E’ quasi Natale. E’ una splendida mattina di sole. Cosa c’è di meglio se non un giretto per negozi per fare un po’ di shopping?
“Dove si va?”
“Via Etnea, ovviamente!”
Così ci mettiamo in marcia, con la nostra bella sedia a rotelle nel cofano e il tesserino per invalidi ben esposto sul parabrezza. Che bellezza. Faremo tanti acquisti e regali da mettere sotto l’albero e magari pranzeremo tutti fuori. Quando si sta male anche un raggio di sole ti mette tanta forza.
“Dove parcheggiamo?”
“Umh… dovremo lasciare la macchina da qualche parte.”
“Ma guarda, c’è posto in via Vittorio Emanuele. Scendiamo qui.”
Mai l’avessimo fatto. Il marciapiedi è troppo stretto, ci sono buche e altri regalini non proprio profumati… Passeremo dalla strada, mica ci metteranno sotto… Ci sentiamo quasi in colpa però.
“Guarda quella gentile signora, non può sorpassare sulla destra.”
“E quel distinto gentiluomo, non può lasciare l’auto in doppia fila.”
“Beh, sbrighiamoci, così quel caro ragazzetto può continuare a scorrazzare con il suo bel motorino rumoroso sul marciapiedi!”
Raggiungiamo finalmente piazza Duomo. Ora potremo camminare tranquillamente.
“Prendiamo un caffè?”
“Magari! Ma aspetta, ci sono due gradini troppo alti. Cerchiamo un altro bar.”
“Qui la signora si è un po’ arrabbiata perché le ruote della carrozzina hanno lasciato una striscia. Ma guarda come siamo maleducati…”
I negozi sono tutti affollatissimi. In effetti intralciamo tutta questa gente che si affolla per… un paio di jeans firmati?!
“Si è fatto tardi.”
“Cerchiamo un bel ristorante?”
Il posto è carino,ma quante scale!
“Troviamone un altro .”
“Che fortuna, c’è anche il posto riservato con le strisce gialle.”
“Si ma è occupato. Sicuramente sarà qualche persona che ne ha più bisogno di me…”
“Aspetta, sta uscendo. Le gambe gli funzionano benissimo, magari avrà altri problemi.”
“Beh si sa che parcheggiare a Catania è un problema. Ha fatto bene ad occupare un posto riservato.”
Qui si entra facilmente, però il tavolo è troppo basso e il passaggio è stretto…
“Quanto disturbo creo. La prossima volta pranziamo a casa. Anzi, non esco proprio.”
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