Pd, verso le dimissioni di Franco Rinaldi da deputato questore?

Più che uno scontro sembra un braccio di ferro. Da una parte c’è il presidente della Regione, deciso più che mai a ‘capitalizzare’ in termini politici la propria esperienza di Governo. Provando a rendere sempre più stabile e sempre più radicato nel territorio il proprio Movimento politico: il Megafono. Dall’altra parte c’è il Pd siciliano, di fatto fuori dalla ‘stanza dei bottoni’ della Regione, che lavora per un Governo ‘politico’ (leggere presenza di esponenti dello stesso Partito democratico nella Giunta).

La partita non è semplice. Perché il governatore, piaccia o no, ha il coltello dalla parte del manico. Per almeno due motivi: sa che il Pd non lo può abbandonare; sa che lo stesso Pd vuole entrare in Giunta.

Ieri, a Palermo, durante i lavori della direzione regionale del Partito democratico siciliano, Crocetta non ha concesso nulla. E ha lasciato intendere che, in questa fase, non ha alcuna intenzione di avviare il rimpasto del Governo. Il Pd siciliano, almeno per ora, resta fuori dalla Giunta.

Il Pd agisce su un altro fronte: il “no” alla doppia militanza. Proprio ieri è stato approvato un documento, con soli sei voti contrari (quelli di Beppe Lumie e dei suoi pochi amici che ha ancora tra i vertici del Pd), che dice, appunto, “no” alla doppia militanza. Della serie: o si sta con il Pd o si sta con il Megafono. Di fatto, con il documento approvato ieri, Crocetta e Lumia sembrano fuori dal Pd.

Se, da un lato, Crocetta tiene sulla corda il Pd, bloccando il rimpasto e la possibile entrata in Giunta di esponenti di questo Partito, dall’altro lato il presidente della Regione, con il “no” alla doppia militanza di ieri è costretto ad operare, almeno nei riguardi del Pd, con margini più ridotti.

Con molta probabilità, Crocetta proverà a riallacciare i rapporti con il Movimento 5 Stelle. Al di là di quello che appare, il filo tra il Governo e i grillini non sdi è mai interrotto.

Certo, su alcuni argomenti, il Movimento 5 Stelle è venuto allo scoperto, in certi casi attaccando il Governo. Su altri punti, però, i grillini di Sala d’Ercole, come dire?, si sono voltati da un’altra parte. Emblematici i ‘casi’ degli avvocati Claudio Alongi e Stefano Polizzotto: commissario dell’Aran il primo, ex Capo della Segreteria Tecnica della presidenza della Regione il secondo. Due protagonisti di vicenda molto ‘scottanti’ (Polizzotto è stato costretto a dimettersi dalla Segreteria Tecnica).

Qualche osservatore ha fatto notare il silenzio del Pd sui ‘casi’ Alongi e Polizzotto. Ma su queste due vicende, è inutile girarci attorno, c’è anche il silenzio del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle.

La tesi che i giovani deputati grillini non siano ‘ferrati’ in fatti amministrativi è da scartare a priori. Perché i parlamentari del Movimento, benché giovani e neofiti, hanno dimostrato di essere bravi. Insomma…

Anche sui rifiuti, se proprio la dobbiamo dire tutta, i grillini dell’Ars, pur mantenendo la proprio posizione – fermamente contraria alle discariche – almeno fino ad ora, non hanno avviato un fuoco alzo zero contro la linea del Governo Crocetta, che di nuove discariche ne prevede addirittura 18! Per non parlare di un comunicato stampa di circa una settimana fa diramato sempre dai grillini, proprio a proposito dei rifiuti. Dove si critica la presenza dei privati nel settore, ma non si fa il nome del vice presidente di Confindustria Sicilia, uomo forte del ‘Gruppo di Caltanisetta’ di Antonello Montante.

Insomma, Crocetta dovrebbe proseguire con la linea “un uomo solo al comando” (leggere Governo regionale dove comandano lui e Lumia). Provando a coinvolgere il Movimento 5 Stelle nei giochi ‘consociativi’.

I rapporti tra Pd e Megafono, ieri, non hanno fatto venire meno l’analisi di altri problemii. A cominciare dalla questione morale, dopo l’esplosione del ‘caso’ Messina, ovvero arresti e sequestri nel mondo della formazione professionale che coinvolgono direttamente esponenti del Pd, a cominciare dal parlamentare nazionale, Francantonio Genovese.

Ieri, durante i lavori della direzione regionale del Pd, è passato un’indicazione precisa: chi è coinvolto pesantemente in vicende poco edificanti deve lasciare gli incarichi che ricopre per conto del Pd. Messaggio chiaro per Franco Rinaldi, cognato di Genovese, che dovrebbe lasciare il posto di deputato Questore all’Ars.

Un altro tema emerso con forza è il conflitto di interessi. Che non riguarda solo la formazione professionale, ma anche la sanità, l’energia, i rifiuti, l’acqua e via continuando.

Quindi gli incarichi. Ovvero l’applicazione del decreto legislativo n. 39, entrato in vigore il 4 maggio scorso. Un provvedimento (che riguarda sempre il conflitto di interessi) che introduce la cosiddetta “inconferibilità” degli incarichi dirigenziali. In pratica, il Governo regionale (ma il discorso riguarda tutte le amministrazioni pubbliche) non potrà più conferire incarichi a dirigenti regionali presso enti o società riconducibili alla stessa Regione (per il Governo Crocetta si tratterà di revocare decine di incarichi per conflitto di interessi).

Non si è parlato, invece, di come eleggere il segretario regionale. Per questo argomento bisognerà aspettare il 31 luglio, quando si riunirà la direzione nazionale del Partito.

Stando a quello che si legge sui giornali, il nuovo segretario nazionale dovrebbe essere eletto con le elezioni primarie aperte a tutti. Mentre per i segretari regionali l’elezione potrebbe essere ristretta agli iscritti al Partito.

 

Redazione

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