Migliaia di disoccupati e molti giovani che fuggono per andare andare all’estero. È questa la realtà lavorativa che si sta vivendo a Paternò, in provincia di Catania, e che riguarda anche il settore agrumicolo. Delle serie ripercussioni che questa situazione di incertezza occupazionale potrebbe avere anche dal punto di vista dell’ordine pubblico hanno discusso questa mattina, all’interno del palazzo comunale, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil – rispettivamente Pino Mandrà, Pippo La Spina e Roberto Prestigiacomo – insieme al sindaco Nino Naso e all’assessore alla Attività produttive, Franco Pennisi.
L’obiettivo dell’incontro era quello di organizzare un tavolo tecnico alla presenza dei rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni di categoria dei produttori agrumicoli e dell’ispettorato del lavoro. «In questo periodo, è in corso la raccolta delle olive – ha detto La Spina della Cisl – e il contratto di lavoro dei braccianti che prevedrebbe il compenso di 70 euro al giorno, non è affatto rispettato. Le paghe sono quasi tutte in nero e non superano mai i 40 euro giornalieri». I metodi di pagamento illegali non sono solo quelli a giornata. «Quelli che vengono pagati a cottimo, per ogni cassetta di olive raccolte guadagnano fra i quattro e i cinque euro». Alcuni datori di lavoro preferiscono la forma di pagamento detta fifty-fifty che prevede che l’intero raccolto venga suddiviso in due parti uguali da dividere fra il proprietario del terreno e i lavoratori a cui è stata affidata la raccolta.
«I lavoratori – ha sottolineato il sindacalista – sono pronti a scioperare, bloccando i magazzini e impedendo che vengano portate fuori dalle aziende le cassette con i prodotti ortofrutticoli, a partire dagli agrumi». Questo se, entro il periodo delle prossime festività natalizie non avranno risposte certe sulle loro precarie condizioni lavorative. «Come si può non rendersi conto – si chiede Roberto Prestigiacomo della Uil – che nelle campagne c’è il 45 per cento di lavoro nero. È necessario intervenire con urgenza», ha detto ricordando anche di quando alcuni lavoratori esasperati avevano tentato di dare fuoco a un furgone con all’interno alcuni braccianti agricoli di nazionalità rumena. «La disperazione fa vedere gli stranieri come concorrenza sleale, visto che alcuni proprietari terrieri li pagano anche solo 25 o 30 euro al giorno per oltre 12 ore di lavoro», ha concluso Prestigiacomo.
Durante la riunione è stata affrontato il tema dramma occupazionale locale che ha colpito molti settori produttivi. Dal caso del call center Qè che ha chiuso con circa 600 lavoratori che hanno perso il lavoro e che adesso fanno fatica a trovare una ricollocazione, a quello di Eurocall con sede a Piano Tavola, dove sono a rischio diversi posti di lavoro. Non va meglio nel settore dell’edilizia in cui in Comune, nell’anno in corso, ha rilasciato meno di cento concessioni a fronte delle oltre 400 che si registravano negli anni precedenti. «Centinaia sono le persone in difficoltà che hanno avviato le pratiche per accedere al reddito di inclusione», hanno sottolineato dai sindacati.
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