Quando le liti in famiglia diventano troppo accese, perché non si arrivi allo scontro è necessario che qualcuno intervenga a fare da paciere. Con questo spirito, alcuni deputati in casa Pd provano a superare le divisioni e «creare le condizioni per fare sintesi».
Nasce dunque all’Ars, in seno al gruppo del Partito Democratico, un nuovo spazio politico promosso da quattro deputati, Baldo Gucciardi, Giuseppe Arancio e Michele Catanzaro, capitanati da Nello Dipasquale. L’obiettivo, precisano, è anche quello di «ricominciare a parlare di temi, di problemi dei territori e di tutta la Sicilia», provando ad archiviare dunque la stagione fratricida.
Dipasquale sottolinea più volte che «non si tratta di una nuova corrente, ma di uno spazio politico dentro il Pd. Questa deve essere la casa dei progressisti, ma anche dei moderati perché questo è il dna del Partito democratico». Insomma, fuori dal politichese, né con Peppino Lupo, né con Davide Faraone. O, quantomeno, in mezzo alle due correnti in piena guerra.
Tant’è che, a domanda sulla richiesta avanzata dall’ex vicesegretario Antonio Rubino di dimissioni del capogruppo Lupo, Catanzaro taglia corto: «Non è all’ordine del giorno». E allo stesso modo, a domanda questa volta rispetto alla provocazione lanciata da Dipasquale, secondo cui «se Faraone non si candida, allora mi candido io», lo stesso Dipasquale ammette: «Fossi stato in Faraone avrei preso atto del commissariamento e avrei rilanciato la mia candidatura alle primarie».
In ogni caso i deputati dem sottolineano che il loro progetto di ripartire dai territori non nasce dalla defenestrazione di Faraone, ma diversi mesi prima, proprio con l’obiettivo di ricucire le divisioni. Con un appello chiaro a Faraone e ai suoi di non uscire dal partito: «Non vedo spazi al di fuori del Pd», dice Dipasquale.
Le alleanze coi Cinque Stelle? «All’Ars – ammettono ancora – capita di convergere perché siamo entrambi all’opposizione. Ma a livello nazionale siamo alternativi a questo governo». Il gruppo esprimerà un proprio candidato alla segreteria regionale? «Il congresso non deve essere un momento di guerra: tutti insieme dobbiamo lavorare a un segretario che sia davvero la sintesi di tutti. Noi vogliamo dare un contributo per creare le condizioni per un segretario unitario, tutto qui».
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