PD, un dato è certo: l’armata Brancaleone pro-Fausto Raciti ha paura del voto nei gazebi

I RENZIANI E I CUPERLIANI, CHE PENSAVANO DI VINCERE AL PRIMO TURNO, ADESSO NON SONO SICURI DI NULLA. COSI’ VORREBBERO ‘ADDOMESTICARE’ L’ELEZIONE DEL NUOVO SEGRETARIO REGIONALE. MA…

di Carmelo Raffa

Le tensioni esplose all’interno del Partito Democratico siciliano stanno culminando in una involuzione delle regole, perché la maggioranza che sostiene la candidatura di Fausto Raciti alla segreteria regionale del PD siciliano – meglio denominata nuova armata Brancaleone – ha paura di affrontare la situazione in un momento in cui si respira nel Paese ed in particolar modo nell’Isola un profondo malcontento dei confronti del nuovo segretario Matteo Renzi. Quest’ultimo, dopo essere stato eletto nelle primarie dell’8 dicembre scorso, ha iniziato attuando una politica totalmente incoerente con gli impegni contratti durante le primarie e ciò sposando in pieno le regole per le riforme elettorali dettategli da Silvio Berlusconi. Per poi proseguire con continui compromessi all’interno ed all’esterno del suo stesso Partito.

In Sicilia un’altra persona che fa parte del fronte pro Raciti porta il nome di Rosario Crocetta e risulta impopolare nella stragrande maggioranza dei siciliani che constatano sempre più la sua gestione della Regione che sprofonda ogni giorno di più. Infatti dalle promesse di Crocetta emergono quotidianamente solo parole, mentre nei fatti si denotano sempre più tagli occupazionali e decrescita economica.

E’ in questo scenario che l’armata bracalone che sostiene Raciti intenderebbe trasformare in farsa le consultazioni del 16 febbraio per l’elezione del segretario del PD dell’Isola.

Nei giorni scorsi si erano già denotati malumori sulla gestione della prima fase congressuale che ha visto, col voto dei soli tesserati, esclusi i candidati renziani Giuseppe Lauricella e Antonio Ferrante. Giuseppe Lauricella ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo: “Non si possono fare altri passaggi congressuali se prima non si chiariscono certi aspetti oscuri: tesserati che hanno votato e il cui voto non risulta, altri riconosciuti e legittimati a votare”.

Nella fase due dei tre candidati che affronteranno le primarie è venuta ieri una dichiarazione di Antonella Monastra che fa denotare il clima di confusione e di panico all’interno dell’armata Brancaleone che oggi vorrebbe fare passare una linea finalizzata ad avere primarie ‘addomesticate’ con pochissimi gazebi e quindi con pochissimi fedelissimi elettori. Antonella Monastra, che è stata eletta consigliere comunale con i voti e non nominata com’è avvenuto con Fausto Raciti che è parlamentare nazionale, ha affermato: “Se nella riunione del comitato del PD Sicilia – prevista oggi alle ore 15,30 – non dovesse essere garantito il voto democratico e trasparente attraverso i gazebi, io sono pronta a ritirare la candidatura”

L’altro candidato – Giuseppe Lupo – se passerà il metodo delle primarie ‘addomesticate’ che farà? Si farà massacrare sull’altare delle convenienze verticistiche renziane o ritirerebbe anche lui la candidatura? Nelle prossime ore ne sapremo di più.

In questo momento quello che constatiamo è che c’è una profonda delusione tra il popolo che l’8 dicembre ha incoronato Matteo Renzi segretario nazionale del Partito Democratico. Il dubbio di molti tesserati e militanti del PD è che abbiano eletto alla segreteria nazionale una figura molto simile a quella di Silvio Berlusconi.

In Sicilia, poi, i dubbi sono ancora più forti. Sono in tanti a cominciare a pensare che Renzi, magari sorretto dal ‘pensiero debole’ di qualche dirigente del PD siciliano, possa pensare del ‘popolo’ del PD di Sicilia: “Lu populu è minchia e s’abitua prestu”.

Forse Matteo Renzi dovrebbe cominciare a considerare che dalla Sicilia sono partiti, nel passato, moti che hanno rivoluzionato il Paese e che da qui, se non rientra nei giusti binari, potrebbe iniziare la sua disfatta.

Redazione

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