Pedara, cadaveri di galline esposti fuori da una villetta «Dentro anche un cane morto, sembra una vendetta»

I cadaveri di sette galline appesi alla ringhiera di una villetta e, all’interno, un cane morto. È la scoperta fatta nella ieri mattina da chi percorreva via Tarderia, a Pedara. Di fronte alla frequentata fontana pozzo Magrì. «Una ritorsione sui randagi che frequentano la zona e che alcuni residenti ritengono i responsabili di aggressioni a volatili da cortile e alle pecore», secondo Bianca Biliaco, presidente dell’associazione Lida Catania. I corpi degli animali sono stati sequestrati dall’Asp per verificare le cause della morte. Saranno effettuate analisi anche su alcuni bocconi di carne – col sospetto che siano esche avvelenate – ritrovati sul prato dell’abitazione. Sul posto sono intervenuti vigili urbani e carabinieri, a cui è toccato anche sedare un animato litigio tra i volontari e un residente che aveva esclamato: «I randagi devono morire tutti». Ad aiutare le indagini potrebbero essere le immagini della videosorveglianza. Dalle associazioni di volontariato, intanto, arrivano le critiche al Comune per i ritardi nella gestione del randagismo.

«Il gesto di un sadico esibizionista», «una vendetta contro i randagi» oppure entrambe le ipotesi. Ma per chi si trovava sul luogo resta «un’immagine shock difficile da dimenticare». Sette galline – «con evidenti segni di morsi addosso», racconta una testimone a MeridioNews – appese, legate per la zampa con uno spago, alla ringhiera di una villetta. Solitamente frequentata dai randagi di Pedara e di proprietà di un uomo «che li ha sempre benvoluti». Alla scoperta – fatta dai volontari che quotidianamente si occupano dei cani – ne ha fatto seguito un’altra. Sul prato circondato dalla ringhiera è stato ritrovato un cane, morto. «Fiocco era un meticcio bianco e buonissimo – sostiene Maria Rosa Fontana, una volontaria – Zoppicava da tempo e non avrebbe fatto del male a nessuno». Poco distante dal corpo «c’erano alcune polpette di carne». 

Non è il primo episodio di violenza a danno di animali che avviene nella cittadina pedemontana. «In due anni – continua Fontana – abbiamo visto cani bruciati e altri scuoiati vivi». Oltre allo shock, anche momenti di tensione sul luogo del ritrovamento. «C’è stato un residente che ha urlato contro i volontari accorsi davanti alla villetta – sostiene Aurora Bruno, esponente delle associazioni a difesa degli animali – dicendo “I randagi devono morire tutti, mi ammazzano le galline“». Lo stesso che qualche giorno prima «mentre davo loro da mangiare, proprio vicino alla fontana dove sono soliti riunirsi in branco, mi ha avvicinata rimproverandomi “Se i cani ammazzano i miei animali è anche colpa sua”». Le forze dell’ordine hanno dovuto dividere l’uomo dai volontari per evitare una rissa. Le indagini per fare chiarezza sulle ragioni e sulle responsabilità dell’accaduto sono in corso. 

Dall’Asp intanto sono attesi i riscontri sui cadaveri delle galline e del cane, oltre che sui bocconi di carne rinvenuti sul prato della villetta. Il sospetto è che le galline siano state azzannate e il cane ucciso da un’esca avvelenata. Ma servono le conferme scientifiche per poterlo affermare e procedere con le ipotesi investigative. Un aiuto potrebbe arrivare dalle telecamere di videosorveglianza che monitorano la zona. «Se sono attive – dice Bianca Biliaco dell’associazione Lida, che si occupa dei randagi per il Comune di Pedara – avranno certamente inquadrato il responsabile». L’episodio ha ravvivato i rimproveri delle associazioni animaliste verso l’amministrazione comunale «che ha sottovalutato il fenomeno del randagismo – riprende Fontana – ritardando la sterilizzazione dei cani». La cui popolazione «è aumentata, con la conseguenza di esasperare gli animi dei cittadini». Gli animalisti chiedono risposte al sindaco e alla polizia municipale. Ma i telefoni di Comune e vigili urbani – chiamati da MeridioNews – suonano a vuoto.

Marco Di Mauro

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