PD: in cinque in corsa per la segreteria regionale del Partito in Sicilia

ROMA CATAPULTA IN SICILIA FAUSTO RACITI. SUBITO APPOGGIATO DAI ‘BIG’ DEL PARTITO DELL’ISOLA. UN MOTIVO IN PIU’ PER NON VOTARLO. POI CI SONO ANTONIO FERRANTE, RENZIANO ‘PENTITO’, GIUSEPPE LAURICELLA, ANTONELLA MONASTRA E IL SEGRETARIO REGIONALE USCENTE, GIUSEPPE LUPO

Sono cinque i candidati alla segreteria regionale del PD siciliano (si vota il 16 febbraio):  Antonio Ferrante, Giuseppe Lauricella, Giuseppe Lupo, Antonella Monastra e Fausto Raciti. Il segno che il PD è un partito vivace. Nonostante una linea politica debole, a Roma come a Palermo. A Roma ‘inginocchiato’ di fronte ai poteri forti. A Palermo pure (incredibile l’acquiescenza di tutti i dirigenti di questo Partito ai militari americani che a Niscemi hanno già alzato la prima parabola).

Insomma questo Partito Democratico, a Roma come a Palermo, non è il grande Pci. E nemmeno la grande Dc. E’ un Partito che, in Sicilia, si attesta sul 12 per cento dei consensi o giù di lì. Un Partito medio e non un grande Partito. Una forza politica che merita fino in fondo i voti che non prende più, visto che – tranne poche eccezioni – a Roma come a Palermo, si guarda bene dal patrocinare le grandi questioni sociali. Soprattutto in Sicilia.

Chissà, magari qualcuno dei cinque candidati si ricorderà del Muos di Niscemi. Chissà, magari scopriremo che c’è ancora qualche dirigente del PD siciliano che si ricorda ancora di Pio La Torre e non è ‘inginocchiato’ al cospetto del Muos. Chissà.
Chissà, magari c’è ancora qualche dirigente che si ricorderà che, all’Ars, è già volato via un anno di legislatura e l’acqua è ancora nelle salde mani dei privati. Chissà.
Chissà, magari nel PD siciliano c’è ancora qualcuno che immagina una politica in Sicilia senza cercare i voti dei precari. Chissà. A giudicare da quello che si è visto nella riunione di ieri sera non c’è da aspettarsi molto.

Vediamo, adesso, per grandi linee, chi sono questi cinque candidati. Il favorito è stato ‘calato’ direttamente da Roma, come nella ‘migliore’ tradizione del vecchio Pci: si tratta Fausto Raciti, che domani presenterà la propria alle 11,00 nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella sede regionale del PD, Via Bentivegna, 63, Palermo.

A quanto pare, dietro di lui, ci sono quasi tutti i big siciliani, renziani e cuperliani. Un buon motivo per non votarlo, se è vero che questi ‘big’ hanno portato il PD siciliano allo sfascio attuale. Un partito che non ha aperto bocca sull’inquietante vicenda del Muos, che finge di volere il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e che riesce a farsi sistematicamente raggirare dal governatore dell’Isola, Rosario Crocetta, e dai suoi ‘lanzichenecchi’. 
Lui, Raciti, il catanese di Acireale, ma ragusano di nascita, ‘paracadutato’ a Roma nella giovanile del Partito e adesso ‘paracadutato’ in Sicilia da Roma somiglia tanto a un certo Pietro Folena, che alla fine degli anni ’80 del secolo scorso venne mandato a guidare il Pci-Pds siciliano senza grande fortuna.

Raciti mette le mani avanti e si sente già la vittoria in tasca: “Sono molto preoccupato per il futuro della Sicilia. Lavoro da mesi affinché il PD siciliano sia unito, aperto, e serio. Stasera (ieri sera, per chi legge ndr) dimostra di essere una forza divisa tra correnti, non aperta alla società e poco adatta ad affrontare i problemi gravi che ha la nostra Sicilia. Qui l’8 dicembre sembra non esserci mai stato e il vento di cambiamento sembra essersi fermato nello Stretto di Messina”.
Ma come lo vorrebbe cambiare Raciti il PD siciliano? Avviando una grande battaglia sociale contro il Muos di Niscemi? Promuovendo l’acqua pubblica? Domani ne sapremo di più.

Un po’ più concreto Antonio Ferrante, imprenditore agricolo, già renziano (e il fatto che non lo sia più è una garanzia, considerato che Renzi, insieme con Berlusconi, patrocina oggi la legge elettorale Porcellum Atto II, con la ‘benedizione’ di Bilderberg)  “Una candidatura per ricominciare dalla trasparenza, dai giovani, dai temi che interessano i siciliani, dalla partecipazione, dalla realtà”, dice Ferrante.
Un nome, quello di Ferrante, figlio dei contenuti della mozione “#Ricominciamo dalla Sicilia”, pubblicata negli scorsi giorni su Facebook all’indirizzo: www.facebook.com/pages/Ricominciamo-dalla-Sicilia/277201242432780?fref=ts.
“Mi candido – dice Ferrante – per cambiare il PD dal basso, Ricominciando dai territori e con l’obiettivo di rendere concreta la parola cambiamento. Attendo di potermi confrontare pubblicamente con gli altri candidati, per potere fare conoscere, senza filtri, all’elettorato delle primarie, il mio programma. Permettendo così a chi vorrà voptarci di informarsi direttamente e di scegliere in piena libertà”.

Il terzo candidato è Giuseppe Lauricella. Figlio d’arte (suo padre, Salvatore Lauricella, è stato uno dei leader nazionali del Psi ed ex presidente dell’Ars). Non sembra ben messo. Se non altro perché nel PD di socialisti se ne contano pochissimi.

La quarta candidata è Antonella Monastra. Potrebbe anche risultare simpatica. ma noi abbiamo la memoria lunga: se non ricordiamo male, si è candidata alle primarie del centrosinistra di Palermo, nel 2012, per fare perdere Rita Borsellino nella corsa a Sindaco di Palermo.

Il quinto candidato è Giuseppe Lupo, segretario regionale uscente. E’, senza dubbio, il migliore dei candidati in campo. Uno dei pochi che ha provato a opporsi alla prepotenza dei cari Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia. Certo, da segretario del Partito, ha dovuto ‘sciropparsi’ il disastro politico (e non soltanto politico) del governatore dell’isola, Rosario Crocetta. Ma è l’unico che gliel’ha cantate.

La sua è una candidatura coraggiosa. Sostenuta dalla Cisl e da altri ‘pezzi’ del PD. Ma, in questo passaggio, se la dovrà vedere contro i ‘romani’ che del PD siciliano hanno sempre fatto ‘carne di porco’, così come, a partire dal 1989, hanno fatto ‘carne di porco’ del Pci-Pds.

Intanto tra i renziani siciliani c’è già un dissidente ‘pesante’: è Fabrizio Ferrandelli, parlamentare regionale, l’unico ad aver intrapreso una battaglia contro il Muos di Niscemi. Dice Ferrandelli: “Sono preoccupato per il futuro della Sicilia. Lavoro da mesi perché il partito sia unito, aperto, e serio. Stasera (ieri sera per chi legge ndr) il PD dimostra di essere una forza divisa tra correnti, non aperta alla società e, con 5 candidati, poco adatta ad affrontare i problemi gravi che ha la nostra terra”.
Anche il capogruppo all’Ars  del Partito, Baldo Gucciardi, sembra pessimista: “Ho lavorato con Cracolici e Faraone per l’unità del partito – dice -. Mi spiace vedere che nonostante questo si sia arrivati ad un numero così alto di candidature”.

Redazione

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