Panchine Segate e Note Intonate

 

Nel 1974 Giorgio Gaber cantava le virtù della strada (“La strada”, da “Anche per oggi non si vola”) rispetto allo starsene rintanati nelle proprie case, e due anni dopo Claudio Lolli celebrava la piazza, nel suo mai troppo valutato “Ho visto anche degli zingari felici”, un concept album su quegli anni, registrato nuovamente nel 2003 in compagnia de “Il parto delle nuvole pesanti“, per un’esecuzione musico-vocale da brivido.

“ Piazza, bella piazza, vi passò una lepre pazza…” e si formavano i crocchi in Piazza Maggiore a Bologna, persone sconosciute iniziavano a  parlare, di argomenti vari, appassionandovisi.

Tempo fa…realtà, valori, piazze…

Già, le piazze con le loro panchine…finchè non vengono segate,

per poi crescere come funghi nei centri commerciali.

 

Qualche anno fa una città del nord ( Treviso n.d.r. ) aveva come sindaco un signore il quale propugnava l’utilità di travestire gli immigrati da leprotti, per poi fare esercitare i cacciatori indigeni ( non è una parolaccia etnica, significa semplicemente “ del luogo “ ); faceva ( fa tuttora ) parte d’un gruppo politico ( non vorrei s’offendesse se lo chiamo partito ) il quale affermava che gli africani sono meglio dei meridionali e che i meridionali sono meglio degli africani ( non ho assunto alcool, era proprio così. Forse dipendeva dai giorni del calendario: quelli pari così, quelli dispari colì ).

Le parole non bastavano, indi fece segare le panchine presenti in luoghi dove si ritrovavano gli immigrati; amava farsi ritrarre da sceriffo ( come tanti di noi da piccoli ), col cappellone e le colt in mano.

La linea ha fatto tendenza ed è di pochi giorni fa la notizia che l’assessore alla sicurezza ( sempre di Treviso ) ha bloccato due romeni vestiti da Babbo Natale mentre suonavano la fisarmonica per risicare una questua: li ha bloccati e tenuti ben saldi fino all’arrivo della polizia, da cui sono stati poi presi in custodia. Un terzo Babbo Natale è riuscito a fuggire ( anche gli assessori hanno due braccia soltanto ).

Spero che Bruce Springsteen non venga a conoscenza del fatto, di certo non inviterebbe poi più, con la sua bellissima versione di “Santa Klaus is coming to town“, Babbo Natale a venire a trovarci, con il rischio di fargli avere il foglio d’espulsione ( per gli spot televisivi la cosa non varrebbe, state pur tranquill* ).

 

Venendo al sempre meno ridente sito in cui risiedo – “La città eventuale“, la definisco io, a causa dei mega eventi una tantum ( regata con più barche partecipanti di tutto il globo, con annessi stand mirabolanti; raduno nazionale degli alpini, con “particolari” che vi risparmio,  etc ) e poi ben poco – in una piazza non centrale e pure da anni abbastanza degradata vi erano dei barboni che avevano adottato alcune panchine, non tutte, senza creare problema a chicchessia. Un affronto inaccettabile per l’estetica della città, ed ecco che subito l’assessore ai lavori pubblici entra in azione e fa segare le panchine; chi dorme in vagone letto vieta a un barbone un letto di pietra ma il decoro è salvo, non più illibato ma quasi.

Solo che il povero assessore non ha fatto i conti con ciò che rimane d’un senso civico una volta qui molto presente, e che ha fatto mettere in moto tutta una catena d’associazioni, artisti , musicisti, scrittori etc. (fra gli altri Claudio Magris e Marco Paolini, ) e cittadini in quantità, con persone venute anche dall’Austria per la manifestazione di protesta tenutasi domenica 10 dicembre nell’ormai celebre Piazza Venezia ( omen nomen ? ): millecinquecento persone, a formare poi un corteo che ha profanato senza permesso il suolo di Piazza Unità ( la più grande piazza sul mare di tutta l’Europa ), dove si è conclusa la riuscita manifestazione.

 

E a capo del corteo? Chi regge il vessillo? Un artista originario da un’altra città di mare, un musicista paroliere che una volta guardava a Paolo Conte e poi a Tom Waits, ed ora è andato “oltre“, dando vita ad un capolavoro come “Ovunque proteggi “: un lavoro ostico, impegnativo, che ogni volta che l’ascolti vi scopri dei rivoli nascosti, con poi quella dolce title-track finale che ti mette in pace con la vita, il mondo, te stesso…

Ed è canzone, così come il disco, che alcuni leggeranno in chiave religiosa, altri come laica celebrazione della vita e delle sue visceralità, e qui risiede una delle sue grandezze: nell’esser arte della quale entrambe le chiavi di lettura sono appropriate.

E’ disco difficile, lo ripeto, ma sommo caleidoscopio, anche di colori scuri.

 

Da poco è uscito “Nel niente sotto il sole“: un cd con una serata del tour che ha fatto seguito al disco ed il dvd d’una data della turnè stessa, più qualche bonus e un’introduttiva versione di “Non trattare”, registrata in bianco e nero su un prato di Sardegna a piedi nudi: canzone manifesto, scheletro che fa immaginare i colori, i suoni, le asperità e le dolcezze contenute poi nel dvd.

Se poi volete la carta stampata, Einaudi ha da poco fatto uscire un cofanetto con un dvd di rarità e un libro che raccoglie tutti i suoi testi, dal 1990 ad oggi.

Piccolo particolare, non vi ho detto il suo nome: VINICIO CAPOSSELA.

 

 

Ovunque proteggi

 

Non dormo ho gli occhi aperti per te,
guardo fuori e guardo intorno
come è gonfia la strada
polvere e vento nel viale del ritorno…

Quando arrivi, quando verrai per me
guarda l’angolo del cielo
dove è scritto il tuo nome,
dove è scritto nel ferro…

 …………………………..

Ho sassi nelle scarpe
e polvere sul cuore
freddo nel sole
e non bastan le parole

Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato
se non ci sono stato
se non sono tornato

Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore
adesso e per quando tornerà il tempo…
il tempo per partire…
il tempo di restare
il tempo di lasciare
il tempo di abbracciare..
……………………………..

In ricchezza e in fortuna
in pena e in povertà
nella gioia e nel clamore
nel lutto e nel dolore
nel freddo e nel sole
nel sonno e nel rumore
ovunque proteggi la grazia del mio cuore
…ovunque proteggi la grazia del tuo cuore

Toni Piccini

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