Paternò, randagi avvelenati davanti ospedale Muore il capobranco, scomparse le femmine

Ennesima e ingiustificata barbarie a Paternò dove un uomo ha avvelenato poco prima di mezzogiorno i randagi che stazionavano da tempo nell’area intorno al Pronto soccorso dell’ospedale Santissimo Salvatore. Per farlo l’individuo si sarebbe servito di cibo avvelanto che ha portato alla morte di Flash, il capobranco, un randagio microchippato di circa sette anni, trovato morto all’ingresso del Pronto soccorso

Trovato vivo ma in gravi condizioni Jump, un maschio randagio che si era aggregato al gruppo da solo qualche settimana. Il cane è stato soccorso da un ambulanza e trasportato alla clinica veterinaria di Nesima. Non si hanno per il momento notizie delle due femmine del gruppo, Back e Giulia, sterilizzate e microchippate. Le due randage sembrano scomparse nel nulla, nonostante siano state cercate per ore dai volontari delle società Upa, Il mio amico, Cuccioli dell’Etna

Il gruppo di randagi era ben voluto dalla maggior parte dei dipendenti del presidio sanitario che, giornalmente, li nutrivano. «Sono davvero rammaricato per quello che è successo – ha detto un infermiere in servizio al reparto d’emergenza – stamattina quando ho finito il turno, i cani stavano bene. Davvero assurdo». Gli animali erano innocui come ci conferma un vigilantes del nosocomio: «Non mi risulta che siano stati protagonisti di qualche fatto spiacevole». 

Allertati per la vicenda gli agenti della polizia municipale. «Non abbiamo trovato esche avvelenate in giro – ha detto Franco Rapisarda, l’ispettore che si occupa della problematica randagi – colui che ha dato il cibo di sicuro ha ripulito il tutto per evitare di esse identificato». L’episodio di stamattina è l’ultimo di una lunga serie. L’ultimo fatto di crudeltà è quello avvenuto mercoledì quando ignoti hanno impiccato un cucciolo di appena 4 mesi, sul ponte di contrada Pietralunga, sul fiume Simeto.

Salvatore Caruso

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