Paternò, il centro giovanile resta nel mirino dei ladri «Rubati pure i forni, così ci costringono a chiudere»

Gli edifici pubblici di Paternò tornano nel mirino dei ladri. L’ultimo furto è stato messo a segno, per l’ennesima volta, ai danni del centro diurno per minori di viale Kennedy: i malviventi hanno portato via, smontandoli, il piano cottura, due forni elettrici e altro materiale presente in cucina. Ancora da quantificare il valore del bottino. 

I ladri hanno agito nelle ore serali e con molta probabilità sono arrivati in loco con un mezzo su cui hanno caricato successivamente il materiale oggetto del furto. Nessuno dei residenti pare abbia visto o sentito qualcosa di anomalo. A fare la scoperta il personale della cooperativa che opera, a titolo gratuito, all’interno della struttura. I responsabili dell’associazione hanno evidenziato che in una precedenza incursione, qualche settimana fa, i ladri avevano rubato la lettiga medica posizionata nella stanza adibita a infermeria nonché l’albero di Natale con tutti gli addobbi. 

Il sistema d’allarme non è operativo, in precedenza infatti erano state rubate le 16 telecamere del sistema di videosorveglianza piazzate all’esterno dell’immobile. Telecamere che al momento non sono state rimpiazzate. Ma la struttura era stata danneggiata anche precedentemente: nei mesi scorsi, infatti, erano stati portati via dieci infissi e porte in alluminio, cinque computer, un frigorifero e le porte dei bagni. Alcuni climatizzatori, invece, erano stati distrutti per rubarne il rame contenuto all’interno di essi. I giovani frequentatori del centro hanno lasciato un biglietto ai ladri. «I ragazzi del centro vi ringraziano per i danni. State costringendo Maria (la responsabile della cooperativa, ndr) a chiudere». 

Sull’ultimo furto stanno indagando gli agenti della locale polizia municipale. La struttura di Viale Kennedy fu inaugurata nel gennaio del 2015 ai tempi della sindacatura di Mauro Mangano. Per quattro anni, prima dell’inaugurazione del 2015, l’immobile era rimasto chiuso a causa dei danni provocati dalle incursioni vandaliche. Per riprendere l’edificio furono necessari 437 mila euro, provenienti da un finanziamento della Regione Sicilia;

Salvatore Caruso

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