Dovevano servire a risolvere l’emergenza traffico in città. E invece sono ancora oggetto di discussione nelle aule giudiziarie. Di loro resta solo un ricordo, iniziato e mai concluso, sul lungomare di Catania. Sono i parcheggi cittadini, bloccati dalla magistratura nel 2007 e da allora al centro di un caso giudiziario adesso arrivato in appello. Un processo che coinvolge cinque dipendenti comunali all’epoca dei fatti tra cui l’ex sindaco Umberto Scapagnini per abuso d’ufficio e in concorso con loro tre imprenditori etnei. Tutti assolti in primo grado non senza colpi di scena. Al centro del processo parcheggi che diventano centri commerciali, presunte irregolarità nell’aggiudicazione dei lavori, buste aperte prima del termine e proposte fotocopia. Oggi la prima udienza dell’appello chiesto dall’accusa e subito rinviato al prossimo 13 aprile per un difetto di notifica a tre degli imputati.
La vicenda dei parcheggi etnei parte da lontano. Da quando, nel 2002, l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi nomina commissario straordinario per il traffico e l’emergenza sismica Umberto Scapagnini. In quel momento sindaco di Catania, uomo del partito di governo con cui poi sarà parlamentare – e medico personale del premier. Grazie a questo incarico, mantenuto fino al 2006, Scapagnini ha a disposizione 850 milioni di euro e poteri speciali per applicare misure straordinarie. Durante il mandato, viene messa a punto la soluzione al traffico cittadino: costruire nove parcheggi interrati in città da affiancare agli scambiatori in periferia in project financing. Una collaborazione tra pubblico e privato per la realizzazione di opere pubbliche, dove il Comune concede al privato tutte le autorizzazioni necessarie alla costruzione sul suolo pubblico e quest’ultimo sostiene le spese dei lavori. In cambio del risparmio per il pubblico, l’imprenditore ha il diritto di sfruttare l’opera per un periodo di tempo fissato. Al termine del quale, la struttura torna in mano al Comune. Si aprono così le gare d’appalto per la costruzione dei parcheggi.
Ed è proprio questo il punto contestato dalla magistratura, che ha evidenziato presunte irregolarità temporali e sostanziali nei progetti. Alcuni dei parcheggi in programma diventano anche, improvvisamente, dei centri commerciali: con un ampio spazio sottratto alla sosta delle auto e destinato alla creazione di botteghe. Di questo dovranno rispondere Scapagnini insieme a Tuccio D’Urso, ex direttore dellufficio speciale per lemergenza traffico, Mario Arena, Salvatore Fiore e Giovanni Laganà, componenti della commissione di valutazione, e i tre imprenditori Francesco Domenico Costanzo, Sebastiano Costanzo ed Ennio Virlinzi, legali rappresentanti dei quattro parcheggi in questione, da realizzare rispettivamente in piazza Verga, via Asiago, piazza Europa e piazza Lupo. In mano alla ditta rappresentata da Francesco Costanzo anche il parcheggio da realizzare in viale Africa.
Durante il processo di primo grado, una perizia d’ufficio sostiene però che questo cambio di destinazione d’uso non sia produttivo per gli imprenditori concessionari. Nessun vantaggio, nessun reato. La corte revoca quindi l’ammissione delle prove a carico degli imputati. Dopo tempo, i pubblici ministeri del procedimento, Giuseppe Gennaro e Francesco Puleio, chiedono prima l’annullamento dei provvedimenti, poi – fallito il tentativo – la ricusazione della corte stessa. Ma sono in ritardo, secondo la Corte d’appello, che dichiara la richiesta inammissibile. Il processo riprende regolarmente, arrivando a sentenza il 30 marzo 2011: con l’assoluzione di tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. La vicenda poteva chiudersi lì. E se lo augurava Lorenza Virlinzi, amministratore della parcheggio Europa spa, l’unico in cui i lavori fossero già iniziati al momento del sequestro. Se la procura non avesse fatto appello, prometteva all’indomani della sentenza e del dissequestro, il parcheggio sarebbe stato completato entro ottobre 2012.
Ma il procuratore aggiunto Gennaro decide di continuare. A sostenere l’accusa nel processo d’appello, però, non sarà lui: la scelta del procuratore generale Giovanni Tinebra suo ex avversario nella corsa alla reggenza per la procura etnea, persa da entrambi è ricaduta sul sostituto procuratore generale Domenico Platania. Nulla di fatto però alla prima udienza di oggi, subito rinviata al 13 aprile per un errore di notifica a Francesco Costanzo, Ennio Virlinzi e Giovanni Laganà. Assente il Comune di Catania, che si era costituito parte civile in primo grado. Come si legge nell’atto di appello, comunque, in questo nuovo procedimento la procura chiede la «rinnovazione della perizia disposta e lassunzione delle prove non acquisite nel dibattimento di primo grado». Mentre la città aspetta ancora la soluzione al traffico e il lungomare la restituzione della sua piazza più bella.
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