Perché l’Italia, cogliendo l’occasione dell’indignazione per le ‘spiate’ telefoniche, non chiede agli Usa di sbaraccare il Muos?

ABBIAMO L’OPPORTUNITA’ DI PROVARE A LIBERARCI DEL MEGA RADAR DI NISCEMI. USIAMOLA

La nostra dichiarata diffidenza nei riguardi del sistema americano di intrattenere rapporti con il resto del mondo sarà apparso ai nostri lettori una esagerazione alimentata da pregiudizi contro quel popolo e quella nazione. In effetti non è così. La nostra opinione nasce da un esame attento e distaccato delle vicende che nel mondo si sono verificate da quando – e sono tanti decenni – gli Stati Uniti d’America si sono intestati la funzione storica di dominare ovunque e comunque la politica, l’economia e la cultura.

Noi, a differenza degli storici di professione, non abbiamo a disposizione atti ufficiali dai quali trarre elementi certi di valutazione dei comportamenti strategici della politica Usa, ma nel nostro piccolo, anzi minimo, abbiamo usato il metodo elementare dell’aritmetica. Cioè abbiamo messo in colonna i fatti che via via accadono nel mondo e ne abbiamo tratto l’esito. Cioè abbiamo fatto la somma di due più due che indubitabilmente fa quattro.

Gli occidentalisti di fede tenace in questi giorni si sono improvvisamente accorti che con gli Stati Uniti c’è poco da fidarsi, perché quel sistema è infido nei confronti di chiunque e spia il mondo intero per controllarlo e dominarlo. Gli americanisti di fede incrollabile si sono trovati spiati persino nelle comunicazioni intime mediante le intercettazioni dei telefoni portatili personali. E, guarda un po’, si sono indignati.

Il nostro presidente del Consiglio è andato in Europa a rivendicare la dignità di alleato degli Stati Uniti da tutelare attraverso una posizione comune europea, Ciò dopo essere stato da Obama a farsi accreditare come uomo di grande statura internazionale, mentre l’Italia, anche a causa delle sue politiche economiche, sta per uscire dal gruppo del G8. La qualcosa in sé non è un dramma, ma è la controprova che il nostro Paese è ormai fuori dalle grandi realtà economiche e industriali per via delle opzioni di politica economica finalizzata al sostegno della finanza piuttosto che della produzione di beni. L’Italia da anni ormai privilegia l’economia di carta a quella del manifatturiero e dell’innovazione tecnologica, e questi sono i risultati.

Tornando al tema iniziale, va rilevato che gli Stati Uniti, che, dopo l’11 settembre 2001 si sono scoperti un gigante con i piedi d’argilla, giustificano il loro sistema di spionaggio con la lotta al terrorismo e pertanto non si fidano di nessuno, nemmeno dei loro più stretti alleati, come se questi fossero usi a comportarsi come si comportano loro con le loro alleanze tattiche. Dai Contras del Nicaragua ai Talebani in Afghanistan, dall’Uck in Kosovo a Saddam Hussein in Iraq, per restare ai casi più recenti. Cioè misurano l’affidabilità degli alleati con lo stesso metro che sono loro soliti usare.

Il terrorismo da combattere è sempre quello degli altri. Non ci pare che le imprese della Cia in Cile ai tempi di Allende fossero gesti di distensione e di amicizia, né che l’operazione Kosovo con la mafia albanese riguardasse operazioni solidaristiche nei riguardi delle popolazioni balcaniche e serbe in particolare, né che la deportazione dei pigmei dal Kalahari riguardasse la tutela etnica di un popolo stanziale da secoli in quei luoghi.

Del resto, come può definirsi se non terroristica la cacciata dei palestinesi dai loro territori, cosa che avviene ancora in questi giorni con i nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania.

Forse questo può essere considerato un modo creativo di promuovere la pace e definire i confini tra due popoli e due Stati. E si continua a sostenere acriticamente Israele nella sua sfrenata politica di espansione territoriale con annessioni violente dei territori altrui. O piuttosto ciò va anche inquadrato nella strategia del controllo Mediorientale, mantenendo una testa di ponte atomica in quell’area al fine di contrastare eventuali egemonie iraniane?

Ovvero, come definire il sostegno al regime militare in Egitto, frutto di un colpo di Stato che ha messo fuori legge i rappresentanti eletti democraticamente dal loro popolo e continuare ad assicurare loro l’apporto finanziario, mentre si vuole andare a rimuovere un altro dittatore in Siria perché avrebbe usato armi chimiche contro il suo popolo in rivolta? Pesi e misure diverse a seconda che la situazione vede prevalere le convenienze e le connivenze statunitensi nelle diverse situazioni locali.

O, di più, cosa è il Muos impiantato a Niscemi, nel cuore della riserva naturale di contrada Ulmo, se non una gigantesca sede di spionaggio satellitare (per intenderci, uno dei tanti punti di osservazione del sistema Ocelon)?

Perché il governo italiano non chiede agli Stati Uniti la immediata disinstallazione di quella gigantesca base di spionaggio al centro del Mediterraneo, cogliendo l’occasione della ‘indignazione’ per le intercettazioni telefoniche da parte della Cia?

Noi abbiamo una ricetta per aiutare il popolo americano a liberarsi dalla follia dell’imperialismo ed è riconducibile ad una semplice ricetta: isolare gli Stati Uniti d’America da ogni consesso internazionale, sia esso politico, economico o militare. E’ l’unico modo di far capire a quell’establishment che deve cominciare ad assumere posizioni più modeste, compatibili con la convivenza pacifica e civile nonché a ripensare il suo modo di partecipazione al contesto internazionale.

 

Riccardo Gueci

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