Il Patto per Catania porterà 332 milioni di euro nelle casse del Comune. Ma dall’accordo siglato tra il sindaco Enzo Bianco e il presidente del Consiglio Matteo Renzi restano fuori quasi del tutto le città che fanno parte della città metropolitana catanese, che ancora non è stata istituita. «Per questo è normale che dall’accordo restino fuori gli altri Comuni», dice a MeridioNews il primo cittadino di Riposto Enzo Caragliano. Sulla stessa linea diversi altri suoi colleghi. Mentre diversa è la valutazione dell’ex sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi: «Ci si è dimenticati delle periferie, a differenza di quanto avveniva in passato con la gestione della Provincia».
Il più deluso tra i sindaci della futura area metropolitana catanese è quello di Belpasso, Carlo Caputo, che giudica il Patto per Catania «positivo per metà». Nell’intesa sottoscritta al teatro Vincenzo Bellini, anche se in parte marginale, c’entra pure il territorio che amministra: «La realizzazione di una strada che porterà da Catania a Nicolosi, passando per Belpasso, è importantissima e potrà avere dei risvolti positivi per la nostra zona», spiega. Ma non c’è certezza che i fondi arriveranno anche nelle casse del Comune pedemontano. «Come pure per il progetto delle acque reflue. Un problema che si manifesta a Catania ma che ha origine nelle città che la circondano», e che dovrebbe prevedere degli interventi «non solo nel capoluogo – conclude Caputo – Ma non ho ancora visto il progetto».
Nelle città del Catanese non mancano i problemi da risolvere e le infrastrutture da costruire. «Ogni città però, per adesso, pensa per sé – risponde il sindaco di Riposto, Caragliano – L’area metropolitana ancora non esiste». Solo una volta divenuta realtà «si potrà parlare di grande progettualità per il territorio», aggiunge. E magari, prendendo spunto dal progetto finanziato per collegare l’Etna a Catania, «pensare a una strada che porti dall’aeroporto di Fontanarossa ai paesi della costa jonica». Non ha fretta neppure il primo cittadino acese, Roberto Barbagallo: «Per parlare degli altri territori ci sarà tempo». Nonostante i progetti finanziati arrivino fino al 2020 e siano stati sottoscritti da Bianco anche per avere impatto sulla città metropolitana. «Importa solo che, una volta in carica, faccia gli interessi di tutto il territorio», conclude.
Dopo il voto dei giorni scorsi all’Ars, anche in Sicilia tocca al sindaco del capoluogo avere, com’è per legge anche nel resto d’Italia, l’autorità sul comprensorio. «Non vorrei che l’attenzione quasi esclusiva data a Catania, in questa occasione, diventi il tratto distintivo della sua gestione», commenta l’ex sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi. Secondo il quale «sarebbe stato più giusto ripartire in maniera equa le risorse». Poco chiaro è infine il criterio di scelta degli interventi da inserire nel Patto: «Al Comune, fino a un mese fa (quando scelse di dimettersi, ndr) non era arrivata alcuna richiesta di presentare interventi da inserire nell’accordo che sarebbe stato firmato con Renzi». Un altro indizio che porta l’ex primo cittadino a una riflessione: «Pensare a Catania è giusto, ma non bisogna dimenticarsi di valorizzare anche le altre aree».
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