Cinque ettari in cui coesistono olive, zucchine e mango: passando dal vricocu sciddataru – albicocca di Scillato – alla pumidda cannameli, tipica varietà di mele siciliane. Sono solo alcune delle essenze che si possono trovare al Fondo Parrini, a Partinico. Il terreno è stato confiscato alla mafia e dalla fine degli anni Novanta il Comune lo ha dato alle associazioni. Nel tentativo di sfruttare in pieno l’opportunità, a maggio scorso i ragazzi della cooperativa NoE, insieme ad altri volontari, hanno dato vita a Food Forest. L‘iniziativa, già presente in molte zone d’Italia, in cui a coltivare frutta e ortaggi è lo stesso consumatore. Tutto secondo percorsi ecosostenibili.
Ma la novità della Food Forest di Partinico sta proprio qui. Come spiega a MeridioNews Ninni Conti di NoE. «Un economo ci ha aiutato ad allestire il progetto che – osserva – oltre a voler sensibilizzare giovani e agricoltori della zona verso un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente, destina una parte dei prodotti alla vendita. Questa è la differenza di fondo rispetto agli altri Food Forest, in cui il raccolto ha fini esclusivamente alimentari».
I cinque ettari della Food Forest in provincia di Palermo sono un mix di varietà vegetali e di ecosistemi, in cui nella stessa fila di piante si alternano essenze forestali, medicinali o alimentari. «Noi vogliamo utilizzare il terreno, non sfruttarlo – continua Conti – Tutto è funzionale al mantenimento dei diversi ecosistemi. Al momento siamo solo in quattro della cooperativa a occuparci del fondo, ma abbiamo tanti volontari che ci aiutano». Il mondo dell’associazionismo, anche fuori dall’Italia, ha contribuito in piccola parte con aiuti economici alla realizzazione del sogno di NoE.
Massimiliano Solano, della cooperativa Valdibella, è uno dei volontari che collabora con Ninni Conti e i suoi soci. «Il fondo Parrini era troppo grande per destinarlo solo all’autoconsumo – sottolinea Solano – Quindi abbiamo pensato di dedicare un ettaro alla Food Forest tradizionale, mentre un altro ettaro sarà dedicato alla frutta esotica, perché il clima e la terra si pestano, in un lotto, infine, ci saranno filare di agrumi intervallati da ortaggi. Questa diversità di elementi rafforza le piante e fa in modo che ognuna rispettivamente sia protetta da insetti e parassiti».
Tutto sarà piantato su più livelli. Un biolago – una cisterna per la raccolta delle acque piovane – e la raccolta delle biomasse favoriscono la coesistenza di vari ecosistemi. «Dagli inizi degli anni Novanta la comunità europea cerca di incrementare le forme di agricoltura biologica – conclude Solano – Noi partendo da queste norme, vogliamo anche fare notare agli altri agricoltori come la monocultura e l’uso eccessivo di diserbanti possano essere davvero dannosi per la terra, che ci regala tante ricchezze e ha bisogno di equilibrio. Il nostro obiettivo è di rilanciare e dare opportunità alle nuove generazioni. Proprio ieri hanno iniziato il percorso scuola-lavoro i ragazzi dell’Agrario di Palermo».
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