La loro azione sembrava aver imboccato un binario morto, ma ci ha pensato il Consiglio di giustizia amministrativa a sparigliare ancora le carte in tavola. Ieri un’ordinanza del collegio presieduto dal giudice Rosanna De Nictolis e firmata da Maria Immordino ha rimesso in campo il ricorso presentato da cinque dei partecipanti non ammessi al concorso per nuove guide dell’Etna finito nella tempesta della presunta parentopoli. Il Cga ha accolto la loro istanza, diversamente da quanto era accaduto in primo grado, «ritenuto che l’interesse cautelare del ricorrente può essere soddisfatto – si legge nel provvedimento – attraverso una sollecita fissazione del merito da parte del Tar». I ricorrenti avevano chiesto la riammissione al corso per la formazione di 19 nuove guide vulcanologiche, i soli professionisti autorizzati a lavorare sui crateri di Etna e Stromboli. In primo grado il loro ricorso era stato respinto.
Il Cga adesso riaccende la speranza anche per loro e chiede appunto al Tar di fissare un’udienza per esaminare il caso; un segnale non da poco visto che il corso stesso si è già concluso. I 19 vincitori delle contestatissime prove fisiche dello scorso 3 maggio, su cui la procura di Catania ha aperto un’inchiesta, di fatto sono già diventate guide in tempi ancora più rapidi rispetto al corso del 2016, quando altre venti persone sono state abilitate con una quarantina di giorni di attesa in più. I ricorsi poggiano su alcune paventate anomalie nella rilevazione dei tempi e nell’applicazione dei regolamenti delle selezioni, cioè test di orientamento e prove di regolarità in salita e in discesa tenutesi nel bosco Ragabo, a Linguaglossa. Sulla stessa linea, ma con prove che sarebbero ben più circostanziate sulle presunte responsabilità penali di alcuni soggetti, poggia l’esposto che ha dato il via all’indagine dei magistrati etnei.
La decisione, inoltre, aggiunge ulteriore peso a quella prevista per il prossimo 20 settembre. Quel giorno si riunirà la camera di consiglio della quarta sezione del Tar di Catania su un ulteriore ricorso – sempre sulla stessa sessione di esami 2018 – avanzato da una quarantina di altri partecipanti esclusi dalle prove il cui esito era stato l’ammissione di una decina di figli e parenti di componenti del Consiglio direttivo del Collegio regionale delle guide vulcanologiche, l’ente organizzatore dell’esame. Il Tar, a luglio, aveva giudicato questo ricorso «potenzialmente idoneo a decretare l’annullamento dell’intera procedura concorsuale» e per questo aveva chiesto di «integrare il contraddittorio anche nei confronti di tutti i candidati che abbiano superato con esito favorevole le prove».
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