Perché l’asse Bersani-Monti-Casini aiuta Berlusconi

di Politicus

Ieri la Tv ha lanciato la notizia: Bersani ha aperto a Mario Monti. O meglio, ai centristi dell’attuale capo del Governo dimissionario del nostro Paese e ai suoi alleati dell’Udc. Subito è insorto Nicki Vendola. Ma, ormai, il dato politico è chiaro: il Pd, dopo le elezioni, se i numeri in Parlamento glielo consentiranno, proverà a costituire un Governo con Monti e l’Udc di Casini.

A nostro avviso, l’epilogo era scontato. Questo perché Bersani non ha mai rinnegato di aver appoggiato il Governo Monti. Non è stato il Pd, infatti ad aprire la crisi di Governo: è stato il Pdl di Berlusconi, che invece si è dissociato da Monti. (a sinistra, Monti, casini e Bersani: foto tratta da lanostravoce.info)

In questa storia chi ci sta rimettendo tutto è Nicki Vendola e il suo Partito, ormai in totale fase di ‘decomposizione’: Sel. La storia, ormai, ci dirà perché Vendola, qualche mese fa, ha deciso di annacquare la propria storia, e quella di Sel – che pure era in ascesa – dentro il Pd. A poco valgono, oggi, le proteste di Vendola, che si è costruito la propria sconfitta (e quella del suo Partito) con le proprie mani.

Resta da capire perché Bersani ha scoperto le carte al momento ella presentazione delle liste. Forse, come abbiamo ascoltato ieri in Tv, ha voluto non perdere i voti dei moderati: tesi che non sta molto in piedi: perché i voti dei moderati si dividono tra Berlusconi da una parte e Monti e Casini dall’altra parte. Proprio in questo momento, tanti elettori moderati del nostro Paese stanno abbandonando il “Partito delle tasse” – rappresentato da Monti e da Casini – per tornare a votare Berlusconi.

I voti dei moderati delusi da Monti e Casini, come già accennato, vanno verso Berlusconi e non verso il Pd. Tra l’altro, il Pd di Bersani ha aperto a Monti e a Casini e, quindi, è illogico che possa intercettare i voti di chi sta abbandonando Monti e Casini. E allora?

Allora la tesi potrebbe essere un’altra. In primo luogo, la nascita di un movimento politico di Sinistra alla Sinistra del Pd. E’ uno scenario che il Partito di Bersani avrebbe voluto evitare. Non a caso, uno ‘scandalo’ ha distrutto Italia dei Valori di Di Pietro, mentre una Vendola – ripetiamo, per motivi ‘misteriosi’ – è stato attratto nell’orbita del Pd.

Bersani non si aspettava che, alla sua sinistra, venisse fuori un movimento politico agguerrito. E invece è successo: Antonio Ingoia è ormai il leader di un Partito che raccoglie consensi in tutta la Sinistra italiana che il Pd di Bersani non rappresenta più: tra i Partiti comunisti (da Rifondazione ai Comunisti italiani), tra gli ambientalisti e, poi, tra i tanti movimenti, dagli Arancioni del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, al Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Si dirà: sono tante piccole ‘isole’. Vero. Però sono tanti e agguerriti. E sono, soprattutto, una sponda destinata a calamitare, se non tutto, una buona parte dell’elettorato di Sel, perplesso e deluso dalla svolta ‘governativa’ di Vendola.

Basta seguire il dibattito in corso su facebook tra i militanti – e, in parte, tra gli ex militanti di Sel – per capire che l’alleanza tra il Pd e Vendola è stato un gravissimo errore politico.

Insomma: Bersani ha di nuovo un competitore a Sinistra e non aveva più motivo di tenere le carte coperte. Perché a Sinistra perderà un sacco di voti. 

Ma ci potrebbe essere un secondo motivo che avrebbe spinto il segretario del Pd – candidato alla guida del nostro Paese in caso di vittoria – a spingerlo a scoprire le proprie carte. Ovvero la necessità di lanciare un messaggio alle Massonerie finanziarie che ormai si sono impossessate dell’Unione Europea.

Ormai è chiaro, infatti, che Monti e Casini ‘veleggiano’ con il vento in poppa verso una sconfitta che si annuncia pesante. Monti viene percepito sempre di più come il ‘leader’ del “Partito delle tasse”. Farà un tonfo e si trascinerà nella caduta l’Udc.

L’idea Monti e Casini possano prendere il 25 per cento è tramontata. Assieme, forse, raggiungeranno il 10 per cento (e non è nemmeno detto: potrebbero scendere ancora più giù, specie se Berlusconi continuerà a guadagnare consensi, anche per l’ingenuità di chi lo sfida sul terreno mediatico).

Sull’altro fronte, il Pd di Bersani non sembra più vincente. Un conto, infatti, è essersi sbarazzato di Italia dei Valori e di Sel di Vendola e andare al voto senza nessuno alla propria sinistra, altra e ben diversa cosa è presentarsi al cospetto degli elettori con a Sinistra l’agguerrita formazione politica di Ingoia.

La verità è che Bersani non si aspettava di vedersi contro, alla sua Sinistra, una formazione politica così agguerrita:cosa, questa, che rischia di creargli problemi enormi al Senato. Per non parlare del Movimento 5 Stelle.

Negli ultimi due mesi il Movimento di Grillo è quasi del tutto scomparso dei media. Diciamola tutta: se ne hanno parlato, lo hanno fatto per parlarne male: per sottolineare scissioni, polemiche e ipotetiche perdite di consensi (secondo i sondaggi, i grillini sarebbero precipitati dal 20 al 10 per cento: c’è da crederci?).

E’ in questo scenario che è maturata la vicenda del simbolo:un tentativo disperato di mettere fuori gioco – cioè fuori dalla competizione elettorale – una formazione politica che in Sicilia,tanto per fare un esempio, è ormai il primo Partito politico.

Un’altra verità, fino ad ora non ‘gettonata’, è che l’alleanza tra il Movimento politico di Ingoia e il Movimento 5 Stelle fa paura.

Dunque, sono questi, in sintesi, i motivi che hanno spinto Bersani, Casini e Monti – che sono sempre stati alleati – a scoprire le carte: da un lato la presenza a sinistra del Pd, di una formazione politica agguerrita; dall’altro, il fatto che tutt’e due gli schieramenti (il Pd di Bersani e l’accoppiata Monti-Casini) sono ormai in fase calante.

Se la situazione è questa, tanto vale dire agli elettori: badate che siamo insieme, Vendola non conta nulla, la nostra linea politica è questa. Un messaggio che ‘tranquillizza’ anche le Massoneria finanziarie europee che ormai sanno che la continuità del Governo Monti è assicurata dalla triade Bersani-Monti-Casini.

Ce la faranno a convincere gli italiani? La partita è aperta. Manca un mese e mezzo circa al voto. E Bersani si è assunto la responsabilità di dire al proprio elettorato che il suo Governo sarà la diretta continuità del Governo Monti. Lo seguiranno?

In fondo, lo scenario è più chiaro. Bersani da un lato e Monti e Casini dall’altro lato non avrebbero mai vinto da soli. Tanto vale provarci insieme.

Berlusconi, alla fine, benché in ascesa, è solo. Guadagnerà voti. Ma non potrà mai battere Bersani, Casini e Monti messi insieme. A meno che non si dovesse verificare un ‘miracolo’ simile a quello del 1994. 

Da questa operazione esce completamente ‘schiacciato’ Sel Vendola, destinato a scomparire.

Resta l’incognita dell’asse Movimento 5 Stelle-Movimento di Ingroia. E, soprattutto, resta da capire se gli italiani, alla fine, in maggioranza, voteranno di nuovo Monti, l’uomo che ha portato il nostro Paese al disastro finanziario. Il capo di un Governo che ha massacrato gli italiani con le tasse e, contemporaneamente, ha fatto lievitare il debito pubblico sopra i 2 mila miliardi di euro.

Vorremmo sbagliarci, ma a nostra avviso l’asse Bersani-Monti-Casini a un mese e mezzo dal voto potrebbe rafforzare Berlusconi. Cerchiamo di motivare la nostra tesi.

L’Italia non è mai stato un Paese ‘rivoluzionario’. Le elezioni, da noi, si vincono al centro. Con un’offerta politica variegata, i moderati si sarebbero divisi tra il Pd di Bersani (che ormai è un Partito di centro), l’asse Monti-Casini e Berlusconi. Con l’alleanza Bersani-Monti-Casini i moderati che considerano nefasta l’esperienza di Monti – e in Italia, tra i moderati, a pensarla così sono in tanti – potrebbero di nuovi rivolgersi al Cavaliere.

Scoprendo le carte in netto anticipo, Bersani ha consegnato tutto l’elettorato moderato anti-montiano a Berlusconi. Un errore strategico che potrebbe costargli caro. 

Ecco perché, a nostro avviso, la mossa di Bersani, Monti e Casini, di presentarsi come alleati a un mese e mezzo dal voto, è sbagliata.

 

 

 

Redazione

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