Ancora vandalismo nei pressi di ponte Ammiraglio «Cerchiamo dialogo per indirizzare alla street art»

«La mia zona»: è questa l’ennesima scritta vandalica ritrovata oggi pomeriggio su un muro nei pressi del ponte Ammiraglio. Stavolta, però, l’autore della scritta ha delimitato il territorio, dicendo che quello è uno spazio suo. Perché a corredo della frase c’è anche, in stampatello a lettere grandi e delimitata da un riquadro nero in modo da farla risaltare, una sorta di firma. «Sì, quella è proprio la sua firma, si chiama Pit, nell’ambiente dei graffitari sarà conosciuto con questo nome», spiega a MeridioNews Marco D’Amico, coordinatore di Retake Palermo – Tramiamociviltà, che agli atti vandalici di quella zona è ormai abituato. Non è la prima volta, infatti, che i volontari dell’associazione sono chiamati a intervenire lì e persino la firma sembra essere adesso un tormentone: «L’abbiamo già riscontrata altre volte, sempre nella stessa zona e sullo stesso muro – racconta infatti D’Amico – Le scritte precedenti le abbiamo cancellate solo a novembre».

Tuttavia, il coordinatore non crede che questo sia un messaggio rivolto direttamente ai volontari di Retake, piuttosto all’intero quartiere: «Sembra quasi che vogliano dirci che possiamo andare lì a cancellare, tanto quello rimane un suo territorio, d’altra parte l’ha pure scritto. Noi possiamo tornare a cancellare, ma è chiaro che tornerà anche lui, e se non lì da qualche altra parte e se non subito, magari nel giro di qualche settimana o mese». È per questo che stavolta il team di volontari ha intenzione di ideare un piano d’azione più ampio ed efficace. La voglia di ripulire tutto e non darla vinta ai vandali è forte da parte del gruppo, ma insistere in questo senso rischierebbe di vanificare il loro lavoro, trasformandolo solo in un’inutile battaglia contro i mulini a vento.

«Rischiamo di iniziare una battaglia di tira e molla con questo soggetto e questo non ha senso – dice D’Amico – Nelle nostre intenzioni adesso c’è di coinvolgere sicuramente i nostri volontari e il territorio, ma anche le istituzioni, perché a questo punto dobbiamo assolutamente rendere nostri complici sia la circoscrizione che l’Amat e fare un lavoro tutti insieme, perché da soli rischiamo di cancellare all’infinito. La voglia di fare c’è sempre, non ci facciamo demoralizzare da questi episodi, però dobbiamo essere di più». L’obiettivo, quindi, è quello di puntare a cancellare il clima di impunità che certi personaggi sembrano avvertire. «Evidentemente l’autore della scritta pensa di essere al sicuro e di non correre il rischio di subire alcuna punizione, non possiamo permettere che questo clima e queste convinzioni persistano».

«Significa vanificare il nostro lavoro, il nostro tempo e anche i soldi, perché noi i prodotti li compriamo di tasca nostra», precisa infatti il coordinatore di Retake. Un’altra ipotesi in cantiere sarebbe anche quella di cercare un confronto con l’autore delle scritte. «Qualcuno mi sta invitando a cercare un dialogo con questa persona, in modo da suggerirgli addirittura dei posti ad hoc in cui poter andare a disegnare». I volontari, infatti, non sono contrari alla street art, quando questa però si esprime nei modi e nei luoghi giusti: «Lui la mano ce l’ha, quindi volendo potrebbe anche esprimere le sue idee in modo artistico e in determinate zone della città, su muri precisi, sicuramente non lì perché così rimane solo vandalismo». Le idee, dunque, ci sono e sembrano tutte piuttosto promettenti. Resta, intanto, di aspettare che il tempo migliori per andare nuovamente in missione a cancellare l’ultima scritta. «Poi, non sappiamo ancora come – conclude il volontario – cercheremo di contattare questa persona per intavolare un dialogo».

Silvia Buffa

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