«Il mio assistito durante l’interrogatorio ha escluso qualsiasi coinvolgimento in questa vicenda. Per di più non ha mai incontrato e non conosce i due venditori ambulanti che sarebbero rimasti vittime». A parlare è l’avvocato Antonio Giuffrida, legale di Giulio Arena, 57enne professore di musica che si trova già detenuto nel carcere di piazza Lanza con l’accusa di omicidio. L’uomo è ritenuto autore dell’assassinio del bracciante agricolo Natale Pedalino avvenuto alla fine 2015.
Nella giornata di ieri ad Arena è stata notificata in carcere l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, su richiesta del pubblico ministero Fabrizio Aliotta. Il professore di musica è ritenuto anche il presunto autore del tentato duplice omicidio ai danni di due venditori ambulanti avvenuto il 4 agosto del 2014 lungo corso del Popolo a Paternò. «Non ha nulla a che fare con questa vicenda e dimostreremo l’estraneità alle accuse che gli vengono mosse».
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Paternò, la vicenda ebbe inizio la sera del primo agosto del 2014. Arena, a bordo di una Seat Cordoba, si fermò proprio dinanzi le auto delle due vittime, trasformate nell’occasione in bancarelle. Informatosi sui prezzi dei meloni rimase molto contrariato dal costo: ad Arena il prezzo della frutta sarebbe sembrato eccessivo, tanto da rivolgere ai venditori delle minacce come la possibilità di chiamare i vigili urbani per sequestrare i prodotti venduti in nero. Tre giorni dopo Arena a bordo della sua autovettura avrebbe raggiunto i due venditori ambulanti e una volta sceso dall’auto avrebbe esploso ben quattro colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei malcapitati, che per pura casualità riuscirono a rimanere illesi.
Per gli inquirenti il docente sarebbe stato l’autore del tentato duplice omicidio. Due gli elementi sui cui hanno puntato le indagini. Grazie alla testimonianza delle vittime si scoprì che la targa dell’autovettura utilizzata dall’uomo – la stessa era stata immortalata il venerdì sera attraverso uno smartphone in uso a uno degli ambulanti – era di proprietà del professore; in secondo luogo sul posto furono trovati quattro bossoli che dal successivo esame balistico sono risultati essere stati sparati dalla pistola semi automatica Ruger, modello Lcp calibro 380, detenuta legalmente da Arena dal dicembre del 2012. «Per quanto riguarda l’auto è vero che è di proprietà del mio assistito, ma il mezzo era nella disponibilità del padre quasi 90enne». Per la pistola invece la difesa non avrebbe in mano ancora i risultati della balistica.
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