Paternò, in Comune ingiunzioni per 650mila euro I dipendenti dell’Ipab all’attacco per i loro stipendi

Oltre 650 mila euro di decreti ingiuntivi sono stati notificati, nelle ultime due settimane, al Comune di Paternò da parte dei 14 dipendenti di ruolo dell’Ipab Salvatore Bellia. Il personale dipendente della casa di ospitalità paternese che non percepisce uno stipendio da circa 60 mesi e fino ad adesso è andato avanti con acconti mensili nella misura di 500/600 eurogarantiti regolarmente dall’arrivo del commissario regionale Giovanni Rovito. I dipendenti Ipab hanno agito legalmente contro il Comune, facendo riferimento alla sentenza del Tar di Catania del 9 gennaio 2018, che stabiliva il passaggio del patrimonio, del personale, nonché dei debiti (all’epoca ammontavano a circa due milioni e mezzo) del Salvatore Bellia all’amministrazione paternese. Tutto per via di un decreto regionale, firmato nel novembre 2016 dall’ex governatore Rosario Crocetta

Contro quel decreto l’allora sindaco Mauro Mangano aveva fatto ricorso al Tar che a gennaio 2018 aveva dato torto al ricorrente. Alla luce della sentenza del tribunale amministrativo, l’ente comunale paternese aveva fatto appello al Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo che trattò il caso nel dicembre 2018. A distanza di 13 mesi da quella udienza, il prossimo 14 gennaio è previsto il pronunciamento del Cga, salvo ulteriori slittamenti. «Abbiamo agito tenendo conto di quello che ha stabilito la sentenza del Tar – hanno detto i dipendenti dell’IPAB – Siamo sempre andati avanti. Adesso basta».

Di recente i lavoratori Ipab  avevano scritto una lettere aperta al sindaco di Paternò nella quale lo avevano «rimproverato» di essersi dimenticato di loro, che fino ad adesso non avevano «ricevuto nessun vero stipendio nonostante il continuo impegno nell’accudire gli anziani a loro affidati». Inoltre il personale dell’IPab ha evidenziato, nella lettera, come le priorità del sindaco fossero diventati Salinelle, piscina ed ex Macello. A tal proposito il sindaco Nino Naso aveva ribadito che il Comune di Paternò, assieme al commissario straordinario Giovanni Rovito, si erano assunti la responsabilità degli acconti versati, in assenza di un protocollo d’intesa tra i due enti, grazie ai quali «l’Ipab ha continuato a essere aperto».

Di tutt’altro avviso i lavoratori dell’Ipab i quali hanno specificato che «la struttura non l’hanno tenuta aperta il sindaco e il commissario ma noi dipendenti; forse il primo cittadino dimentica che il tanto sbandierato protocollo d’intesa prevedeva che il Comune integrasse le somme mancanti dallo stipendio: cosa che fino a ora non ha fatto. Con l’aumento dei posti letto passati da 25 a 37 – hanno concluso i lavoratori – non abbiamo ottenuto nulla». Intanto si aspetta la sentenza del Cga per capire se il Salvatore Bellia continuerà a sopravvivere facendo leva solo sulle sue forze oppure se tutto il patrimonio, il personale e i debiti dell’ente, pari adesso a tre milioni e 300mila euro, passeranno a carico del Comune. 

Aggiornamento del 3 gennaio, ore 10.45
Riceviamo e pubblichiamo: «L’assessora al contenzioso del Comune di Paternò, l’avv. Rosanna Natoli, intende precisare che da parte dei 14 dipendenti Ipab non sono stati notificati decreti ingiuntivi nei confronti dell’Ente Comunale. È vero che sono stati protocollati 14 atti stragiudiziali di diffida e messa in mora, con i quali si chiede che il Comune di Paternò metta ad esecuzione la sentenza emessa in primo grado dal Tar».

Salvatore Caruso

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