Pensioni, migliaia di persone oggi in corteo Landini: «Pietro Grasso candidato? Auguri»

Erano attese circa 10mila persone oggi a Palermo con 80 pullman da tutta la Sicilia. Operai, i lavoratori del pubblico impiego, edili, braccianti e pensionati, in piazza Croci a Palermo, per lo sciopero nazionale contro la riforma delle pensioni organizzato dalla Cgil con manifestazioni in cinque piazze del Paese, dal capoluogo siciliano alla Capitale, passando per Bari, Cagliari e Torino. Al corteo diretto in piazza Verdi partecipa l’ex leader della Fiom Maurizio Landini, oggi componente della segretaria nazionale della Cgil. 

In piazza gli agricoltori hanno in testa un cappello di paglia e barbe bianche simbolo di una pensione simile a una chimera: «arriveremo all’età della pensione da vecchi o forse mai» dicono mentre tengono in mano lo striscione della Flai Cgil. «L’obiettivo è portare in questa piazza circa 10 mila persone – dice Saverio Piccione responsabile organizzazione della Cgil Sicilia – abbiamo organizzato circa un centinaio di pullman da tutta l’Isola». Ad aprire il corteo lo striscione con scritto «Pensioni i conti non tornano», con in testa i leader sindacali. In piazza Verdi è in programma un comizio dal palco oltre agli interventi dei sindacalisti ci sarà il collegamento video da Roma con la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso. 

«Non sarò all’assemblea di sinistra italiana domani a Roma», ha detto l’ex leader della Fiom alla domanda su cosa pensa dell’ipotesi di candidatura del presidente del Senato Pietro Grasso a premier in vista delle politiche per la Sinistra, Landini risponde: «Ribadisco per quello che ci riguarda che la Cgil è un sindacato autonomo e indipendente dalle forze politiche tale deve essere. Auguro a Grasso se sceglie questa esperienza di ottenere risultati migliori». «Per quello che ci riguarda il punto è che il lavoro i diritti delle persone tornino al centro dell’agenda politica – aggiunge – Bisogna fare in modo che la cultura del lavoro e dei diritti torni a essere trasversale per tutte le forze politiche». 

«I disastri di questi anni – prosegue – e cioè aver cancellato lo statuto dei lavoratori, aumentato la precarietà, è cancellato le pensioni sono il frutto del fatto che è prevalsa una cultura politica che fa del mercato il centro di tutto». «Allora credo – conclude – che recuperare una rappresentanza del lavoro significa cambiare la cultura. Se aumentano le forze politiche che mettono al centro dell’agenda politica il lavoro per cambiare il paese per noi è positivo. Giudichiamo i governi per quello che fanno e non per quello che dicono. Siamo al paradosso che chi per anni è stato al governo ci spiega che cambia le cose quando sarà al governo. È divertente».

Redazione

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