggettivamente specializzante, quando invece compaiono di nuovo storia moderna e contemporanea…chissà perché, se le ho già date alla triennale.

 

E dire che a Venezia la specialistica in letteratura conta 40 crediti di letterature (20 della prima letteratura e 20 della seconda, oppure direttamente 40 della prima) più a scelta o un percorso storico, o un percorso letterario o uno filologico. E pensare che qui a Ragusa potremmo offrire anche quello geografico, ma è inutile pensare ad un quarto percorso, quando non ne esiste neanche uno.

 

Ma dov’ è l’organizzazione? Dov’è il concetto di credito? Quello di triennale? E quello di specialistica?

Per non parlare delle poche risorse che abbiamo, la biblioteca del distretto ad esempio.

Perché spostarla togliendo spazio agli studenti? Perché non migliorarla? Perché non dare un ordine a quei libri? Ma forse sono io che non ho trovato il criterio della loro sistemazione, ce ne sarà un altro, oltre  a quello cronologico o alfabetico, che io disconosco…

Viene proprio voglia di mettere in discussione la nostra organizzazione, il lettorato da quest’anno è stato a conti fatti semestrale. Le lezioni sono iniziate a dicembre per essere interrotte dalle vacanze. Sono riiniziate a gennaio e poi interrotte a febbraio, e a fine marzo l’opinione studentesca sostiene di essere “in mezzo a una strada”.

Una riflessione ci vorrebbe e sarebbe necessaria.

Ho sposato la facoltà di lingue ma all’altare, tolto il velo, le ho trovato una dentiera…

Lucia Occhipinti

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