Paternò, cala il silenzio sul caso Feltri «Scarichi fognari notturni nel mio terreno»

Era stato facile col clamore, con le telefonate continue dei giornalisti, con gli articoli su tutta la stampa nazionale. Era stato semplice con gli inviti dei politici, le interrogazioni parlamentari, i comunicati stampa di solidarietà. Dopo che a Emanuele Feltri, proprietario di un’azienda agricola biologica, hanno ucciso le pecore, in contrada Sciddicuni, a Paternò, tutta l’attenzione era puntata su di lui. I riflettori si erano accesi sull’oasi di Ponte Barca, sulla sua scommessa di un’agricoltura biologica, e su quelle discariche abusive di amianto e copertoni, già segnalate tante volte, nell’area protetta della valle del Simeto. Le denunce di Feltri ai carabinieri, gli sfoghi sui social network condivisi da centinaia di persone, le manifestazioni di sostegno, gli abbracci virtuali. E poi il silenzio. Il giovane perito agrario catanese non ci pensa neanche troppo: «Lo immaginavo, già all’inizio di tutta questa storia ero disilluso», dice. «L’importante è piantare un seme nella gente – spiega – Io so che sarà un percorso lungo, che ci vorrà del tempo». Per questo in interventi alla Camera e visite di sottosegretari non aveva riposto grandi speranze.

Neanche delle indagini sulle intimidazioni ricevute sa nulla. C’è un fascicolo aperto sul tavolo di un magistrato della procura di Catania, e ci sono i controlli delle forze dell’ordine sempre più rari. Tanto che non si è riuscito a impedire neanche quell’altro messaggio che gli hanno lasciato nel terreno, alle spalle della cascina in cui vive: «La prima settimana di agosto qualcuno ha svuotato uno o due camion di spurgo pozzi neri nei miei campi. Un messaggio chiarissimo». La terra di un uomo che bonifica le discariche abusive riempita di liquami. «Dopo la pecora sventrata che hanno abbandonato nel mio cortile, mentre ero in casa con amici, non dormo più a Sciddicuni», racconta. Quindi dello sversamento notturno non ha saputo nulla finché non ha ricevuto una telefonata: «Erano i vicini che mi avvisavano della puzza insopportabile che arrivava da casa mia». Emanuele Feltri è andato dai carabinieri, ha raccontato cos’era successo, ma non ha sporto denuncia formale: «Li ho informati, lo sanno, del resto stanno già indagando su cose che mi riguardano, no?».

Lui, dal canto suo, continua a lavorare. «E il lavoro mio si è trasformato in un lavoro nostro», dichiara. È diventato presidente dell’associazione culturale «Valle del Simeto», fondata poco tempo fa insieme ad alcuni ragazzi di Paternò, «giovani come me coi quali condivido molti interessi, tra i quali lo sviluppo ecosostenibile, la difesa del territorio, la passione per l’agricoltura pulita». «Vogliamo smettere di parlare e cominciare ad agire, per questo abbiamo deciso di far partire alcuni progetti». Il primo è quello della ricostruzione della «via del grano, un’antica trazzera regia: vogliamo ripristinarne subito il primo tratto, un chilometro e mezzo che porta a Sciddicuni». Lungo la strada, poi, l’idea è di mettere installazioni artistiche e creare punti d’interesse che rendano vivace il percorso. I soldi per farlo dovrebbero arrivare dal basso: «Raccoglieremo fondi tramite un sito internet, e speriamo che le adesioni siano abbastanza».

«Abbiamo tanti piani per questa terra – continua Feltri – a ottobre faremo partire un mercato del contadino a Paternò, e ho destinato un ettaro dei miei terreni a orti popolari, che tutti possano coltivare e dei cui frutti tutti possano godere». La rete che Feltri voleva creare due anni e mezzo fa, quando ha venduto il suo appartamento di Catania per acquistare cinque ettari di terreno nel Paternese, adesso viene su a poco a poco. «Sono entrato in contatto con vari gruppi di acquisto solidale che distribuiscono i loro prodotti su tutto il territorio nazionale, e anche le cose dell’associazione si inseriranno in quel circuito». Filiera corta, oltre che chilometro zero. «È un lavoro culturale, non soltanto pratico: il segnale che vogliamo lanciare è che non è giusto abbandonare le campagne, che si può coltivarle in un certo modo, vendendo quello che producono a un prezzo giusto, onesto».

«Il problema è che la questione agricola e quella ambientale si stanno muovendo su due binari paralleli – conclude l’agricoltore – E sulle discariche e sullo stato dell’oasi non si fanno passi avanti». Certo, c’era stato un interessamento dell’Assemblea regionale siciliana, «ma Rosario Crocetta non ha mai dato risposte sull’area protetta e sulle discariche che continuano a essere alimentate. E noi che qui ci viviamo le aspettiamo tutti i giorni».

[Foto dal profilo Facebook di Emanuele Feltri]

Luisa Santangelo

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