Paternò, mutuo da 1,8 milioni per collettore fognario Per ultimare la condotta del quartiere San Marco

Il consiglio comunale di Paternò ha detto all’accensione di un mutuo – da contrarre con la Cassa depositi e prestiti – per poco meno di 1,8 milioni di euro. Verrà utilizzato per completare i lavori del collettore fognario di San Marco, con la costruzione di circa 400 metri della condotta, che dal quartiere San Marco porta verso l’impianto di contrada Regalizie. Un mutuo, della durata di  29 anni, necessario per completare un’opera pubblica che dovrebbe migliorare le condizioni della zona: lì, al momento, esistono tubazioni vetuste e di piccole dimensioni, che in alcuni tratti si trovano addirittura a cielo aperto. c’è, per altro, una sorta di strozzatura laddove le nuove condotte vanno a congiungersi con quella di San Marco, ormai logora. 

Ogni qualvolta si sono verificate abbondanti precipitazioni, la zona di San Marco – comprese case, fondi agricoli e capannoni artigianali – si allaga. Qualche anno fa una bambina di pochi anni rischiò di annegare all’interno della propria abitazione, quasi sommersa dall’acqua fuoriuscita dalla condotta. Venne salvata da un volontario, che la strappò alla furia dell’acqua passando attraverso una finestra. 

Il collettore fognario è stato anche la causa che ha portato al rinvio a giudizio di due ex sindaci e di due funzionari comunali. Alla sbarra si trovano, oltre che Mauro Mangano e Pippo Failla, anche Eugenio Ciancio, attualmente ai Lavori pubblici, e Giuseppe Di Mauro, ora in pensione dopo essere stato dirigente dello stesso ufficio. Nel dicembre del 2016 il gip li ha mandati a processo con l’accusa di omissione in atti d’ufficio e inquinamento ambientale. Il dibattimento si è aperto lo scorso 7 novembre. A procedere contro l’ente comunale fu nell’ottobre del 2010 l’imprenditore Nino Milici: l’uomo accusò amministratori e dirigenti comunali di essere responsabili del cattivo funzionamento della condotta fognaria. In quell’area, per di più, c’è il suo fondo agricolo, sul quale si sarebbero verificati consistenti sversamenti di liquami. 

Il sostituto procuratore che ha seguito il caso fin dall’inizio, Andrea Bonomo, aveva proposto l’archiviazione, sulla base del fatto che il Comune aveva inserito nel piano triennale delle opere pubbliche un progetto per la realizzazione del collettore fognario. Una tesi non accolta dalla  gip Flavia Panzano, la quale invece aveva stabilito il rinvio a giudizio coatto per i 4 indagati. Decisione a cui si opposero lo stesso Bonomo e poi la gup Giuliana Sammartino, che nell’ottobre del 2015, chiamata ad esprimersi sulla vicenda, accolse la tesi del pm, poiché «gli elementi acquisiti non risultano idonei a sostenere un accusa in giudizio». Una posizione contro cui l’imprenditore paternese, attraverso il suo legale Giosuè Furnari, aveva fatto ricorso alla Cassazione. I cui giudici, alla fine, gli hanno dato ragione. 

Salvatore Caruso

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