Paternò, aumenta l’attività delle Salinelle «I gas precursori di quanto avviene sull’Etna»

Salinelle di Paternò super attive, con una intensità tale che non si manifestava da diverso tempo. Sono almeno una quindicina i vulcanetti aperti, alcuni con un diametro di larghezza di quasi tre metri per una profondità di almeno due metri. L’area interessata è quella antistante il velodromo, le cosiddette Salinelle dello stadio, anche se rispetto al recente passato si sono aperte fessure o vulcanetti più a est rispetto alla zona tradizionale. 

Secondo gli esperti, l’intensa attività delle Salinelle potrebbe essere collegata all’azione dell’Etna, il quale da circa tre giorni è oggetto di una attività di degassazione. «L’attività presente alle Salinelle indica un aumento dei gas in profondità», afferma Orazio Caruso, geologo e grande conoscitore dell’area. «Un segnale di grande vivacità del nostro territorio; una indicazione di una ricarica profonda del sistema magmatico etneo. La temperatura delle Salinelle è variabile – prosegue – può andare dai 19 gradi fino a 42 gradi». 

Il geologo entra nel dettaglio sull’evoluzione del fenomeno: «Mi sono messo in contatto con i colleghi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, i quali nei prossimi giorni potrebbero essere in zona proprio per esaminare da vicino la loro evoluzione». Un sopralluogo tecnico che potrebbe fornire dati interessanti. «È stato dimostrato che quando nel gas delle Salinelle viene intercettato l’Elio 13 significa che sta per arrivare un’eruzione dell’Etna – spiega Orazio Caruso – vedremo se dall’esame che i colleghi potrebbero effettuare riusciranno a rintracciarlo. I gas delle Salinelle, comunque, sono sempre precursori di ciò che accade sul vulcano». 

Sul fronte della sicurezza, lo studioso esclude che le Salinelle di Paternò possano essere pericolose per gli uomini. Il riferimento è alla morte di due bambini travolti da una colonna di fango nella riserva di Maccalube, nell’Agrigentino. «Ciò che è successo in provincia di Agrigento qui non potrebbe accadere – conclude Caruso – in quanto la presenza nella nostra area di rocce porose permette che i gas del sottosuolo possono liberarsi gradualmente e non esplodere all’improvviso».   

Salvatore Caruso

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