Passi carrai e parcheggi creativi a Catania Tra furbetti del fai da te e vendicatori solitari

«Pensavo di dipingere sulla saracinesca del garage una tacca per ogni auto che ho fatto rimuovere, come fanno i serial killer con le loro vittime. Ma poi mia moglie mi ha fatto notare che era poco educato». Roberto Chibbaro, 36 anni, di mestiere fa l’imprenditore. Ma per hobby è ormai il vendicatore solitario delle vittime «degli incivili a quattro ruote», come definisce lui stesso la sua missione. Armato di cellulare, non c’è macchina in sosta davanti a un passo carrabile o nei posti riservati ai motorini che gli sfugga. Lui chiama i vigili e fa rimuovere il mezzo. Una lotta iniziata a Catania nel 2007 ed esportata a Ragusa, dove adesso si è trasferito. Ma nel capoluogo etneo c’è anche chi se ne approfitta e che – senza averne diritto – si assicura l’esclusività del posto davanti a casa con mezzi di fortuna: sedie, piante, transenne vere e artigianali, secchi di vernice e fantasiose installazioni. A San Cristoforo, persino uno scaldabagno, come documentano le foto di CTzen di passi carrabili e posti auto riservati made in Catania.

Altra cosa sono i passi carrabili autorizzati. Qui l’unico oggetto che serve è l’apposito cartello rilasciato dall’ufficio suolo pubblico del Comune etneo, con su indicati i dati essenziali, come il nome dell’ente che lo ha rilasciato, il numero dell’autorizzazione e l’anno di rilascio. La richiesta di concessione va inoltrata all’ufficio per un passo carrabile già esistente – e non ancora in regola – oppure per aprire un nuovo varco. Nel primo caso – tra documenti, tasse e ritiro del cartello – la spesa si aggira intorno ai 160 euro. Nel secondo invece, considerata la necessità di effettuare dei lavori sulla strada, la spesa cresce di altri 180 euro circa. Ogni anno, inoltre, è necessario pagare la Tosap, un’apposita tassa calcolata in base all’ampiezza del passo carrabile e variabile secondo le zone della città. Cifre forse eccessive per gli amanti dei parcheggi fai da te, che però ignorano il codice della strada e le contravvenzioni previste.  Se la trasformazione di un accesso in “passo carrabile autogestito” costa un verbale da 159 a 639 euro, ancora peggio va a chi pensa di poter conservare il posto sotto casa con travi di legno da spostare all’occorrenza. In quel caso, per l’occupazione di suolo pubblico, la multa parte da 84 euro: a cui però va aggiunta una cifra calcolata dall’ufficio tributi della ragioneria comunale in base al metraggio – rilevato e comunicato dai vigili – moltiplicata per un anno. Ma, a giudicare dalle foto, l’ipotesi di una multa non è un deterrente sufficiente.

D’altra parte, anche chi parcheggia davanti a un passo carrabile non segnalato dal cartello ufficiale rischia di passare un guaio. «In presenza di una scivola o di un portone noi eleviamo comunque il verbale – spiegano dalla segreteria del comando della polizia municipale – Solo dopo controlliamo se il proprietario dell’accesso è in regola con le autorizzazioni oppure no. In ogni caso, è nostro dovere consentirgli la libera uscita». Anche perché, negli ultimi anni, non sono stati rari i casi di cittadini che, seppur in regola con i pagamenti per l’occupazione di suolo pubblico, non si erano mai visti recapitare il cartello ufficiale. La rimozione dei veicoli, invece, è una pena accessoria: dipende dal numero di carroattrezzi liberi di cui i vigili dispongono in quel momento. Di solito, molto pochi.

Il libero accesso è un diritto per tutti, insomma. E’ d’accordo il vendicatore Roberto Chibbaro, che racconta: «Una volta un signore, in sosta davanti al mio garage, pur di non spostarsi mi ha anche chiesto “Ma lei la paga la Tosap?”. “E lei per caso lavora per il Comune?”, ho risposto. Non capisco se abbiano bisogno dei razzi segnalatori di passi carrabili». Ma Chibbaro non è sempre così clemente. «Una volta lasciavo sui parabrezza delle auto posteggiate male dei bigliettini davvero minatori, per la serie: “Dall’inizio dell’anno ho già fatto rimuovere quattro macchine. La sua potrebbe essere la prossima”». Il terrorismo psicologico come alternativa alle cassette della frutta. Adesso, però, anche lui si è un po’ ammorbidito e lascia solo gentili ma ferme richieste di non vedere mai più quell’auto davanti al proprio garage. «Una volta un signore mi ha chiesto se fossi io quello dei bigliettini – racconta – Ero pronto alla rissa, quando lui mi ha spiazzato, dicendomi: “Fa bene, così insegna l’educazione anche a mio figlio. Anzi, la prossima volta, gliela faccia rimuovere”. Sono soddisfazioni». Un tale effetto a catena che, appena Chibbaro estrae il suo cellulare, in strada è un fuggi fuggi. Tutti a spostare le macchine perché, quando i vigili arrivano, non risparmiano nessuno. «Quando arrivano, però», conclude.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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