Eataly in Sicilia? Non è un mistero che da tempo Oscar Farinetti, a Palermo in occasione della decima edizione di Best in Sicily, il premio ideato dal quotidiano online Cronache di Gusto rivolto alle eccellenze siciliane, che si svolge proprio all’interno del Teatro Massimo, pensa all’apertura di un nuovo polo nell’isola, anche se non sarà a breve scadenza. «Al Sud ci siamo già con l’Eataly di Bari, ma prima o poi arriveremo: non si può non venire nella più bella terra d’Italia, anche se ci vorrà qualche anno. Adesso abbiamo preso degli impegni nel mondo grossi e dobbiamo aprire negli Stati Uniti, in Canada, Russia e in Cina. Verso la fine del 2018 vediamo di farne anche uno qui Sicilia». Ma tra Palermo e Catania, è lo stesso patron ad ammettere che nel mirino c’è quest’ultima: «Per adesso stiamo pensando a Catania anche se ancora non abbiamo progetti precisi: non abbiamo individuato la location, perché al momento dobbiamo guardare al mondo». Ma cos’ha in più il capoluogo etneo? «Sa che non lo so? Palermo è bellissima e mi sembrano entrambe due terre straordinarie: si dice che Catania sia un po’ più votata per gli affari, e Palermo più al turismo, ma non posso dirlo con certezza. Ad ogni modo, nel tempo ci potrà essere spazio anche per due sedi».
Poi il patron di Eataly si sofferma a parlare del capoluogo: «Il Teatro Massimo? Sono senza fiato, è più bello della Scala: mi avevano avvertito, ma di presenza è incredibile». Non nasconde il suo entusiasmo il patron di Eataly Oscar Farinetti. Farinetti, l’imprenditore che ha esportato l’Italia dell’agroalimentare facendone un modello riconosciuto in tutto il mondo, non lesina parole di elogio per la Sicilia e le sue eccellenze siciliane. «Il ‘marchio Sicilia’ è potentissimo – spiega – conosciuto nel mondo quanto il ‘marchio Italia’, se non di più. In assoluto tra quelli regionali è il più noto, grazie a un film di Coppola che tutti hanno visto. Ma non per questo c’è una visione negativa, anzi, la Sicilia è identificata con i suoi prodotti di altissima eccellenza. Bisogna però mettersi insieme, fare rete e andare nel mondo per venderli».
Tra queste, al primo posto colloca l’olio d’oliva «per il numero straordinario e variegato di cultivar, uno tra i migliori del Paese e poi il vino ma, la vera potenza, è l’ortofrutta: siete a una latitudine perfetta e spesso dico che un viaggio in Sicilia vale la pena anche solo per mordere un pomodoro o una melanzana, senza dimenticare la frutta secca». Nonostante queste premesse, alla Sicilia forse qualcosa è mancato in questi anni per mettere a frutto le proprie potenzialità, ed è lo stesso Farinetti, a indicare la via per raggiungere risultati ancora più importanti: «La verità è che serve fare squadra e molto dipende dalle persone. Intanto la Sicilia non fa male: negli ultimi due-tre anni abbiamo notato un grande risveglio nella regione: ci sono dei settori come il vino dove non c’è paragone rispetto a dieci anni fa, e anche il turismo fa registrare numeri positivi, e potrebbero essere ancora moltiplicati per dieci. Le potenzialità della Sicilia sono infinite – conclude – dipende solo dai siciliani, ma è essenziale fare gruppo».
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