Paternò, rigettata richiesta di 48 ex doposcuolisti La battaglia giudiziaria va avanti da un decennio

Si torna a parlare di doposcuolisti a Paternò, gli ex precari della pubblica amministrazione, una cinquantina di unità, che provano a essere assunti dal Comune paternese. Un tentativo, per il momento, non andato in porto, per via del pronunciamento negativo, in primo grado, del tribunale del Lavoro di Catania. Nel dettaglio, a rivolgersi alla magistratura sono stati 48 ex doposcuolisti, allo stato attuale sul libro paga dell’ex provincia di Catania, ma di fatto in servizio presso il Comune di Paternò. Queste persone nel 2013 avevano presentato istanza al tribunale del Lavoro per essere assunti a tempo indeterminato; in subordine, nell’ipotesi che non fosse stato possibile, erano disposti a lavorare anche presso la ex provincia regionale etnea. La giudice Sonia Di Gesù, che ha rigettato la richiesta, entro 60 giorni depositerà le sue motivazioni.

Per fare chiarezza sulla vicenda bisogna tornare alla fine degli anni Settanta, quando la Regione Siciliana creò una figura professionale alquanto ambigua, quella dei doposcuolisti: a Paternò diverse decine di giovani di quel tempo, per tre anni prestarono la loro attività per conto del Comune, ma poi la figura professionale venne cancellata e si creò, di fatto, un esercito di precari. Nel 2002 una legge imposte la stabilizzazione dei precari nel pubblico impiego e così, dal 2007, una ventina di loro decise di andare a lavorare per il Comune, mentre altri 61 preferirono rimanere al servizio dell’allora provincia di Catania. I 20 del Comune chiesero all’amministrazione gli stipendi in arretrato dal 2002, cioè dall’entrata in vigore della legge: una battaglia giuridica costata al municipio diversi milioni di euro.

Delle 61 persone rimaste sul libro paga della ex provincia, dieci si staccarono e decisero di rivolgersi alla giustizia per andare a prestare servizio, anche loro, al Comune di Paternò. Nel 2012, il tribunale del Lavoro diede loro ragione e obbligò l’amministrazione ad assumere queste unità di personale e a pagare loro cinque anni di stipendi in arretrato. Delle 51 unità di personale mantenute dalla provincia, ne sono rimaste solo 48: manca chi è andato a lavorare a Santa Maria di Licodia e chi, invece, nel frattempo è deceduto. Questi 48 ex doposcuolisti decidono, nel 2013, di seguire la strada imboccata in precedenza e con successo dai loro colleghi. Ma stavolta il giudice del Lavoro ha scelto di dare loro torto.

«Alla base di questa decisione potrebbe esserci un vizio procedurale – dichiara Angelo Corsaro della Cisl – Ma lo vedremo con certezza tra due mesi. Se fosse confermata questa ipotesi, potremo procedere di nuovo, intentando una nuova causa e senza dovere ricorrere in Appello. Dal 2013, quando fu presentata l’istanza di queste 48 persone, molte sono andate in pensione. Adesso la vicenda riguarda circa una trentina di lavoratori». «Intanto è stato posto un freno a una vicenda che, in passato, ha creato diversi problemi al Comune», dichiara l’assessora comunale al contenzioso Nancy Leotta.

Salvatore Caruso

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