Partono consultazioni per il successore di Montante Valzer elezione tra saggi, grandi elettori e scandali

Tre saggi e altrettante consultazioni da sottoporre a quindici grandi elettori che voteranno a maggioranza. È la procedura che permetterà a Confindustria Sicilia di scegliere il successore di Antonello Montanterecentemente confermato al vertice di Unioncamere ed ex paladino dell’antimafia finito nel tritacarne di un’inchiesta della procura di Caltanissetta con l’accusa di concorso esterno a Cosa nostra. Da mettere in cantina non ci sono però soltanto le parole e le ombre gettate dai boss sull’attuale presidente della camera di commercio nissena, ma anche gli altri vortici giudiziari che imbarazzano gli industriali dell’Isola. Gli ultimi finiti nell’elenco sono Ivan Lo Bello e Gianluca Gemelli, indagati per associazione a delinquere a Potenza in merito alla gestione di un molo nel porto di Augusta. Prima di loro i casi del presidente della camera di commercio di Palermo Roberto Helg, condannato in primo grado dopo l’arresto mentre intascava una tangente, e quello del presidente dell’Ance Alfio Ferlito. Numero uno dei costruttori, autosospesosi, dopo la condanna in primo grado a tre anni per truffa

Il via alle consultazione con la base è iniziato oggi nella sede etnea di viale Vittorio Veneto. Le altre tappe inserite in calendario sono quelle del 28 aprile a Caltanissetta e del 5 maggio nel quartier generale di via Volta, a Palermo. Un ruolo chiave per capire quali saranno i nomi da sottoporre alla votazione sarà quello dei cosiddetti saggi: Alessandro Albanese, presidente degli industriali del capoluogo siciliano, Gregory Bongiorno di Trapani e Rosario Amarù, presidente di Confindustria centro Sicilia che dal 2012 ingloba le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Tra i papabili per la successione si potrebbe assistere a una sorta di continuità nel nome di Montante. Il nome più accreditato dai rumors è quello del suo vice Giuseppe Catanzaro. Impresario agrigentino, da sempre difensore del presidente, che con l’azienda di famiglia si occupa di realizzare e gestire impianti per il trattamento di rifiuti. Contro di lui da mesi ha puntato il dito senza giri di parole l’ex assessore alle attività produttive Nicolò Marino.

Il magistrato, prestato alla politica nella giunta regionale di Rosario Crocetta, si è scontrato a muso duro contro quello che a più riprese ha definito «il sistema Confindustria». Un connubio che legherebbe potere, rifiuti e sopratutto poltrone. Come quelle che stabilmente gli industriali occupano a palazzo d’Orleans nelle giunte che si sono susseguite nelle decine di rimpasti dei governi che guidano la Sicilia. Il nome di Catanzaro tuttavia non è l’unico in lizza. A contendergli la carica ci sarebbero anche Giorgio Cappello e Domenico Bonaccorsi. Presidente del comitato regionale della Piccola industria, il primo; vertice di Confindustria Catania e presidente della società Acque di Casalotto, il secondo. 

Cappello è attivo nel settore delle produzione e lavorazioni di lastre d’alluminio, ma i suoi affari si sono ampliati anche con il fotovoltaico. Una «persona seria e precisa», lo definiscono nell’ambiente di Ragusa, la sua provincia di appartenenza. L’outsider potrebbe essere invece Bonaccorsi. Laureatosi a Roma in Economia e commercio è tornato in Sicilia negli anni ’70 per portare avanti le aziende di famiglia. Come quella ereditata dal suo avo omonimo, l’ex sindaco etneo medaglia d’oro al risorgimento civile, che si occupava di acquedotti. Nel delicato intreccio di poltrone e potere che riguarda la Sicilia si combatte anche per la conquista dei seggi nell’accorpamento delle Camere di commercio. Una vicenda nebulosa combattuta a suon di esposti in procura e inchieste della magistratura

Dario De Luca

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