Sta suscitando un vespaio di polemiche il decreto del governo Monti che consente alle imprese di recuperare i crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione, ma esclude quelle siciliane, quelle calabresi e anche quelle campane. In sostanza taglia fuori le regioni che hanno problemi finanziari, quelle sottoposte a piani di rientro. Regioni già economicamente debolissime a cui ‘Rigor Montis’ o il ‘salvatore dell’Italia’ come lo chiamano i suoi fan (in pole position banche, poteri forti vari e partiti come Pdl, Udc e Pd) sta negando una iniezione di liquidità per il sistema imprenditoriale. Ma tant’è.
Contro questo provvedimento, si è schierata con veemenza la Cna, per bocca del suo segretario siciliano, Mario Filippello, come via abbiamo raccontato in questo articolo. Ma non solo. Una condanna è arrivata anche dal governo siciliano, e anche da un gruppo di deputati regionali e nazionali delle regioni escluse.Un gruppo di senatori campani del Pdl, ad esempio, ha già presentato una interpellanza. Ma ancora tutto è fermo. In realtà, a Roma, sembrano più impegnati a cambiare la Costituzione. Si parla di presidenzialismo alla francese. La sopravvivenza delle imprese meridionali non sembra essere all’ordine del giorno. Speriamo di sbagliarci.
Oggi una dura condanna è arrivata anche da Fabio Virdi (nella foto), delegato confederale responsabile della CIFA per il Sud, sigla per sta per Confederazione Italiana Federazioni Autonome, una delle principali organizzazioni datoriali presenti nel Paese : Ritengo il decreto fortemente penalizzante per tutto il tessuto imprenditoriale siciliano, e meridionale, con conseguenze sul piano economico e sociale che rischiano di mortificare, se non addirittura di cancellare, le residue speranze di riprendere il treno per il rilancio. Quando il Governo afferma che la combinazione dei quattro decreti costituisce un unico pacchetto per fare confluire liquidità alle imprese, in realtà priva la Sicilia e il Sud di ingenti risorse utili a cercare di recuperare la distanza dallaltra Italia, con il paradosso che queste regioni non vengono privata di risorse pubbliche, ma di crediti vantati dai rapporti con la pubblica amministrazione. La fermezza con cui respingiamo limpossibilità di potere compensare fiscalmente i crediti conclude Virdi – deve essere colta dalla classe politica regionale e nazionale come una esortazione a farsi carico del problema, cercando in sede parlamentare non di risolverla, ma di cancellarla”.
Recupero crediti con la pubblica amministrazione, Monti esclude le imprese siciliane
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