«È questione di mesi». «È questione di settimane». In questi anni si sono sprecate le promesse e le dichiarazioni d’intenti sul Parco Cassarà, 255mila metri quadrati con 13mila metri quadrati di verde, chiuso dall’aprile 2014. Novità stavolta concrete sembrano arrivare dalle parole di Francesco Fiorino, avvocato, custode giudiziario e dirigente del settore Ambiente, intervenuto durante la seduta consiliare di ieri sul bilancio di previsione dedicata a Rap e Reset.
Al termine di un iter burocratico durato sei mesi, infatti, il piano di caratterizzazione è pronto «e nelle prossime settimane sarà pubblicata la gara d’appalto – annuncia Fiorino -. Sarà una procedura negoziata e dunque più veloce rispetto ad una gara aperta, in quanto rivolta a ditte con requisiti molto specifici». Il piano, che costerà 175mila euro (cifra che passa dal via libera al bilancio), servirà ad effettuare 12 trivellazioni nella zona verde, quella che si estende sul lato di corso Pisani e che è stata riconosciuta come meno pericolosa per la salute umana. Costituisce il 65 per cento circa dell’intero parco. La zona rossa, quella più insalubre, che si estende sul lato di via Ernesto Basile, resterà chiusa ancora a lungo. Tra le due c’è una zona gialla che fa da cuscinetto.
«Grazie ai carotaggi – spiega il custode giudiziario – saranno prelevati diversi campioni di terreno da fare analizzare. Se i risultati delle analisi daranno coefficienti delle sostanze inquinanti al di sotto dei limiti previsti dalla legge – sostanze inquinanti che derivano ad esempio dalla straordinaria quantità di batterie per auto seppellite – la riapertura del Parco Cassarà sarà possibile nei prossimi mesi. Se malauguratamente ci verranno consegnati dati oltre i limiti, dovremo intervenire in altro modo». Insomma, la gara è un passo in avanti piccolo ma significativo, perché la riapertura vera e propria di una parte del polmone verde è ancora lontana.
Fiorino ricostruisce poi la vicenda del Cassarà, che «per trent’anni, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, è stato una discarica illegale con un via vai continuo diurno e notturno di camion che trasportavano sfabbricidi, inerti edili e rifiuti speciali di ogni genere. Buona parte dei detriti degli scavi e delle costruzioni di quegli anni finivano lì». Circostanze confermate lo scorso marzo anche dal collaboratore di giustizia Stefano Lo Verso. «La Procura, come sapete, grazie ai suoi esperti ha scoperto che nel parco c’erano resti di piombo, cadmio, amianto e altri rifiuti speciali. Da quando ha ricevuto l’autorizzazione a intervenire l’amministrazione ha agito sia sul suolo sia nel sottosuolo».
Per quanto riguarda il suolo, «inizialmente abbiamo bonificato la zona verde dall’amianto. Nel 2016 sono stati realizzati i primi interventi di bonifica dall’amianto sul suolo della zona rossa, nei pressi del frassineto. Una settimana fa ho presentato – e attendo l’autorizzazione della Procura – un altro piano di intervento per la rimozione dell’amianto sempre dalla zona rossa». Più complessa la bonifica del sottosuolo: «Nel 2015 – ricorda Fiorino – sono iniziati i lavori della conferenza di servizi presso la Regione con la partecipazione di Asp, Arpa, Provincia e Comune per la redazione del cosiddetto piano di caratterizzazione dell’area. La Regione ha esaminato il piano presentato dal Comune chiedendo una serie di chiarimenti e integrazioni che abbiamo fornito. Ora possiamo procedere con la gara».
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