Paternò, modificarono a penna orario di protocollo Assolti due dipendenti comunali: fatto non sussiste

Assolti perché il fatto non sussiste. Questa la decisione del giudice monocratico del tribunale di Catania, Chiara Raffiotta, che ha assolto i due dipendenti del comune di Paternò Salvatore Girianni e Santina Fiore. Nel 2013, entrambi erano stati accusati di aver manomesso il protocollo per favorire un’azienda specializzata nella gestione del servizio rifiuti.

 All’epoca dei fatti, il primo era responsabile della segreteria particolare dell’allora sindaco Mauro Mangano, mentre Fiore era addetta al protocollo generale dell’ente comunale paternese. Il meetup paternese del Movimento 5 stelle denunciò, nell’ottobre dello stesso anno, il presunto illegittimo amministrativo relativo alla presentazione della busta, riportante l’offerta economica della Nuova Spurghi Jet, oltre l’orario indicato dalle disposizioni della giunta comunale.

Girianni e Fiore erano accusati, in concorso tra di loro, di falsità ideologica in atto pubblico commessa da pubblico ufficiale, in favore della società alla quale fu effettivamente poi affidata, attraverso una ordinanza sindacale, la gestione del servizio rifiuti in città per un importo di 360mila euro mensili.

In particolare, nell’esposto si faceva riferimento al giorno 29 marzo del 2013, data in cui il Comune aveva svolto un’indagine di mercato su sei ditte. Soltanto due società, la Gesenu Spa e appunto la Nuova Spurghi Jet, avevano presentato la loro proposta. Quest’ultima protocollò la propria offerta il 4 aprile: sulla busta fu riportato come orario di consegna le ore 12.34. Una offerta protocollata oltre le ore 12, limite indicato dalla giunta comunale. L’orario apposto con il timbro elettronico sul foglio del protocollo, fu successivamente modificato con una penna nera, riportando come orario le ore 11.34. 

Secondo le motivazioni date dal giudice monocratico, ci sarebbe stato reato solo nell’ipotesi in cui «Girianni non avesse reso edotta Fiore dell’anomalia nell’orario di protocollazione e se quest’ultima non avesse corretto a penna l’errore nel protocollo; solo allora si sarebbe posto in essere il reato di falso ideologico ma con una condotta del tutto diversa da quella contestata nel capo di imputazione».

Salvatore Caruso

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