Paolo Sorrentino: viva il cortometraggio

Il regista Paolo Sorrentino è stato il presidente di giuria di Magma, festival di cortometraggi svoltosi ad Acireale a metà settembre e organizzato dall’associazione culturale Scarti. In quella occasione ci ha rilasciato un’intervista, ecco cosa ci ha detto:

 

Da qualche anno sei diventato famoso per i tuoi lungometraggi, ma nel passato anche tu hai girato dei corti. Credi che il cortometraggio sia soltanto un trampolino per passare al film lungo o lo ritieni un prodotto autonomo?

 

A volte si vedono dei cortometraggi talmente belli che si pensa che in realtà vi sia un valore autonomo. Però credo che a differenza della letteratura, che si può permettere il racconto breve e rimanere ugualmente esaustiva, il cinema abbia bisogno di una dimensione di lunghezza. Quindi vedo benissimo il cortometraggio per chi vuole arrivare a fare il regista o lo sceneggiatore nel lungometraggio.

 

Ed è anche molto utile farne, sia perché si comincia a misurarsi coi problemi reali del cinema, sia perché, in maniera molto più concreta, nel valutare un regista i produttori sono molto più disponibili a visionare un cortometraggio piuttosto che a leggere una sceneggiatura. È un passepartout utile avere un buon cortometraggio.

 

Qual è il livello qualitativo delle opere che hai visto a Magma?

 

Devo dire che è assai alto, anche rispetto ad altre rassegne di corti a cui ho assistito in Italia, e il merito è anche della dimensione internazionale di questo festival.

 

Cosa può offrire un evento come Magma a una città siciliana di quasi sessantamila abitanti come Acireale?

 

Penso che qualsiasi evento culturale in qualsiasi luogo sia sempre decisivo, soprattutto in un’Italia che sta facendo a polpette la cultura. In maniera molto banale dico che è qualcosa di assolutamente positivo.

 

Eri già stato in questa parte della Sicilia?

 

Ero stato a Catania ma non ad Acireale.

 

Credi che questa zona possa rappresentare un’interessante location per girare e ambientare dei film oggi?

 

Assolutamente sì. È bellissima ed estremamente cinematografica. La cinematografia, italiana e non, vanta molti film ambientati da queste parti.

 

Più precisamente quali possono essere le attrattive per un regista?

 

Oltre ai paesaggi, la Sicilia e i suoi abitanti hanno un potenziale di storie ricchissimo, molto più che nel resto del paese. Se solo ci si svegliasse un po’ si capirebbe che la Sicilia è il luogo da cui partire per fare il cinema.

 

Questo è un momento molto importante per la tua carriera: stai avendo molto successo con i tuoi due film, soprattutto con l’ultimo, “Le conseguenze dell’amore”, che quest’anno ha vinto cinque David di Donatello. Tra una settimana inoltre comincerai le riprese del nuovo film, sei molto impegnato e per questa ragione hai rifiutato parecchi inviti da festival prestigiosi, come la Biennale di Venezia. Eppure hai accettato con molto entusiasmo di essere presidente di giuria a Magma. Perché?

 

È vero, ho rifiutato diversi inviti, perchè di solito preferisco fare una cosa alla volta. Ma conoscevo Lorenzo (Lorenzo Vecchio, creatore e direttore artistico di tutte le precedenti edizioni di Magma, prematuramente scomparso lo scorso maggio, N.D.R.) ho letto anche il suo libro, Un metro lungo cinque, e dopo aver appreso della sua scomparsa dal padre mi è sembrato indispensabile venire.

 

Come vi eravate conosciuti?

 

Al festival di Taormina nel 2004, dove ero membro della giuria. Lorenzo mi aveva invitato a Magma, che si sarebbe svolto a ottobre dello stesso anno, ma purtroppo non riuscii a venire perché il mio film era appena uscito nelle sale e la produzione non mi avrebbe permesso di assentarmi dal tour promozionale. C’è una cosa che mi ha molto colpito di Lorenzo ed è il motivo per cui sono qui. Sebbene non ci fosse chissà quale differenza di età, avevo rivisto in lui lo stesso entusiasmo che avevo io, pure io facevo parte di una associazione culturale a Napoli, organizzavamo rassegne cinematografiche e altri eventi.

 

È lo stesso entusiasmo che vedo nei ragazzi dell’associazione Scarti. L’entusiasmo allo stato puro, quello per cui uno crede che si possa fare proprio tutto. Poi col tempo l’entusiasmo prende altre forme, meno belle, e si capisce che proprio tutto non si può fare.

 

Cos’è che può corrompere questo tipo di entusiasmo?

 

Semplicemente che si comincia a capire come vanno le cose.

Daniele Greco

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