Un mix tra recente passato e presente. È il tratto distintivo, in chiave rosanero, della seconda e ultima giornata della International Football Transfer&Meeting organizzata da Conference403. La presenza dei tecnici Di Carlo (capitano del Palermo alla fine degli anni Ottanta subito dopo la rinascita post-radiazione del club), Ballardini e Diego Lopez ha accentuato il profumo di amarcord percepito dal pubblico (operatori di mercato, giornalisti, aspiranti avvocati e alunni del Don Bosco Ranchibile) presente al resort La Marsa. «Lopez ha fatto male a venire a Palermo – ha dichiarato il tecnico ravennate riferendosi allo scorso campionato di serie A – sarebbe stato meglio se avesse accettato la proposta dei rosanero alla seconda giornata, nel momento in cui ho risolto il contratto, e invece ha commesso un errore dicendo di sì con una situazione praticamente compromessa».
A margine dell’evento, Ballardini ha focalizzato invece l’attenzione sul Palermo targato Tedino: «Ha una rosa competitiva ed è una di quelle 7-8 squadre che possono recitare un ruolo da protagonista in un campionato di B complicato come questo. Tedino non lo conosco personalmente ma ho visto l’anno scorso che il suo Pordenone giocava bene e questa è una premessa importante. Posavec? All’inizio della scorsa stagione chiesi di affiancargli un portiere esperto che potesse aiutarlo sia negli allenamenti che fuori dal campo. È un ragazzo con qualità enormi, è giovane e ha tutto il diritto di sbagliare così come sbagliamo noi che abbiamo più anni e più esperienza. In ogni caso, è un portiere con personalità e ha tutte le carte in regola per migliorare e fare bene». Uno spazio è dedicato anche alla vicenda relativa ai Nazionali: «È chiaro che una squadra soffre se vengono a mancare tanti elementi dell’organico ma ho visto in occasione della gara contro il Brescia che il Palermo ha una rosa competitiva e giocatori affidabili al di là delle assenze».
Prendendo in esame la stagione 2016/17 culminata con la retrocessione, Ballardini è stato il primo tecnico rosanero finito in una spirale di negatività che successivamente ha avvolto anche Lopez: «I risultati, nonostante il pareggio a Napoli all’esordio, dicono che le cose non sono andate per il verso giusto ma riesco a cogliere anche degli aspetti positivi – ha spiegato l’uruguaiano – Ballardini ha detto che ho fatto male ad accettare il Palermo? Il mister mi conosce (i due sono stati insieme a Cagliari, ndr) e mi vuole bene ma sono convinto di avere fatto la scelta giusta. Credevo nella possibilità di fare qualcosa di buono e ho dato sempre il massimo». La confusione sul fronte societario, in concomitanza con l’insediamento di Baccaglini in qualità di presidente, potrebbe avere condizionato il rendimento della squadra: «Sapevamo che era una fase di transizione e che il passaggio di proprietà era una possibilità ma non una certezza come successivamente ha dimostrato il mancato closing. Ho vissuto una situazione simile a Bologna ma in quel caso il cambio di proprietà si è concretizzato ed è stato un bene. Dico solo che Palermo è una piazza molto importante e che la squadra va sostenuta con continuità».
Il tecnico sudamericano, tracciando un bilancio della sua esperienza sulla panchina rosanero, si sofferma su una gara in particolare: «Ha pesato molto il fatto di avere pareggiato partite che avevamo praticamente vinto e che erano alla nostra portata. Una su tutte quella in casa con la Samp». Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia il ds Nicola Salerno, principale sponsor di Lopez: «Sono convinto che se avessimo vinto a Napoli e avessimo conquistato i tre punti contro la Sampdoria, gara che stavamo per condurre in porto, il nostro campionato avrebbe potuto prendere una piega diversa. Baccaglini? Un ragazzo simpatico con il quale ho avuto un rapporto cordiale ma è una new-entry nel mondo del calcio e sbaglia chi pensa che il calcio sia una materia comprensibile da tutti e a qualsiasi livello. Ci sono dinamiche di spogliatoio e ambiente che richiedono una certa esperienza».
Per quanto concerne il ruolo di ds, Salerno è il passato in casa Palermo. L’attualità fa rima con Fabio Lupo, anche lui presente all’Addaura. La competitività del torneo cadetto è uno dei temi principali affrontati dal dirigente abruzzese: «Riportare il Palermo in A una missione complicata? L’obiettivo lo determina la tradizione e la storia del club. Questo è un campionato molto equilibrato come dimostra il fatto che la capolista (Frosinone, ndr) a questo punto della stagione ha il punteggio più basso degli ultimi dieci anni. Ci sono le quattro neopromosse dalla Lega Pro che hanno allestito organici importanti così come le retrocesse dalla A e poi ogni anno c’è sempre una sorpresa che al momento è l’Avellino». Lupo, avvocato con laurea in giurisprudenza, svela poi i retroscena legati al suo matrimonio con la società di viale del Fante: «Stavo facendo una corsetta al mare, a Pescara, e quando tornai a casa mi accorsi di una chiamata sul cellulare. Era quella di Zamparini. Ancora grondante di sudore lo chiamai e mi disse che stava incontrando Bruno Tedino il quale aveva speso belle parole nei miei confronti. Il tempo di sistemare qualcosa e dopo qualche ora raggiunsi Zamparini per parlare e definire l’accordo. Avevo dei concorrenti di un certo spessore come Carli, Foschi e Meluso ma il mio obiettivo, in quel momento, era quello di dimostrare che ero io l’uomo giusto per il Palermo».
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