Potrebbe essere questa la volta buona per riabilitare la pubblica amministrazione agli occhi dei cittadini? È uno dei tanti quesiti che si pone di indagare Innovazione per l’Italia, il centro studi sulla sanità e la pubblica amministrazione, che ha organizzato una due giorni di lavori per affrontare i temi che ruotano attorno al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un piano con molte aspettative e che insieme porta con sé molti dubbi, quelli legati alla capacità da parte delle varie amministrazioni, locali e nazionali, di sapere intercettare i fondi provenienti – via Roma – dall’Europa.
«L’Europa ci impone un metodo: vi diamo i soldi se fate le riforme – dice il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, intervenuto durante i lavori – Noi con l’Europa abbiamo questa condizione, periodicamente dobbiamo andare da chi ci dà i soldi dicendo quali obiettivi concordati, quali riforme sono state fatte. Riforme nei tempi stabiliti in cambio di soldi. Non si scappa, per questo confido questa sia la volta buona. Per quello che concerne il ministero, posso dire che ci saremo e che ci sono e saremo accanto alle amministrazioni e agli enti e offriremo assistenza anche tecnica per far sì – prosegue – che non ci siano casi con poche adesioni ai bandi a causa della difficoltà nel preparare un progetto valido». Il riferimento nello specifico è al bando sugli asili nido, molto poco partecipato, soprattutto al Sud, a causa di amministrazioni locali non pronte, ma sono parole che calzano anche per quello che riguarda la figuraccia fatta dalla Sicilia nel bando che avrebbe consentito il rinnovo della rete idrica, con tutti i progetti inviati da Palermo bocciati, con una grande occasione persa.
Tra i temi sul tavolo anche la mancanza di fiducia che il cittadino ha nei confronti della pubblica amministrazione. Per il ministro, lavorare nelle istituzioni pubbliche deve «essere sexy per i nostri giovani, che dobbiamo portare a comprendere l’enorme valore che ha lavorare per la propria comunità, per il proprio Paese». Ma come ricorda Massimo Russo, presidente onorario di Innovazione per l’Italia, «qui in Sicilia la visione del posto nelle istituzioni più che sexy è stata pornografica. Non possono essere certo cancellati con un colpo di spugna e rapidamente anni e anni di inefficienza, ritardi, anche colpevoli, e diffuse abitudini clientelari. Il Pnrr – commenta Russo – promuove con forza un’azione indirizzata alla semplificazione delle procedure burocratiche per rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa e ridurre tempi e costi per cittadini e imprese. Ma è necessario un nuovo approccio, che vada in direzione di un’amministrazione che sia alleata del cittadino, sostenendone i bisogni e rispondendo alle sue domande, passando dalla cultura dell’adempimento a quella dei risultati e che si adottino anche metodologie di monitoraggio dei tempi di attraversamento delle procedure e l’introduzione di un più efficace sistema di valutazione della performance per i dipendenti pubblici».
Innovazione per l’Italia ha anche commissionato un’indagine per comprendere la percezione che i siciliani hanno delle istituzioni. «La percezione del cittadino siciliano – spiega Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, che ha compiuto lo studio – rimane quella di un’amministrazione di fatto inefficiente, che vede la pubblica amministrazione principalmente, come un ostacolo allo sviluppo (54,3 per cento), mentre l’81,1 per cento la considera lontana e il 91,5 per cento lenta, farraginosa (86,0 per cento) e nemica (77,3 per cento). Il giudizio poco lusinghiero diventa ancora più sferzante, se si leggono le risposte date dai ceti imprenditoriali, che confermano la pubblica amministrazione regionale come un vero e proprio ostacolo allo sviluppo per il 70,3 per cento per cento».
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