Pantelleria, gara per il costone danneggiato dopo rogo del 2016 Anche stavolta valutazioni ambientali non passano da Regione

Mentre gli abitanti di Pantelleria attendono la ripresa dei lavori a cala Gadir, dopo lo stop della Soprintendenza di Trapani che aveva deciso di fermare il cantiere dopo l’uso della dinamite, tra pochi giorni scadranno i termini per partecipare a un’altra gara d’appalto riguardante la messa in sicurezza di un lungo costone a sud dell’isola. Stavolta i fondi sono stati stanziati dall’assessorato regionale al Territorio e serviranno a eliminare il pericolo nelle contrade Dietro l’isola e Rekale, aree pesantemente danneggiate dall’incendio che, nella primavera del 2016, mise in ginocchio Pantelleria. Un rogo di grandi proporzioni e di natura dolosa, su cui però non è mai stata fatta luce. Le aree, in particolare Dietro l’isola, oggi ricadono all’interno del Parco nazionale istituito pochi mesi dopo quell’incendio e oggi presieduto dall’allora sindaco Salvatore Gino Gabriele

Il progetto ideato dal Comune e apprezzato dalla Regione, che a fine 2019, lo ha inserito tra quelli di finanziare nell’ambito delle risorse europee destinate agli «interventi di messa in sicurezza per l’aumento della resilienza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera», sarà finanziato con oltre cinque milioni e mezzo di euro. A potersi fare avanti sono tutte le imprese del settore, chiamate a manifestare il proprio interesse a prendere parte alla gara, ma qualora i pretendenti fossero più di dieci la stazione appaltante si riserva la possibilità di sorteggiare le ditte da invitare. Il criterio di aggiudicazione, invece, sarà quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Ovvero, oltre al ribasso, verrà tenuto conto – così come accaduto nel caso dei lavori a cala Gadir e sul lago Venere, ma in quel caso apparentemente non rispettate alla lettera – delle migliorie tecniche proposte.

Chi vincerà dovrà occuparsi della realizzazione di muretti in pietra in stile pantesco, che serviranno da barriera, ma anche dell’apposizione di una rete metallica capace di resistere alle importanti escursioni termiche che si registrano sull’isola. Previsti inoltre lavori di rimozione di massi che si trovano in equilibrio precario e di interventi di ricostituzione della continuità della roccia così da preservarla dalla erosione. Ciò – come è specificato nel parere tecnico che ha accompagnato il progetto – dovrà essere fatto «stabilizzando i massi attraverso interventi di bonifica di fessure di roccia, mediante l’immissione di resina epossidica o l’iniezione, fino ad intasamento, di miscela cementizia ad alto dosaggio con additivo antiritiro».

Dalla documentazione pubblicata dalla Centrale unica di committenza che accorpa i Comuni di Pantelleria, Ustica, Lampedusa, Linosa e Salemi, parrebbe invece che anche in questo caso, così come nel caso dell’appalto al centro delle polemiche, il progetto non sia passato dalla commissione tecnico-specialistica regionale per la valutazione dell’impatto ambientale. L’iter scelto, infatti, è stato quello della conferenza di servizi, a cui ha preso parte anche l’ente Parco, rilasciando un parere con una serie di prescrizioni, tra le quali la necessità di tenere conto delle esigenze riproduttive della fauna presente nella zona, di innaffiare le aree di cantiere per evitare l’innalzamento di polveri e la redazione di uno studio ecologico e uno botanico per definire il progetto di ripristino della vegetazione. 

Nel caso del lago di Venere e Gadir, sia il Rup Salvatore Gambino che il progettista Gaspare Inglese hanno difeso la scelta di ottenere tutti i nulla osta all’interno della conferenza di servizi. Il caso di contrada Dietro l’isola, in tal senso, sarebbe del tutto simile. Tuttavia c’è già stato chi – e tra questi l’eurodeputato Ignazio Corrao – ha annunciato di volere approfondire la legittimità dell’iter seguito sul piano ambientale. Il riferimento va al combinato disposto del Testo unico per l’ambiente, nella parte riguardante le opere costiere destinate a combattere l’erosione, e il decreto legislativo 104/2017 che ha specificato le opere «che ricadono, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette» vanno sottoposte a Via. La valutazione d’impatto ambientale, la cui competenza spetta all’assessorato regionale. 

Simone Olivelli

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