Più indizi sono sufficienti per formare una prova. Il Palermo è in calo e la sconfitta per 1-0 rimediata sul campo del Chievo nel primo anticipo della ventottesima giornata certifica la flessione della squadra condannata al Bentegodi da un gol di Paloschi abile, al 35’ del primo tempo, a superare Sorrentino trovando un varco tra i difensori centrali rosanero.
Un periodo di appannamento fisiologico e può anche essere messo in preventivo nell’arco di un campionato ma è innegabile che questo è un Palermo diverso da quello frizzante ammirato fino ad un mese fa. Parlare di crisi forse è eccessivo ma, allo stato attuale, i numeri inchiodano la compagine di Iachini, a secco di vittorie da cinque turni e soprattutto a “digiuno” da quattro gare consecutive. In questo momento i rosanero non hanno nemmeno il supporto della dea bendata ma se faticano a ritrovare il feeling con il gol vuol dire che qualche problema c’è ed è evidente.
Vazquez e Dybala provano con la loro qualità a tirare fuori il coniglio dal cilindro ma anche oggi a Verona si sono accesi solo a tratti dialogando con poca continuità con il resto del collettivo. I due talenti argentini, pur non attraversando un periodo di forma smagliante, danno sempre la sensazione di essere gli unici a potere cambiare l’inerzia della squadra ma, con pochi palloni giocabili, non riescono ad incidere. E se non lo fanno loro sono dolori per il Palermo che, peraltro, continua ad evidenziare delle lacune in fase difensiva. I problemi in zona gol sono confermati dalle statistiche ma anche nel reparto arretrato la spia sul display resta accesa. Errori individuali (Terzi e Andelokovic, ad esempio, anche oggi non hanno dato garanzie di affidabilità soffrendo la marcatura dei diretti avversari Paloschi e Meggiorini) continuano a condizionare le prestazioni della squadra vanificando spesso il lavoro preparato durante la settimana.
Una domanda è lecita: dove è finito il vero Palermo? La squadra sembra stanca soprattutto dal punto di vista mentale e, anche se inconsciamente ci può stare un lieve calo di concentrazione in prossimità dell’obiettivo stagionale (con 35 punti la salvezza è di fatto in cassaforte), è anche vero che il campionato non è finito e che, sulla carta, ci sono ancora i margini per alzare l’asticella e dare un nuovo impulso alla classifica. Paradossalmente la sosta arriva al momento giusto. Iachini e il suo staff avranno la possibilità di ricaricare le batterie e soprattutto riordinare le idee con la speranza di voltare pagina e trovare le motivazioni giuste per riprendere il cammino.
Il Chievo, al secondo successo di fila prezioso in chiave salvezza, ha messo a nudo però l’involuzione del Palermo. La scelta del modulo era subordinata anche alla disposizione dell’avversario. Al 4-4-2 disegnato da Maran, Iachini ha risposto con il modulo ad “albero di Natale” proposto in occasione della trasferta di Cesena. Spazio, dunque, al 4-3-2-1 con l’intento di fornire nuovi input alla fase offensiva e dare maggiore imprevedibilità al fronte d’attacco con i movimenti di Quaison e Vazquez chiamati, a supporto di Dybala, a fare da collante con il centrocampo. Strategie da contestualizzare nell’ambito di una gara ricca anche di contenuti emotivi impreziositi dalla presenza, sul fronte rosanero, di diversi ex gialloblù.
Al “Bentegodi”, partita dal sapore speciale per il portiere Sorrentino (tornato in Italia nel 2008 grazie alla chiamata dei clivensi dopo due esperienze all’estero) e per il centrocampista Rigoni, per la prima volta da ex a Verona dopo sei stagioni in A con i veneti e “beccato” dal pubblico di casa per l’esultanza con la quale all’andata celebrò il gol decisivo siglato al “Barbera” proprio contro il Chievo. Un tuffo nel passato anche per Iachini. Il tecnico marchigiano, al quale i sostenitori gialloblù hanno riservato un trattamento diverso rispetto ai due giocatori in campo, alla guida dei veneti conserva ricordi importanti (spicca la promozione in A nel 2007/08) nonostante l’esonero avvenuto nella massima serie nel novembre 2008 dopo una sconfitta rimediata, ironia della sorte, sul campo del Palermo.
Il passato si intreccia con il presente e ha fatto da sfondo ad una gara vibrante fin dal primo tempo durante il quale le squadre si sono affrontate a viso aperto. Godibile lo spettacolo garantito, al di là del gol di Paloschi propiziato da un assist delizioso di Meggiorini, da diverse occasioni da rete alcune delle quali neutralizzate dai provvidenziali interventi dei portieri: in evidenza Bizzarri con una deviazione miracolosa su una conclusione di esterno destro di Dybala indirizzata verso il secondo palo ed il capitano rosanero Sorrentino con un’uscita tempestiva su Meggiorini, uno dei più pericolosi dei gialloblù nella prima porzione del match. L’ago della bilancia, in ogni caso, pende dalla parte dei padroni di casa.
Più brillante il Chievo che, con grinta e determinazione, con il passare dei minuti ha sovrastato sul piano del ritmo e dell’intensità un Palermo distratto e nettamente al di sotto del suo standard. I rosanero, salvati da una parata-super di Sorrentino su un colpo di testa di Zukanovic sugli sviluppi di un corner, nel primo segmento della ripresa hanno mostrato una reazione ma, nonostante le mosse di Iachini (che all’8’ ha provato a dare nuova linfa ai suoi effettivi inserendo Belotti al posto di Quaison e passando al 4-3-1-2 con Vazquez unico trequartista), la squadra ha faticato ancora a creare i presupposti per il pareggio. Al 16’ Paloschi ha sprecato l’occasione del raddoppio calciando alto un calcio di rigore fischiato dall’arbitro Giacomelli per un fallo di mano di Andelkovic. E proprio la chance fallita dall’attaccante gialloblù ha dato una piccola scossa al Palermo.
Rimasti in partita, gli uomini di Iachini hanno alzato progressivamente il baricentro e, complice una flessione dei gialloblù, hanno costruito diverse palle-gol. Occasioni non concretizzate sia per circostanze casuali (di poco a lato un colpo di testa di Andelkovic, espulso nel finale per somma di ammonizioni) sia per sfortuna (Vazquez ha rinnovato l’abbonamento ai pali e alle traverse centrando il nono legno stagionale). Il Palermo si è svegliato ma lo ha fatto tardi e senza quella lucidità necessaria per lasciare il segno.
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