Paternò, il giornalista Distefano per il dopo Mangano «La mia faccia per dire che le cose possono cambiare»

Ha raccontato per anni, nella sua qualità di giornalista televisivo dell’emittente Video Star, collaboratore del quotidiano Live Sicilia e direttore del sito 95047.it, le vicende politiche e amministrative, e non solo, della città di Paternò. Questa volta però ha deciso di non raccontare le elezioni amministrative in programma domenica ma di viverle direttamente da candidato a sindaco. Anthony Distefano, 42 anni, ha scelto di candidarsi ponendosi alla testa di una coalizione civica formata da sei liste (Anthony Distefano Sindaco, Rialzati Paternò, Patto Popolare, Paternò 2.0, Nuovi Orizzonti, Libera Paternò) e da un partito politico, ossia Forza Italia.

Perché Anthony Distefano si è candidato a sindaco?
«Mi sono candidato perché ho deciso di smettere di raccontare le cose storte e di metterci la faccia per dimostrare come si può cambiare. C’è un gruppo di persone forte ed entusiasta, fatto di giovani che rappresentano la futura classe dirigente. Un gruppo che è riuscito ad accendere l’entusiasmo in una città che è sfiduciata per tutto quello che è accaduto in questi anni: noi ripartiamo da qui. Un nuovo modo di fare politica senza rassegnarsi al clientelismo e al favoritismo, decidendo di combattere per una città che esca fuori da questi schemi».

Paternò città agricola colpita da una profonda crisi nel settore. Rimedi per risolverla?
«Paternò rimane, economicamente parlando, una città a vocazione agricola. Ci siamo confrontati con gli operatori del settore, commercianti e imprenditori e anche semplici agricoltori. Tutti lamentano un fatto: ossia essere stati lasciati da soli dalle istituzioni. Cosa può fare un Comune? Un ente comunale può prendere sotto la propria ala protettrice tutto il comparto, attraverso la programmazione. Siamo dentro il Gal-Etna e attraverso questo ente possiamo percorrere questa strada. Sono usciti i bandi del Psr e a questi dobbiamo guardare. Non abbiamo un marchio che ci identifichi, una storia vecchia che viene tirata fuori a ogni campagna elettorale. È giunto il momento che si agisca concretamente, l’arancia rossa di Paternò è necessario farla veicolare sul mercato anche attraverso un brand che deve essere finalmente messo in piedi».

Differenziata ai minimi storici e Tari esosa. Come si interviene?
«Quella della differenziata è una storia che fa gridare vergogna; siamo ai mini storici non perché non si fa la differenziata ma perché non si è riusciti a dare le giuste direttive alla città su come realizzarla. Quando un intero quartiere, quello Ardizzone, rimane fuori dalla raccolta differenziata è chiaro che la percentuale rimane bassa. Il fatto che siano stati eliminati gli Ato ha agevolato tutti i Comuni negli ultimi cinque anni perché ha messo i singoli in condizioni di decidere loro del proprio destino. Evidentemente non siamo stati in grado di cambiare le sorti del nostro: se la percentuale rimane bassa è impensabile che si possa arrivare a ridurre le bollette della spazzatura. Per giungere a tale risultato sono fondamentali altri passaggi. Presenza dei centri di compostaggio e ancora l’osservatorio dei rifiuti o la strategia dei rifiuti zero che non devono rimane carta straccia. Tutto il resto sono chiacchiere».

Politiche giovanili e sport. Cosa Anthony Distefano può fare per lo sport e per i giovani paternesi?
«A queste due tematiche vorrei aggiungere un’altra, ossia il terzo settore. Esiste un regolamento legato alla consulta dal 1999. È diventato maggiorenne questo regolamento e non l’abbiamo mai messo in pratica, potrebbe essere una boccata d’ossigeno per le associazioni di volontariato che lavorano, assieme alle parrocchie sul territorio. Questo va fatto subito. L’assessorato allo Sport è diventato un assessorato all’esattoria. Si va là per pagare l’affitto dei campi e delle strutture sportive; non esiste più una rete che possa far svolgere lo sport a Paternò. Di conseguenza anche i giovani sono trascinati alla deriva. Capitolo impianti sportivi: sono in uno stato vergognoso. Esempio? Il prato del Falcone Borsellino non esiste più. Le nostre squadre di calcio a settembre, all’inizio dell’attività agonistica, saranno costrette ad andare fuori Paternò come è successo nella passata stagione sportiva. Il Totuccio Bottino è il campo di calcio più pericoloso della provincia di Catania, mentre il palazzetto dello sport è diventato una palestra. Come si interviene? Attraverso il Coni, il Credito sportivo. Stiamo intervenendo anche sul Velodromo, sbloccando quella convenzione con il Cus che sarebbe disposto già da oggi a prendere in gestione la struttura per ristrutturarlo».

Bilancio. Comune sull’orlo del dissesto come evitarlo e da dove fare giungere in città finanziamenti?
«La situazione finanziaria del Comune è al collasso. Dovremmo riprendere in mano questa problematica e alcune cose per le quali si può intervenire da subito, altre cose per le quali si può lavorare per il medio e lungo termine. Da subito si può agire sulle concessioni, sugli oneri di urbanizzazione del quartiere Scala Vecchia: sono troppo elevati e si devono abbassare. Abbassandoli si potrebbero sbloccare e il Comune potrebbe iniziare a respirare. E ancora parliamo dei diritti di superficie e di proprietà. Le zone Peep (piani di edilizia popolare) di Paternò. Centinaia di famiglie vorrebbero partecipare all’acquisizione dei diritti di superficie, magari dilazionando i pagamenti. In pratica milioni di euro per le casse del Comune. Interventi nel medio e lungo termine perché sono finiti i tempi in cui aspettavamo la manna del cielo rappresentata da Roma e da Palermo e adesso dobbiamo rivolgerci all’Unione Europea. Dobbiamo fare funzionare un ufficio già esistente, quello relativo alla recezione dei bandi europei. Si deve lavorare anche per recuperare i tanti crediti che il Comune vanta»

Legalità e controllo territorio. Come potenziare la sicurezza in città?
«Innanzitutto si deve lavorare dal punto di vista culturale. Per questo la designazione come assessora di Barbara Santoro, vice preside della scuola media Virgilio. Un progetto che vede in primo piano il lavoro delle nostre scuole. In secondo luogo mettiamo i sistemi d’allarme negli edifici pubblici che possono fungere da deterrente».

Viabilità e vivibilità?
«Per migliorare la viabilità bisogna costruire i parcheggi, situazione che aiuterebbe i commercianti della nostra città. La vivibilità passa anche attraverso un percorso come questo. Pensiamo inoltre alla creazione dei mercatini rionali che piazzeremo in più punti della città».

Lavori pubblici e urbanistica. Cosa si può fare per migliorarli?
«Sui lavori pubblici dobbiamo finalmente tornare a progettare. L’anno scorso quando ci fu il patto del Sud di Renzi, noi come Comune di Paternò siamo stati tra i pochissimi della Sicilia a non partecipare perché dal nostro cassetto non è uscito un progetto pronto che ci avrebbero finanziato. Al palazzo di città ci sono delle figure importanti che devono tornare a progettare. I lavori pubblici li staccherei dall’urbanistica perché quest’ultimo è un settore che va preso immediatamente in mano. Abbiamo un centro storico che ormai è vecchio e troppa burocrazia blocca il campo del’edilizia. La problematica del Piano regolatore generale non è stata affrontata, perché a pezzi di questa città non fa comodo parlare di questo documento».

Lavoro e occupazione. Come può intervenire un sindaco per contrastare la disoccupazione?
«Stiamo assistendo a una campagna elettorale in cui qualcuno si sarebbe spinto a promettere dei posti di lavoro. Il sindaco non può creare occupazione ma può lavorare per crearne le condizioni. In queste settimane abbiamo parlato con imprenditori che avevano investito sul nostro territorio e poi sono scappati e abbiamo trovato delle diffidenze, ma abbiamo compreso il perché. In questa città c’è troppa burocrazia e poca vivibilità. Solo rendendo Paternò vivibile tornerà a essere appetibile. Il turismo può offrire lavoro, può essere un volano, ma solo se fatto a livello manageriale e purtroppo manchiamo di servizi».

Salvatore Caruso

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