Parlano i nuovi commissari delle Zone economiche speciali «Fondamentali infrastrutture». «Modello? Irlanda e Polonia»

Un acronimo che per molti non vuol dire niente. Si tratta delle Zes, le Zone economiche speciali, ossia delle aree geografiche che hanno una legislazione fiscale diversa rispetto al resto del territorio dello Stato in cui si trovano. Tradotto in benefici maggiori e procedure amministrative e burocratiche più snelle per le imprese già operative ma anche per cercare di favorire quelle, specie internazionali, che vogliono investire. Nel mondo le Zes sono 4000, 90 in Europa e appena otto in Italia, di cui due in Sicilia, con l’Isola divisa tra Zes Occidentale e Orientale. La road map di quello che sarà di questi enti rimanda al Piano nazionale di ripresa e resilienza e a quanto annunciato, a novembre 2021, dall’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano. Sul tavolo della Sicilia ci sarà una torta da 100 milioni di euro per investimenti infrastrutturali proprio nelle Zes. Nello specifico l’obiettivo è migliorare il corridoio merci verso l’Europa, intervenendo nella logistica del porto di Palermo, Termini Imerese e nei collegamenti tra lo scalo di Trapani e la città. Previsti interventi anche a Gela, Augusta, Riposto e Sant’Agata di Militello. Diverse iniziative e opportunità che adesso verranno gestite da due commissari straordinari, nominati nei giorni scorsi dal governo guidato da Mario Draghi su proposta della ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna. Per la Sicilia occidentale è stato scelto il docente dell’università di Palermo Carlo Amenta, mentre Alessandro Di Graziano, professore di Infrastrutture e sistemi di trasporto all’Università di Catania, si occuperà della struttura attiva nella parte orientale dell’Isola. 

Tra le prerogative chiave dei nuovi commissari c’è la possibilità di assumere funzioni di stazione appaltante e operare con poteri straordinari in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, limitatamente a una realizzazione più efficace e tempestiva degli interventi. «Il nostro obiettivo è quello di costruire un legame tra tutte le zone economiche speciali dell’Italia perché il mercato di riferimento non è quello locale. Si cercherà di migliorare tutto il Mezzogiorno sfruttando le peculiarità dei singoli. Le Zes più famose sono in Polonia e Irlanda dove c’è stata una crescita economica esponenziale», spiega Di Graziano durante la trasmissione radiofonica Direttora d’Aria, in onda sui canali del gruppo radiofonico Rmb. «Le Zes hanno nel Pnrr lo strumento principale. Una delle sfide sarà realizzare gli investimenti previsti entro il 2026». Quando si parla di Zes, come già accennato, è inevitabile il riferimento ai grandi investimenti. L’ultimo di cui si è molto discusso è quello, ormai sfumato, legato alla multinazionale Intel. L’azienda statunitense ha sondato la proposta arrivata dalla Sicilia per la realizzazione di un nuovo polo produttivo salvo poi sottoscrivere un patto di riservatezza con altre quattro Regioni italiane. «Richieste troppo stringenti e rigorose, in particolare per quanto riguarda la sicurezza sismica», ha commentato l’assessore Turano. 

«Uno dei gap del nostro territorio non è necessariamente legato al vantaggio economico – continua Di Graziano – L’elemento principale, che può diventare un modo di operare anche fuori dalle Zes, è il tentativo di semplificazione delle procedure. Immaginare quindi che l’investitore possa parlare con un solo interlocutore, che faccia da tramite con enti di controllo, Regione e Stato. Questo può essere il vantaggio principale di questa operazione». «Il commissario ha poteri diretti ma dovrà anche coordinare degli attori – spiega Amenta a Direttora d’Aria – bisognerà preparare il campo da gioco e dare agli imprenditori certezza in termini di tempi e stabilità delle norme». 

Le antenne, per Amenta, sono puntate sugli interventi infrastrutturali legati al Pnrr: «Le Zes in Sicilia nascono con uno stretto collegamento ai porti – continua – I successi maggiori, come quelli delle Zes americane e francesi, si registrano dove ci sono ottime infrastrutture stradali e ferroviarie, che aumentano l’attrattività». C’è poi la questione del digitale, storico gap siciliano, economico e non solo. «Tutto ciò che è digitale è legato a qualcosa di fisico con una premessa di infrastrutture – spiega Amenta, che è anche direttore dell’osservatorio dell’economica digitale Bruno Leoni – penso alla logistica di Amazon, ai suoi beni e servizi. Spesso dimentichiamo che la Sicilia ha una dotazione infrastrutturale digitale tra la più alte in Italia, si tratta di riuscire a mettere tutto a sistema, portare le infrastrutture di maggiori dimensioni porta a porta e sfruttarle davvero». 

Dario De Luca

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